A nove giorni dal referendum, i riflettori sono tutti puntati sulla Gran Bretagna e sulla possibilità in continuo aumento di Brexit. L’uscita del Paese dall’Ue è sempre più probabile e incute non poca paura presso gli addetti ai lavori.
Nelle sale, gli operatori sono spaventati. Intanto, a Washington la Fed è in riunione: ma da quest’ultima, durerà due giorni, non verrà fuori un rialzo dei tassi di interesse. Anche perché la volatilità sui mercati è elevatissima. Il mercato azionario, da par suo, ha fatto registrare più di un crollo ultimamente. La valute sono disorientate, gli asset cambiano direzione continuamente e Janet Yellen difficilmente deciderà di inaugurare una nuova fase della sua stretta monetaria cominciata durante lo scorso dicembre.
Il tutto è stato preventivato durante le scorse settimane. Difficile che qualcosa cambi a luglio: appuntamento, dunque, rimandato a fine 2016.
Tornando sul fronte inglese, come detto, la Brexit fa sempre più paura. Il Sun va in edicola con un editoriale molto illuminante, il quale recita:
Un’uscita dall’Ue consentirebbe di riaffermare la sovranità, abbracciare un futuro da potente nazione indipendente invidiata da tutti. Il futuro della Gran Bretagna sarebbe molto più buio all’interno dell’Unione e sarebbe assorbito dalla inarrestabile espansione dello stato federale tedesco. La sterlina si mantiene debole sul dollaro in area 1,416, mentre sui mercati globale prevale la tendenza delle ultime sedute che vede i denari spostarsi sugli investimenti più sicuri.
Così, le Borse europee trattano ancora al ribasso dopo un lunedì da dimenticare e sulla falsa riga di quanto si verifica in Asia, mentre il petrolio non riesce a ritrovare lo smalto che l’aveva portato ampiamente sopra 50 dollari al barile. Milano si muove in sintonia con le sue banche e – a seguito di un recupero a metà mattina – il Ftse Mib torna pesante sul finale di seduta e chiude a -2,11%, sui minimi da metà febbraio.