La ripresa italiana durante la seconda parte dello scorso anno ha puntato moltissimo sui consumi interni, non potendo più sfruttare l’export verso Paesi emergenti ormai in difficoltà. Eppure il primo scorcio dell’anno nuovo conferma la debolezza della ripresa dei consumi: secondo i dati Istat, il valore delle vendite al dettaglio è fermo a gennaio 2016 rispetto a dicembre 2015 e in calo dello 0,8% rispetto a gennaio 2015.
Occorre entrare nei dettagli per comprendere al meglio una situazione che risulta essere assai spinosa. Si può partire col dire che a far suonare il campanello d’allarme è anche il fatto che si tratta della riduzione tendenziale più ampia da oltre un anno (novembre 2014). La diminuzione delle vendite raggiunge il 2% per le imprese di piccole dimensioni e grazia la grande distribuzione, in crescita +0,6%. Sono in aumento soprattutto le vendite degli esercizi specializzati (+3,9%), grandi negozi che vendono prodotti non alimentari come abbigliamento o mobili.
Anche l’indice in volume delle vendite al dettaglio è invariato rispetto a dicembre 2015, mentre presenta una flessione rispetto a gennaio 2015 (-1,6%). Il valore delle vendite, rispetto a dicembre 2015, resta stazionario per i prodotti alimentari e aumenta dello 0,1% per quelli non alimentari, mentre rispetto a gennaio 2015 cala per entrambi (-0,6% per gli alimentari, -0,8% per i non alimentari).
Tra i prodotti non alimentari, si registrano andamenti negativi per tutti i gruppi, con le sole eccezioni di Giochi, giocattoli, sport e campeggio (+2,5%), Utensileria per la casa e ferramenta (+1,2%) e Mobili, articoli tessili, arredamento (+0,1%). Le flessioni più marcate riguardano i prodotti farmaceutici (-3,6%) e le dotazioni per informatica, telecomunicazioni e telefonia (-2,2%).