Una task force internazionale ha affermato che le proposte per un giro di vite fiscale sulle aziende digitali come Google e Amazon non possono essere approvati e i governi dovrebbero quindi spingere verso misure che privilegiano l’economia globale.
Progettare speciali imposte e regole per le società di internet non sarebbe praticabile, data la presenza digitale in crescita in gran parte dell’economia, ha detto sempre la task force internazionale.
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Un progetto di analisi del problema, che è soprattutto quello dello spostamento del profitto, viene proposto dall’ocse, il gruppo con sede a Parigi che mira a promuovere una crescita sostenibile. Il Tesoro britannico ha espresso sostegno a questa posizione, chiedendo “principi comuni” da applicare per le aziende che operano online. La conclusione potrebbe essere deludente per la Francia, che ha sostenuto la necessità di un approccio diverso, ed essere accolta dagli Stati Uniti, che si sono opposti alle modifica delle regole.
Ripensare la tassazione del business digitale è una sfida. La loro natura globale, il ricorso in materia di proprietà intellettuale, sedi in paradisi fiscali e l’uso delle nazioni a fiscalità privilegiata per offrire servizi e prodotti attraverso i confini li hanno aiutati a tagliare le loro fatture fiscali estere.
Molte di queste aziende utilizzano una struttura che permette il pagamento di royalty per l’utilizzo della proprietà intellettuale da inviare a una società che opera in Irlanda, ma ha la sua sede in un paradiso fiscale.
Le proposte che sono considerate dai responsabili politici dovrebbero cambiare le norme in materia rendendo più difficile per le imprese sostenere che non hanno presenza imponibile in un Paese. Essi intendono inoltre rendere più difficile spostare la proprietà intellettuale ai paradisi fiscali.
Le imprese si oppongono alle norme specifiche per il settore digitale parlando di presenza virtuale.