Negli ultimi anni l’economia neozelandese è riuscita a mantenere un ottimo equilibrio per ciò che concerne l’attuale contesto di sviluppo dell’area asiatica. Inevitabilmente legata all’economia australiana, e con essa a quella degli emergenti dell’area del sud-est dell’Asia, la Nuova Zelanda ha mantenuto tassi di crescita pari al 3% negli ultimi anni con una disoccupazione stabilmente sotto la soglia del 7% e un’inflazione sotto controllo.
Uno scenario favorito anche da finanze pubbliche in ordine: il rapporto debito/pil rimane basso, cioè sotto il 36%. Il deficit di bilancio, invece, appare in netto ridimensionamento ed è stimato nullo già nel 2015.
Proprio per via di questi buoni fondamentali macro, ma appesantito dalla vininanza alle economie emergenti, il mercato azionario neozelandese ha sofferto solo negli ultimi mesi in confronto al mercato azionario mondiale. La valutazione appare comunque interessante dati i principali settori che fanno parte del mercato azionario locale e i tassi di crescita degli utili.
Sul fronte obbligazionario, i tassi di riferimento mantenuti alti negli ultimi anni dalla banca centrale, premettono di ottenere, in valuta locale, un buon rendimento su gran parte delle scadenze e scontando un rischio emittente, misurato dal rating e dallo spread sui Cds, abbastanza limitato.
Sotto il profilo degli investimenti, raggiungere oggi la Nuova Zelanda appare alquanto complicato, sia per un investitore azionario che per un investitore obbligazionario.
Etf e Fondi commercializzati in Italia coprono solo marginalmente il mercato neozelandese. Più semplice è l’investimento in singoli titoli obbligazionari del Governo, in particolar modo nel caso in cui siano espressi in valuta locale.
Investire, dunque, nel mercato neozelandese conviene.