Sono sempre più numerose le aziende italiane costrette alla chiusura a causa della crisi. Dai primi mesi dell’anno, infatti, il numero dei fallimenti o dei concordati preventivi che è stato possibile rilevare nei tribunali di tutta la penisola sono sempre andati aumentando. Anche nel corso del periodo estivo il fenomeno non ha subito una flessione.
>Falliscono le imprese italiane e chiudono le aziende storiche
Ma quali sono state le zone recentemente più colpite dal fenomeno? La distribuzione geografica dei fallimenti delle imprese italiane rileva che ad essere più colpite sono state regioni come la Toscana, con un incremento del 33,8%, la Calabria, con un aumento del 31% e il Trentino Alto Adige, in cui le chiusure aziendali nei primi sei mesi del 2013 sono cresciute del 26,9%.
> Un’impresa su tre chiude i battenti
A parte queste new entry, le procedure fallimentari restano ancora molto elevate in Lombardia, regione tradizionalmente vocata alla produzione industriale, con un incremento del 7,5% rispetto all’ anno passato e nel Lazio, dove la bilancia ormai pende a favore delle imprese inattive, essendo queste ultime superiori alle nuove aperture.
Uno sguardo a parte merita anche la distribuzione territoriale delle imprese storiche italiane – quelle con più di 50 anni di attività -costrette alla chiusura, che per la maggior parte sono collocate in Calabria (53%) e in Puglia (47,6%).