Stanno venendo a galla ulteriori novità, in questo periodo, per quanto riguarda la somministrazione della terza dose del vaccino, in riferimento alle persone gravemente immunocompromesse. Queste, in Australia, dovrebbero ricevere una terza dose di un vaccino COVID-19 come parte del loro corso primario, ha confermato l’Australian Technical Advisory Group on Immunization (ATAGI).
Cosa sappiamo sulla terza dose del vaccino agli immunodepressi in Australia
La guida clinica aggiornata, inizialmente segnalata il mese scorso, mira ad affrontare il rischio di una risposta subottimale o mancata allo schema standard a due dosi in questa coorte e a massimizzare il livello di risposta immunitaria “il più vicino possibile alla popolazione generale”.
Tuttavia, ATAGI raccomanda ancora che le persone immunocompromesse continuino con strategie di mitigazione del rischio come l’uso della mascherina e il distanziamento sociale anche dopo aver ricevuto la terza dose.
I vaccini Pfizer o Moderna mRNA sono preferiti ad AstraZeneca per la terza dose. Quest’ultimo può essere utilizzato per le persone che lo hanno ricevuto per le prime due dosi se non ci sono controindicazioni o precauzioni per l’uso o se si è verificata una reazione avversa significativa dopo una precedente dose di vaccino mRNA, come anafilassi o miocardite.
L’intervallo raccomandato per la terza dose è di 2-6 mesi dopo la seconda dose, ma in circostanze eccezionali, ad esempio un’intensificazione anticipata dell’immunosoppressione o epidemie, può essere considerato un intervallo minimo di quattro settimane. Le persone che hanno ricevuto una seconda dose più di sei mesi fa dovrebbero ricevere una terza dose quando possibile.
La nuova guida si applica a tutti gli individui di età pari o superiore a 12 anni con determinate condizioni o terapie note per portare a una grave immunocompromissione.
Chiunque abbia una condizione non elencata dovrebbe essere preso in considerazione per una terza dose solo se il medico curante ha valutato che il paziente ha un livello di immunocompromissione grave simile alle condizioni elencate e dove i benefici di una terza dose superano i rischi.
Nel frattempo, le persone che non sono gravemente immunocompromesse ma che successivamente iniziano una terapia immunosoppressiva significativa più di due settimane dopo la seconda dose non richiederanno una terza dose, “poiché ci si può aspettare che si ottenga una risposta adeguata a due dosi primarie”. Staremo a vedere quali saranno le scelte dei vari Paesi sulla terza dose, in relazione alle fasce della popolazione cui riservare la somministrazione del vaccino Pfizer nei prossimi mesi. Ovviamente, con dati alla mano.