Davvero l’Uruguay può dare lezioni in materia di politica energetica? Stando ai risultati sì visto che in dieci anni è diventato uno dei paesi più virtuosi al mondo: l’elettricità è prodotta per il 94,5 per cento da fonti rinnovabili.
A Parigi è in corso un’importante conferenza sul clima, “COP21″, cui partecipano oltre 190 paesi per cercare di definire nuove politiche e strategie per ridurre le emissioni nocive e rallentare il cambiamento climatico. È In questa sede che i ricercatori e gli esperti di clima hanno fatto notare il percorso dell’Uruguay che è riuscito davvero a sfruttare a pieno le fonti di energia rinnovabili.
Oggi l’elettricità utilizzata in Uruguay è prodotta per il 94,5 per cento da fonti rinnovabili, spiega il responsabile delle politiche energetiche per il paese, Ramón Méndez. Il cambiamento non ha solo portato a benefici per l’ambiente, ma anche per i cittadini e le imprese: tenendo conto dell’inflazione, i prezzi per l’elettricità sono diminuiti sensibilmente.
Come riepiloga Il Post:
Secondo Méndez il successo del modello uruguaiano dipende da tre fattori: la credibilità, grazie a una democrazia stabile ed economicamente sana (cosa non scontata per un paese sudamericano); favorevoli condizioni naturali come vento, sole e molte biomasse ricavate dall’agricoltura; aziende pubbliche molto forti, che hanno avviato accordi di vario tipo con i privati, coordinando su base statale gli interventi da eseguire. Tutto questo ha permesso di ottenere risultati importanti e senza avviare opere infrastrutturali particolarmente dispendiose: sono state installate diverse centrali eoliche, con centinaia di pale, ma non è stato necessario costruire infrastrutture più invasive come nuove centrali idroelettriche, che di solito richiedono la costruzione di un bacino artificiale e di una diga, con evidenti ripercussioni per l’ambiente.