Netflix, gigante mondiale del servizio in streaming per cinema, serie tv, programmi per bambini, documentari, è pronta allo sbarco in Italia.
Il pre-lancio italiano di questi giorni tende soprattutto a far capire cosa è ma soprattutto cosa non è Netflix. E soprattutto a diffondere buoni motivi per entrare in un settore, quello della tv a pagamento (alla fine di questo parliamo) che in Italia soffre da sempre del passo da plantigrado nelle abitudini del pubblico.
Provando a mettere ordine: chi usa servizi come Spotify, o Google Play o l’imminente Apple per ascoltare musica, ha già un’idea precisa di cosa può essere Netflix per la tv. Ci si abbona – il primo mese è gratis – a dieci euro circa al mese: e si ha l’intero catalogo a disposizione. Quello inglese, per dire, è da deliquio, comprendendo sotto-cataloghi imponenti, tutte le serie tv di enorme richiamo mondiale, documentari da Oscar, nonché Peppa Pig e così via, quasi tutto insomma. Da noi ci vorrà un po’ di tempo per arrivare a una simile ricchezza, in quanto finora Sky e Mediaset detengono fior di diritti internazionali: ma poi si vedrà. A quel punto l’abbonamento si può disdire in qualunque momento (come appunto per Spotify) e questo fa premio assai rispetto agli onerosi e molto vincolanti contratti sottoscritti con le pay-tv. La fruizione è in streaming, ovvero serve una connessione internet, possibilmente di buon livello: lì, per far arrivare Netflix al tv del salotto è sufficiente un device di quelli già molto in uso, dalla Playstation ad Apple Tv alla chiavetta ChromeCast a un normale collegamento via cavo dal computer o dal tablet e così via. A seconda della modalità di abbonamento, in famiglia si può arrivare a cinque account contemporaneamente, ognuno personalizzabile e ognuno (oh, meraviglia) in preda ai tag che la sede centrale di Netflix elabora a seconda delle preferenze di ognuno (si entra rispondendo a tre domande base sui propri gusti, poi l’algoritmo fa il resto valutando le abitudini).
Ma alla fine, a chi si fa davvero concorrenza? Netflix è per chi vuole spendere una cifra bassa – rispetto ai colossi pay – e smettere di piratare video sgranati di serie tv, mettendosi comodo ed entrando in una dimensione televisiva che non ha nulla a che fare con quello a cui si è abituati finora. “E’ come un’enorme biblioteca – dice Joris Evers, vicepresidente di Netflix, olandese di Amsterdam – il criterio è lo stesso, il piacere della scelta e le possibilità idem”. Soprattutto, bisogna vivere la tv come qualcosa di slegato dal giorno e dall’ora là fuori: non c’è sport, non ci sono live di alcun tipo, e soprattutto è legge la curiosa (per molti un po’ inquietante) abitudine di produrre serie tv – come House of Cards – e rendere disponibili di colpo e tutti insieme gli episodi di una intera stagione. Il famoso binge-watching (ovvero lo stordirsi sul divano di episodi di telefilm uno dopo l’altro) è un vanto per Netflix medesima. Dopodiché già l’Italia è il paese televisivamente più pigro del mondo.
Dopodiché sia Sky che Mediaset hanno parato per tempo il colpo lanciando i loro servizi (Sky On Line e Infinity) di catalogo via internet, dopodiché la sfida sembra davvero impossibile: ma se sei un colosso hai il dovere di provarci.