La crescente instabilità che sta caratterizzando i mercati finanziari estivi ha fatto inevitabilmente tornare i riflettori sull’indice VIX, ovvero sull’indicatore che misura la volatilità del mercato azionario in base ai contratti derivati sull’indice S&P500 di Wall Street.
Lo scorso 24 agosto il VIX ha toccato il picco giornaliero di 53,29 punti, un livello superiore a quello registrato l’11 settembre 2001 (attacco alle Torri Gemelle a New York), il 18 settembre 2008 (crack della banca d’affari americana Lehman Brothers), e l’8 agosto 2011 (downgrade del debito USA).
“Di fronte a questo scenario, i risparmiatori dovrebbero cercare di rimanere focalizzati sui propri obiettivi di investimento, non farsi sopraffare dall’emotività e tendere verso portafogli robusti e capaci di navigare attraverso diversi cicli di mercato” ha avuto modo di suggerire Antonio Bottillo, Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global AM, secondo il quale occorre, anche nelle fasi più turbolente, riuscire a focalizzarsi sugli obiettivi di investimento che ci si è prefissati e cercare di seguire un percorso ben definito, senza andare fuori strada a ogni curva.
Tuttavia, sebbene la volatilità sia un fattore con il quale dovremo tornare a fare i conti dopo un lungo periodo di calma relativamente piatta, gli osservatori più attenti del mercato obbligazionario mettono in guardia per un altro pericolo: quello della liquidità. Il problema nasce dalla sovrapposizione di alcuni fattori che si sono stratificati nel tempo e che ora stanno facendo emergere una situazione che potrebbe avere implicazioni importanti sul mercato obbligazionario e, di riflesso, ai possessori di titoli e fondi obbligazionari.
Tra le principali ragioni che stanno alla base di questo nuovo fenomeno, figurano gli acquisti massicci ad opera delle principali banche centrali mondiali e la riduzione delle attività di market maker (intermediario finanziario che pubblica i prezzi di acquisto e di vendita dei titoli quotati in borsa e di suo possesso permettendo a tutti gli altri investitori di comprare o vendere a quei prezzi) di molti operatori finanziari (banche, ma non solo) che operavano sul mercato fino al 2008: da allora, a seguito di alcune disposizioni normative più stringenti, molti istituti di credito hanno dovuto abbandonare l’attività diretta sul mercato obbligazionario andando pertanto a ridurre i flussi giornalieri garantiti in acquisto e in vendita.