Per una volta, l’Italia batte la Germania. Il nostro Paese fa segnare un ottimo risultato in relazione agli indicatori che controllano l’attività manifatturiera. L’indice supera quota 50. Quello tedesco invece, scende sotto questa soglia. Non accadeva dal giugno 2013.
Analizziamo la situazione nel dettaglio. Nel mese di settembre, l’indice Pmi manifatturiero ha toccato quota 50,7 punti rispetto ai 49,8 della scorsa rilevazione. Una soglia che supera le aspettative del mercato, il quale attendeva un risultato pari ai 49,5 punti.
Il dato è molto confortante, dal momento che l’indice Pmi superiore alla soglia dei 50 punti si traduce come un ritorno all’espansione di natura economica. Vi è dunque un leggero miglioramento nel settore manifatturiero, nell’ottica delle condizioni operative delle aziende. Tale ripresa, al momento, rimane ancora fragile. Inutile, però, negare l’evidenza di un tasso di crescita che, seppur lento, ha caratterizzato in positivo il mercato negli ultimi cinque mesi.
Di contro, la Germania ha fatto registrare la prima contrazione dopo un anno e tre mesi. Il tasso è infatti sceso a 49,9 punti. Non si tratta certamente di una nota positiva. La causa della contrazione? Va cercata nelle tensioni legate alla crisi russo-ucraina, nonché nella fase di indebolimento della congiuntura economica.
Così gli analisti di Markit:
Le aziende intervistate hanno riferito un indebolimento dell’ambiente economico con le sanzioni russe e la crescita modesta delle esportazioni che risultano le principali ragioni dietro la lettura deludente.
Nel contempo, c’è da segnalare che anche l’indice Pmi manifatturiero generale dell’eurozona ha fatto registrare una contrazione attestandosi a 50,3 punti dai 50,5 punti della lettura flash. Gli analisti si aspettavano invece un dato a 50,5 punti.