Definire il mercato poco volatile risulta un eufemismo. I movimenti risultano limitati ad un fazzoletto di punti, situazione che descrive un restringimento del campo di azione per i prezzi ascrivibile alla mancanza di dati macroeconomici importanti, i veri market mover da qui a fine luglio, di fronte a politiche monetarie di Europa e Usa ben definite e che fino all’ultima settimana di luglio non dovrebbero risultare le protagoniste dell’indirizzamento del sentiment di analisti ed investitori.
E dopo aver consolidato sui supporti di breve periodo è ripartito mantenendosi nei pressi di area 1.3610, la resistenza intraday che stiamo seguendo. Certo, come anticipato in apertura, si tratta di movimenti poco volatili, che si rifanno ad una trentina di punti, ma di fronte ad un mercato che sta prezzando volatilità implicite al limite della tolleranza (EurUsd al 10%, UsdJpy al 3%), non possiamo aspettarci altro, almeno per ora, nel momento in cui ci troviamo di fronte a giornate piatte dal punto di vista di ragionamenti circa il miglioramento o meno dello stato di salute delle economie principali.
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In questo quadro la moneta unica europea continua a confermarci come il proprio stato di forza relativa nei confronti del biglietto verde non accenni a ridimensionarsi (e non facciamo riferimento a diverse figure di discesa, ci limitiamo a valutare l’ultima soglia utile alla valuta dell’Antico Continente, l’area di 1.3450/75 spiega Dailyfx) e questo è dovuto principalmente alla sua capacità di continuare ad attirare flussi di capitale, pur di fronte ad un ridimensionamento dei tassi di interesse (attualmente allo 0.15%) dato il livello dei tassi presente negli Usa, tassi che non offrono remunerazioni maggiori e che dunque lasciano i capitali liberi di posizionarsi sull’unica valuta che non andrà a svalutare, a meno di assistere alla remota ipotesi di implementazione di un QE vero e proprio, opzione lanciata da Draghi tre meeting orsono, abbandonata per la strada e rispolverata giovedì, con un timido accenno all’argomento.