Tutti sappiamo che i datori di lavoro ci versato un salario che è al netto della ritenuta d’acconto da loro operata e versata al fisco come anticipo delle tasse. In genere si tratta del 20 per cento sull’imponibile che nel caso del primo scaglione IRPEF va a coprire quasi tutto il dovuto all’Amministrazione tributaria.
►Cosa cambia con l’aumento dell’IVA nel nostro Paese
In particolare i datori di lavoro, si configurano come sostituti d’imposta riguardo i compensi dei lavoratori autonomi che subiscono una ritenuta d’acconto sul compenso dell’attività pari al 20 per cento. L’aliquota sale al 30 per cento nel caso dei lavoratori non residenti.
►Quanto costa un dipendente a tempo determinato?
L’acconto è relativo all’IRPEF ed ogni anno, al collaboratore, deve essere consegnata la certificazione dei compenti compensi corrisposti in un anno e delle ritenute operate nello stesso periodo. L’Agenzia delle Entrate, di recente, ha specificato che le ritenute d’acconto devono essere pagate per chi offre prestazioni di lavoro autonomo e occasionale, per le prestazione rese a terzi, per l’assunzione di obblighi di fare, sugli utili che derivano dai contratti di associazione in partecipazione, sugli utili per promotori e soci fondatori delle Spa, sui redditi relativi alla cessione dei diritti d’autore, sui diritti per le opere d’ingegno. Non devono invece essere pagate ritenute di valore inferiore ai 25,82 euro.