Paul Krugman è diventato un punto di riferimento contro corrente per chi si avvicina al mondo della finanza con uno sguardo critico. Il premio Nobel per l’economia, recentemente, ha parlato della crisi dell’Europa ed ha ribadito che una rivoluzione, una protesta seria contro l’austerity potrebbe essere provvidenziale.
Adesso sotto la sua speciale lente d’ingrandimento ci sono finiti i Bitcoin che sono valute virtuali che hanno dimostrato in pochi mesi un rendimento superiore alle attese, capace di andare oltre il rendimento delle valute tradizionali.
►Si torna a parlare di Bitcoin
Si tratta però di valute virtuali che potrebbero presto essere alla base di una crisi finanziaria senza precedenti. Secondo Krugman si erano accorti dell’assurdità di questi sistemi d’investimento paralleli, già nel 1776 e non si capisce per quale motivo siano tornati di moda.
Secondo il premio Nobel i Bitcoin sono monete virtuali che richiedono il dispendio di risorse reali. In pratica funzionano come i metalli preziosi, per cui erano spesi dei soldi finalizzati all’accumulo di un materiale simbolico.
►La nuova banconota da 5 sterline
Quanto alla loro reale diffusione c’è da dire che rappresentano una moneta virtuale accettata al momento soltanto da pochissimi siti web che la usano come una valuta tradizionale per effettuare acquisti di beni reali. Il suo rendimento delle utile settimane ha spinto verso l’alto la popolarità dei Bitcoin.
Zuckerberg, adesso dice di possedere l’1 per cento di tutti i Bitcoin in circolazione che equivalgono a qualcosa come 11 milioni di dollari.