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In totale nella Confederazione Elvetica il numero degli occupati è di 4,8 milioni su una popolazione di poco più di 8 milioni di abitanti, con un tasso di disoccupazione generale al 4,2% e quello giovanile è al 7% grazie al connubio azienda-scuola.
Da evidenziare anche il netto contrasto con il livello dei salari tra la Svizzera e il resto dei paesi UE: i colossi come Lidle offrono salari minimi da 3.300 euro. La Svizzera ha dalla sua parte la domanda interna ed esterna che continuano a tenere, di conseguenza il potere di acquisto dei cittadini è rimasto invariato nel tempo.
Il segreto della Svizzera e dell sua tenuta di fronte alla crisi mondiale risiede anche nella distribuzione dei redditi meno iniqua di quella delle nazioni circostanti, in pratica una equilibrata distribuzione della ricchezza generata dal paese tra tutti i cittadini che rende i lavoratori più propensi a spendere. Le aziende, di conseguenza, creano maggiori volumi di vendita e possono assumere più personale.
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Un circolo virtuoso che non esiste in nessun altro dei paesi europei, anche se non si può parlare di un vero e proprio paradiso dei lavoratori – ad esempio in Svizzera non ci sono alcune delle garanzie per il lavoratori presenti in Italia come l’articolo 18 – ma, a quanto sembra, il sistema economico e sociale del paese non ne risente.