La Chiesa del Santo Sepolcro fa sentire la propria voce. E con delle modalità che non si erano mai viste. Infatti, l’edificio sacro è stato chiuso da oggi fino a nuovo ordine come simbolo nella protesta verso le nuove norme che sono state approvate dal governo di Israele in rifermento alla politica fiscale da applicare sulla città.
Una scelta che è stata diffusa in tutte quelle chiese che avevano in condivisione la gestione della Chiesa del Santo Sepolcro, ovvero gli apostolici, i cattolici e i greco-ortodossi. E ovviamente la decisione di chiudere la chiesa in un giorno come la domenica, estremamente affollato di turisti provenienti da ogni parte del mondo, non si può certo rimandare al caso.
I vari leader delle chiese cristiane di Gerusalemme hanno comunicato anche i motivi di tale scelta. E nello stesso momento, il comitato ministeriale per la legislazione della Knesset ha approvato la discussione di una legge che offra allo Stato la possibilità di provvedere all’esproprio della terra Gerusalemme che è stata venduta dalle chiese romana e greco-ortodossa sette anni fa.
Dietro alla protesta delle Chiese, c’è anche una poco velata accusa nei confronti della nuova politica che è stata approvata dal Comune di Gerusalemme, relativa alle modalità di pagamento riguardanti le tasse comunali sulle proprietà ecclesiastiche.
Un attacco deciso dai leader delle tre Chiese verso la legislazione israeliana e l’ultima scelta in ordine di tempo dell’amministrazione di Gerusalemme. Quest’ultima viene definita come una “campagna sistematica contro le Chiese e la comunità cristiana nella Terra Santa”.
La situazione in Israele è davvero molto tesa, anche in virtù del fatto che religione e politica tendono ad intrecciarsi quasi in modo indissolubile. E senza ombra di dubbio anche la decisione di Trump di far muovere l’ambasciata a stelle e strisce da Tel Aviv a Gerusalemme sta avendo notevoli ripercussioni sotto svariati fronti.