Moody’s, celebre agenzia di rating, ha confermato che il giudizio sul debito sovrano dell’Italia è ‘Baa2’. L’outlook è stabile per i prossimi trimestri. In relazione ai bassi costi di rifinanziamento del nostro debito e delle riforme annunciate dal governo Renzi, l’istituto non esclude in futuro un miglioramento del rating sovrano, dichiarando, tuttavia, che se l’approvazione al Senato del “Jobs Act” va nella giusta direzione, sarà necessario varare anche le altre riforme.
Intanto, ieri la Banca d’Italia ha comunicato che ad agosto il debito pubblico è sceso di 20,5 miliardi rispetto a luglio, ma si tratta dell’impiego per 27 miliardi di euro delle disponibilità liquide del Tesoro, accumulate nei primi sette mesi dell’anno, quando i rendimenti dei nostri titoli di stato sono crollati ai minimi storici.
La situazione è la seguente: da gennaio ad agosto, il Tesoro ha fatto incetta di liquidità per quasi 45 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2013. Tutto ciò è normale, oppure rientra all’interno di una strategia ben studiata dal Ministero dell’Economia per tutelarsi da un probabile cambio di scenario nei prossimi mesi. Eppure, i problemi sono anche altri e riguardano il differenziale.
Così gli esperti:
Ma c’è un dato che dovrebbe destare qualche preoccupazione: lo spread. Mesi fa, abbiamo avvertito che con questi rendimenti ormai azzerati, non sarebbe stato significativo lo spread BTp-Bund, bensì quello BTp-Bonos, che misura il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli spagnoli, entrambi colpiti dalla crisi del debito sovrano nel biennio 2011-2012. Ebbene, scopriamo che i Bonos a 10 anni rendono oggi appena sopra il 2% (2,06%) mentre quelli italiani il 2,32%. La distanza tra i due bond è di 26 punti base, con la Spagna che vanta uno spread con la Germania di appena 121 punti base, mentre l’Italia di 147 bp.