3.315.580. Questo è il numero esatto dei precari italiani: in media guadagnano 836 euro netti al mese. 927 euro mensili per i maschi e 759 euro per le donne. La maggior parte di costoro lavora nel meridione.
Il 15% è laureato e la pubblica amministrazione è il principale datore di lavoro.
Cifre che si evincono dal ‘Rapporto sui diritti globali 2013‘, che fornisce una panoramica approfondita dei giovani precari in Italia. Per quanto concerne il titolo di studio, i dati evidenziano che il 46% ha un diploma di scuola media superiore, il 39% circa ha concluso il percorso scolastico con il conseguimento della licenza media e solo il 15,1% e in possesso di una laurea. La più alta concentrazione di lavoratori precari italiani è, appunto, nel pubblico impiego. Infatti, nella scuola e nella sanità ne troviamo 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299. Se includiamo anche i 119.000 circa che sono occupati direttamente nella pubblica amministrazione (Stato, Regioni, enti locali, ecc.), il 34% del totale dei precari italiani risulta alle dipendenze del pubblico (praticamente uno su tre). Gli altri settori che mettono in evidenza una presenza massiccia di precari sono il commercio (436.842), i servizi alle imprese (414.672) e gli alberghi e i ristoranti (337.379).
Il rapporto è stato rilasciato da Ediesse e a cura di Associazione Società Informazione Onlus, promosso da Cgil, di concerto con ActionAid, Antigone, Arci, Cnca, Comisiones Obreras Catalogna, Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente, Sbilanciamoci!. Secondo il lavoro di ricerca, è il Sud l’area geografica che conta il numero maggiore di precari. Se oltre 1.108.000 precari lavorano nel Mezzogiorno (pari al 35,18% del totale), le realtà piu coinvolte, prendendo come riferimento l’incidenza percentuale di questi lavoratori sul totale degli occupati a livello regionale, sono la Calabria (21,2%), la Sardegna (20,4%), la Sicilia (19,9%) e la Puglia (19,8%)