In Europa, la solida espansione nel settore manifatturiero e un ritorno alla crescita nella seconda più grande economia della zona euro, la Francia, la ripresa sembra avere una base più ampia. Il ritmo di crescita dell’Eurozona tra le imprese private ha però rallentato a febbraio, e le aziende sono state costrette a tagliare i prezzi per mantenere lo slancio.
L’indice composito Purchasing Managers di Markit, che si basa su indagini di migliaia di aziende in tutto il continente ed è visto come un buon indicatore della crescita, è sceso a febbraio a 53,2 da 53,3, ma ha fatto registrare il nono mese consecutivo in cui l’indice è sopra i 50 punti, un parametro che divide la crescita dalla contrazione.
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Le preoccupazioni però non mancano. L’inflazione in tutta l’Unione monetaria è allo 0,7% nel mese di febbraio, ben al di sotto del 2% che è l’obiettivo della Banca centrale europea (Bce). I timori sono per la deflazione con una certa pressione al ribasso dei prezzi alla produzione che si vede anche in Germania, che è l’economia migliore in Europa. La Bce rassicura che non ci sono problemi di deflazione nell’area dell’euro, ma un numero significativo di economisti ha dubbi su questo punto di vista.
Con poco spazio di manovra, avendo già ridotto il principale tasso di interesse vicino allo zero e avendo dato molto denaro a buon mercato alle banche per un periodo di tre anni, la Bce ha tenuto ferma la politica monetaria di questo mese.