La teoria del prospetto è sempre stata considerata antitetica alla teoria dell’utilità ma in fondo il suo obiettivo è soltanto quello di descrivere i comportamenti che si discostano dalle aspettative degli analisti. Un modo per dare un senso alle “eccezioni che confermano la regola”.
La teoria dell’utilità attesa e del comportamento razionale dicono che un investitore, in genere, agisce valutando in maniera sistematica una serie di variabili economico-finanziarie. Se fosse sempre vera la teoria dell’utilità, perché tanti analisti si ritrovano con frequenza davanti a comportamenti inaspettati?
Per spiegare tutto è stata portata in campo la teoria del prospetto formulata nel 1979 da Kahneman e Tversky. I due psicologi israeliani sostengono che gli individui, per scegliere un investimento, si basano soprattutto sul loro status quo.
In poche parole, al momento di scegliere un investimento, hanno una rilevanza particolare sia l’effetto contesto, sia l’avversione alle perdite.
Per contesto s’intende il panorama entro cui l’individuo deve scegliere considerato il suo punto di partenza e i possibili esiti delle azioni finanziarie.
Per quanto riguarda l’avversione alle perdite c’è da considerare che in generale gli investitori vogliono evitare la perdita più di quanto sono motivati ad ottenere un guadagno. Il tutto, probabilmente, è legato allo spirito di sopravvivenza.