L‘Italia guida una particolarissima rivolta di stampo europeo per liberarsi per sempre dallo status imposto dalle forme di austerity. L’analisi scaturisce da un articolo pubblicato sul Financial Times. Il giornale inglese ritiene che il nostro Paese, se presa in considerazione la “sua forma mentis di terza economia dell’Eurozona che contempla peraltro il debito più alto della Ue, potrà facilitare un cambio molto importante nelle politiche europee in chiave anti-austerity”. Nell’articolo si mette in evidenza che il nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta ha già fatto una proposta per eliminare il più possibilità l’austerità piuttosto che mettere in archivio misure che portano a fare i grossi sacrifici che hanno fatto Paesi quali la Grecia, l’Irlanda e il Portogallo”.
Le concessioni fatte all’Italia e di conseguenza agli altri Paesi giugneranno con ogni probabilità dopo le elezioni in Germania di settembre, secondo quanto messo nero su bianco ancora dal Financial Times. Il ragionamento quadra poiché sono sempre di più gli Stati sul punto di realizzare che il sistema di salvataggi associati da austerity abbiano condannato le economia a recessioni eterne e peggiorato i rapporti di debiti.
In ogni caso il Financial Times ha messo in luce che il nuovo Governatore non ha ben chiaro dove troverà le risorse per rispettare gli impegni fiscali chiesti dall’Ue, descrivendo il suo discorso come un atto di equilibrio politico, che mira a conservare l’unità della coalizione alla quale è stato costretto il centrosinistra.
Anche il Wall Street Journal ha scritto che Letta ha fatto una promessa: quella di tagliare le tasse e aumentare gli aiuti per i più poveri senza lasciare il conto alle future generazioni. Il problema resta uno: come potrà finanziare le sue promesse rispettando allo stesso tempo le norme fiscali dell’area europea recentemente corroborate e il nuovo requisito costituzionale dell’Italia di gestire budget equilibrati?
In ogni caso, come sottolinea il quotidiano finanziario statunitense, l’agenda di Letta è farcitissima ed è considerata “ambiziosa” dal WSJ.