Successivamente alla notizia shock dello sganciamento del franco svizzero dall’euro, gli operatori di mercato hanno provato a fare il conto dei ‘feriti’.
Nel contempo, gli analisti hanno stilato la lista delle società elvetiche che più risentono della storica mossa. Il broker attivo nel mercato delle valute (forex) Fxcm, ad esempio, a cui nell’ultimo trimestre sono stati affidati qualcosa come 1,4mila miliardi di dollari, ha dichiarato che, dopo la decisione della banca centrale svizzera, ha un credito verso i suoi clienti da 225 milioni di dollari. Ma c’è qualcuno a cui è andata molto peggio: l’operatore con base in nuova Zelanda Global Brokers Nz Ltd ha annunciato che dopo l’impennata delle quotazioni del franco è stato costretto a chiudere i battenti, sorte condivisa con il brokerAlpari.
E’ elevato il numero di coloro che, dopo lo tsunami valutario, dovranno fare i conti con forti perdite a bilancio. A fare qualche stima preliminare sono gli analisti. L’impatto negativo sui numeri, come notano gli esperti di Crédit Suisse in uno studio focalizzato sulle banche svizzere, è particolarmente forte per quei gruppi che realizzano gran parte dei ricavi in valuta estera, principalmente dollaro ed euro, e sopportano invece costi in moneta elvetica”. Ed è proprio questa la situazione più tipica delle banche d’affari e dei gruppi che gestiscono le grandi ricchezze (private banker). Crédit Suisse, in particolare, stima che il movimento del 14% del cambio tra euro e franco (quello che si è verificato proprio nella giornata del 15 gennaio) possa avere un impatto negativo sull’utile atteso di Ubs per la fine del 2015 nell’ordine del 7%, mentre si dovrebbe salire al 16% nel caso di Julius Baer. Le ripercussioni sul risultato ante imposte dovrebbero essere negative per il 16% anche per l’operatore del risparmio gestito Gam.