L’indice europeo, FTSE (UK100) a parte, è senza dubbio quello più simile ai listini azionari USA per caratteristiche cicliche; ebbene quest’ultimo sta facendo registrare fra tutti più preoccupazioni al ribasso e le motivazioni possono essere diverse, in parte legate alle aspettative sugli utili delle aziende tedesche, in parte alle dinamiche del mercato obbligazionario dei paesi core dell’Eurozona, e “forse”, ad un riequilibrio dei flussi di capitale tra esso e gli indici dei paesi periferici.Palese è infatti il differenziale di forza relativa tra il benchmark tedesco e quello italiano che continua a conservare una buona resilienza dei supporti tecnici e che non ha trovato difficoltà, anche in una giornata poco volatile come quella di ieri ad esempio, a compiere nuovi massimi. Decisamente sotto pressione invece il Nikkei che ha terminato la seduta di questa notte oltre due punti percentuali in negativo, riportandosi ancora sotto 15mila punti.
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Va detto che le release provenienti dal Giappone sono di recente piuttosto in chiaroscuro e la manovra allentativa della Bank of Japan in ottica di stimolazione del meccanismo di trasmissione del credito da banche a sistema produttivo è in qualche modo un segnale di prevenzione circa un rallentamento del paese rispetto agli ambiziosi obiettivi di politica monetaria.
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Per chiudere il cerchio va perciò osservato con attenzione come l’azionario nel suo complesso sia in una fase di potenziale incertezza che però è ben lungi dall’imporre view circa discese strutturali; va inoltre osservato come, dal punto di vista delle correlazioni, un po’ come nel valutario, sia opportuno distinguere le dinamiche di prezzo dei vari indici valutandoli singolarmente sui quadri tecnici e in ultimo spiega Davide Marone di Ig, come possa essere più utile seguire la correlazioni secondo non schemi consolidati ma prendere in considerazione rapporto yen-Nikkei ad esempio, o FTSE-rendimenti obbligazionario.