Essere vittima di mobbing può portare a delle conseguenze anche molto gravi per il lavoratore che, trovandosi vittima di comportamenti vessatori da parte di colleghi o dello stesso datore di lavoro, possono sfociare in depressione e, come dimostrano alcuni casi avvenuti recentemente, anche nel suicidio.
In questo ultimo caso si tratta di situazioni estreme, ma è comunque importante saper riconoscere il mobbing fin dal suo primo manifestarsi in modo da poter tutelare il proprio posto di lavoro e se stessi come previsto dalla legge italiana.
Il mobbing può assumere diverse forme e non tutte sono facili da riconoscere, ma la Corte di Cassazione ne ha individuate 13. Eccole.
Le forme di mobbing più diffuse
– Pressioni o molestie psicologiche
– Calunnie sistematiche
– Maltrattamenti verbali e offese personali
– Minacce o atteggiamenti miranti ad intimorire ingiustamente od avvilire, anche in forma velata e indiretta
– Critiche immotivate e atteggiamenti ostili
– Delegittimazione dell’immagine, anche di fronte a colleghi e a soggetti estranei all’ambiente di lavoro
– Esclusione od immotivata marginalizzazione dall’attività lavorativa
– Attribuzione di compiti dequalificanti in relazione al profilo professionale
– Impedimento sistematico ed immotivato all’accesso a notizie ed informazioni inerenti all’attività lavorativa
► Le cause e conseguenze del mobbing
– Marginalizzazione immotivata del lavoratore da attività formative, qualificanti o di aggiornamento
– Esercizio esasperato di forme di controllo sull’operato atte a produrre disagio
– Atti vessatori correlati alla sfera privata del lavoratore
– Attribuzione di compiti esorbitanti od eccessivi