Consideriamolo una sorta di plus. Le aziende italiane più sane potranno godere di capitali americani.
Sono a disposizione di quelle più meritevoli in quanto a gestione industriale che hanno la necessità di ridurre la propria esposizione debitoria o trovare fondi per svilupparsi all’estero.
E’ questo il progetto di Lcv Capital Management, che dal 2009 lavora negli Stati Uniti con una famiglia di fondi d’investimento e sta studiando lo sbarco in Italia con un veicolo progettato da Deloitte. Si parla, in sostanza, di un nuovo modello per operare sul mercato finanziario tricolore, che prevede di mettere in comune (in un unico portafoglio) il debito di diverse aziende: un modo per accedere a un rating migliore, garantendo agli investitori una diversificazione del rischio, e quindi alla possibilità di raccogliere capitali (attraverso l’emissione di un titolo di debito comune) con costi minori.
Lcv Capital Management sta operando proprio per individuare tra le dieci e le venti aziende imprese, attive in diversi settori ad esclusione di scommesse, armamenti, tabacco e mercati strettamente regolati. Amplia anche la forbice dimensionale delle aziende che potrebbero rientrare nel progetto, visto che si parla di ricavi compresi tra 50 milioni e 1 miliardo. Quanto al business, i fondamentali devono essere buoni (margine operativo lordo positivo). L’interesse delle imprese ad aderire dovrebbe essere la necessità di ridurre le esposizioni bancarie, oppure di reperire capitali per svilupparsi sui mercati esteri.
Non si tratta certo di un progetto benefico, da parte degli operatori Usa, ma di un disegno che risponde alla attuale situazione del mercato. A cominciare dall’apprezzamento del dollaro sull’euro che, complice il Quantitative easing della Bce e all’iniezione di liquidità da cui esce la Fed, ha generato un surplus di liquidità e la difficoltà di reperire rendimenti sul mercato Usa.