Nell’autunno del 2012, facendo sì che non venisse dato grande risalto alla notizia, la Banca centrale tedesca aveva avanzato la richiesta del rimpatrio delle proprie riserve auree.
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Tale richiesta a suo tempo faceva seguito a quella molto più pubblicizzata sul rimpatrio di riserve auree per un totale complessivo così grande pari a 300 tonnellate. La volontà iniziale era quella di riappropriarsi di 150 tonnellate di lingotti dagli Stati Uniti nell’arco di tre anni, con fine del procedimento previsto nel 2015. E questo sta a significare che a gennaio 2013 esistevano due richieste di rimpatrio di riserve auree, in quanto l’una non escludeva l’altra.
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Quindi in realtà la Germania prevedeva di riavere 150 tonnellate dagli Stati Uniti entro il 2015 e 674 tonnellate entro la fine del 2020 da Francia e Usa. Questo era stata la pianificazione da parte della Germania, almeno fino ad oggi. Ma intanto le pressioni continuamente e incessantemente poste in atto dalla Fed hanno avuto la meglio. Come riportato dal giornale Handelsblatt, solo 5 tonnellate sono rientrate nel 2013 e “per la prima volta la Bundesbank ha ammesso di non credere più di avere la possibilità concreta di rispettare l’impegno per il rimpatrio di oro, almeno non secondo i tempi previsti”.
Attualmente, nei forzieri tedeschi, ci sono circa il 31 per cento delle risorse aurifere totali della Germania. In meno di dieci anni questa percentuale dovrebbe salire fino al 50 per cento. La questione è importante anche in relazione al fatto che la Germania è il secondo paese al mondo nella classifica dei paesi che hanno accumulato più oro negli anni. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti. Poi c’è la Germania che conta su 3396 tonnellate di oro che in termini di euro sono 133 miliardi.