Per le partite IVA pare ci sia ancora qualche speranza di evitare le sanzioni che sarebbero tra il 10 e il 50 per cento per degli importi prelevati dai bancomat per il quale non sia stata fornita una giustificazione all’Agenzia delle Entrate.
Fino a questo momento si parla soltanto di ipotesi ma non c’è niente di sicuro. Alla presidente di Acta in rete sembra una scelta folle quella ipotizzata. per questo Anna Soru, colta di sorpresa come tutti i lavoratori autonomi rispetto all’inasprimento delle sanzioni a carico dei professionisti, dice:
> 700 mila partite IVA in più con il nuovo regime dei minimi
Mi sembra che si sia perso il senso della misura come associazione siamo favorevoli alla tracciabilità dei pagamenti, ma un quotidiano non si può pagare con il bancomat. È necessario che il fisco metta da parte la presunzione in base alla quale il contribuente che svolge un lavoro autonomo sia un potenziale evasore perché già siamo sottoposti agli studi di settore e al redditometro.
Dev’essere stabilita una simmetria fra Stato e contribuente – rimarca – perché non si può assegnare sempre l’onere della prova al cittadino: quando andiamo in giudizio e vinciamo la causa, ci dovrebbe essere consentito di ottenere il rimborso delle spese legali e, invece, i giudici le ripartiscono tra le parti.
Che cosa accade, dunque, alla piccola partita Iva che decide di far valere le proprie ragioni?
Perdiamo del tempo sottratto al lavoro, paghiamo gli onorari dei commercialisti, dei tributaristi e degli avvocati per perorare le nostre cause e alla fine ci rimettiamo anche del denaro.