L’Italia ha paura. Potrebbe tornare a pezzi dal Parlamento europeo, dopo il meeting atto a fornire il bilancio Ue 2014-2020.
Appaiono ancora parecchio lontane le posizioni dei Paesi membri circa negoziato già andato male durante il novembre dello scorso anno.
Il premier uscente Mario Monti, mettendo in evidenza il fatto che l’Italia si configura come il primo contributore nel 2011, ha scelto un accordo più trasparente ed equo, ma dovrà scontrarsi coi leader dell’Unione, ruolo che di fatto spetta da qualche tempo a Germania e Gran Bretagna,. Sono queste le due Nazioni alla guida del fronte dei tagli.
L’accordo
Non sarà una passeggiata trovare la giusta intesa. L’Italia rischia dunque di gravare molto all’Unione. Porta un peso ingombrante il nostro Paese, se si pensa che siamo dinanzi a un saldo negativo di 22 miliardi di euro. E’ ciò che viene fuori contemplando impegni e spese negli ultimi cinque anni. Dal 2007 al 2011 l’Italia ha lasciato in Europa questa somma, che corrisponde più o meno al gettito atteso dall’Imu.
Il confronto con Francia e Regno Unito
Si tratta di 2 miliardi in meno della Francia, la quale però vanta un reddito nazionale superiore di un quarto al nostro. Si tratta inoltre di 5 miliardi in meno rispetto al Regno Unito, il quale ha però un Pil maggiore del 10% rispetto al Belpaese.
Così nel 2005
Otto anni fa l’Italia si salvò sul filo della sirena, strappando all’ultimo minuto 1,4 miliardi per i “Fondi strutturali” e ottenendo dunque la possibilità di effettuare investimenti nelle le aree più disagiate, nonché altri 500 milioni per lo sviluppo rurale.