Scelta Civica aveva proposto un emendamento al DL Concorrenza per l’introduzione dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie. Una liberalizzazione delle vendite che avrebbe fatto bene al settore farmaceutico e anche alle tasche dei cittadini.
I farmaci di fascia C sono quelli che si possono ottenere soltanto dietro la presentazione di una ricetta ma il cui costo è totalmente a carico dei cittadini. Cosa sarebbe cambiato allora ai contribuenti? Il cittadino avrebbe avuto la possibilità di comprare il farmaco nel punto vendita più accessibile senza dover far ricorso alla classica farmacia ma servendosi anche delle parafarmacie che si trovano, ad esempio, all’interno dei supermercati.
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Il sottosegretario all’Economia Zanetti che è anche segretario politico di Scelta Civica, aveva chiesto all’Esecutivo di rimettere all’assemblea il giudizio della proposta. Ma già in passato proposte analoghe sostenute da Sel e da Marco Di Stefano del PD erano state rimandate al mittente.
Stavolta contro il provvedimento si erano espresse anche le lobby. Per esempio Federfarma aveva sostenuto la sua posizione in questo modo:
I soggetti che, come i liberi farmacisti e i portatori di interessi della Grande distribuzione organizzata (Gdo) continuano a insistere per portare la ricetta medica fuori farmacia, sbandierano argomentazioni strumentali prive difondamento – aveva dichiarato Federfarma – sia quando affermano che tale misura porterebbe grandi risparmi per i cittadini che quando ipotizzano un aumento dei posti di lavoro.
Si è fatto riferimento alla precedente liberalizzazione dei farmaci senza obbligo di ricetta del 2006. In quell’occasione non ci fu alcun risparmio mentre si prevedeva di ridurre i costi di circa 400 milioni di euro.
Il gruppo Conad, ha commentato duramente il voto della Camera:
Il no alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C è una decisione presa contro i cittadini – si legge in una nota della catena – . Se la liberalizzazione del mercato farmaceutico avesse interessato anche la vendita di farmaci di fascia C i cittadini avrebbero risparmiato dai 500 agli 800 milioni l’anno, in un comparto che su base Italia pesa il 30 per cento in più rispetto ai farmaci di automedicazione già liberalizzati. Invece, ancora una volta, si è preferito tutelare le lobby che, forti di posizioni acquisite quanto irrinunciabili, hanno interessi che non sono certi quelli dello sviluppo e della crescita del Paese.