Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, è stata molto chiara in giornata. La possibilità di una recessione dell’Eurozona, la quale secondo le stime è possibile al 35-40% ovvero a un valore non insignificante, è più che reale.
Il rischio che una recessione si verifichi se non si farà nulla esiste ed è serio. Di contro, se saranno erogate in atto le giuste politiche, se tutti gli Stati faranno quello che devono fare, si può evitare una recessione. Chiare, dunque, le parole del numero uno del Fmi.
Lagarde ha inoltre rammentato che il Fmi ha messo in guardia due anni fa sui rischi connessi a una dinamica di bassa inflazione persistente e ora si augura che venga fatto di più. Questo il parere degli osservatori:
Il Fondo Monetario Internazionale plaude invece alle recenti misure della Bce, ma “se l’outlook per l’inflazione non migliora e le aspettative continuano a essere al ribasso, la Bce dovrebbe fare di più, incluso l’acquisto di titoli di stato” ha affermato poi Lagarde, sottolineando che il rilancio della crescita è al centro dell’agenda degli incontri al Fmi. Non è la prima volta che il Fondo chiede alla Bce di azionare il “bazooka”, cioè un Quantitative easing, per scongiurare la trappola della deflazione e della stagnazione. L’Fmi è in buona compagnia: anche l’Ocse e molti economisti indipendenti ritengono che la Bce non abbia fatto abbastanza di fronte a un’inflazione pericolosamente vicina allo zero.
Malgrado ciò l’Eurotower non intende al momento fare questo percorso per almeno due motivazioni. La prima è che ha da poco presentato un nuovo piano d’azione, il quale configura una serie di prestiti quadriennali alle banche. La seconda motivazione è l’opposizione del primo azionista della Banca centrale europea, la Banca centrale tedesca, all’ipotesi di un Quantitative easing all’americana.