In Italia, come anche in Irlanda del Nord, si continua a parlare di quali siano le misure più adatte per arginare l’evasione fiscale che ogni anno ruba ingenti risorse all’economia e non permette di abbassare il carico fiscale su famiglie e imprese.
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Nel frattempo gli evasori, però, ben poco impauriti da misure solo annunciate e mai messe in atto, continuano a proliferare, portando così, secondo i dati rilasciati questa mattina dalla Corte dei Conti, la pressione fiscale su chi paga al 53%.
Già qualche tempo fa i magistrati contabili avevano spronato il Governo a prendere delle decisioni mirate ed efficaci per la lotta all’evasione fiscale e, oggi, hanno ribadito il concetto dati alla mano: l’economia sommersa pesa per il 18% del Pil del paese, l’Iva non dichiarata nel 2011 ha portato ad una sottrazione di imposta pari a 46 miliardi di euro, cifra alla quale si aggiunge anche l’Irap non pagata, che porta il conto dell’ammanco per le casse dello Stato a più di 50 miliardi di euro.
Una situazione che va di pari passo con la crisi economica, una sorta di circolo vizioso per cui le aziende, soffocate dalla pressione fiscale, si autofinanziano non pagando le imposte dovute.
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E la propensione all’evasione, secondo la Corte dei Conti, cresce sempre di più: al Sud e nelle Isole arriva al 40% per l’Iva e al 29% per l’Irap. Situazione che non cambia al nord: se si guarda ai valori assoluti, infatti, i dati dimostrano che la maggior parte dell’evasione si concentra sul Nord-Ovest, zone nelle quali si realizza la quota più rilevante del volume di affari e redditi.