Non sono affatto lusinghieri gli ultimi dati diffusi dall’ Ocse, l’ Organizzazione per lo sviluppo economico, attraverso il suo rapporto sull’ impiego e sull’ occupazione nel nostro Paese.
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Employment Outlook, infatti, basato sui dati della fine del 2012, ha rilevato che il numero dei disoccupati italiani tra il 2007 e il primo trimestre del 2013 è salito dal 20,3% al 39,2%, e che le prospettive per il 2014, a differenza della maggior parte degli altri Paesi aderenti, non sono buone. Il tasso di disoccupazione in Italia raggiungerà infatti il 12,6%, contro una media Ocse che si attesta al 7,8%.
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A questi dati vanno poi aggiunti quelli relativi ai giovani inoccupati italiani con una età comptresa tra i 15 e i 24 anni, che sono cresciuti di 6,1 punti tra il 2007 e la fine del 2012, contro i 4,3 punti della media Ocse. L’ Italia, infatti, è il terzo Paese, dopo Grecia e Turchia in cui aumenta in modo più consistente la percentuale dei ragazzi che non studiano e non lavorano, i cosiddetti “neet“.
Ma i “record” italiani in merito al mercato del lavoro non finiscono certo qui. In Italia, rispetto al 2000 è anche raddoppiata la percentuale di coloro che hanno un lavoro precario, passati ora oltre il 52%, e i cui redditi, piuttosto bassi rispetto alla media Ocse, continuano a scendere.