L’Italia mantiene durante il 2014 la ventesima posizione tra i trentaquattro paesi dell’area per salari reali, malgrado un incremento in confronto al 2013, e rimane al di sotto della media Ocse e di tutti i maggiori paesi industrializzati, inclusa la Spagna.
Sullo sfondo della dinamica degli stipendi, “la crescita resterà timida per un pò di tempo”, con un Pil in aumento, “secondo le più recenti stime”, dello 0,6% nel 2015 e dell’1,5% nel 2016, “entrambi al di sotto della crescita prevista per l’Eurozona e l’insieme dell’Ocse”.
In virtù del “Rapporto annuale sull’occupazione” diffuso oggi dall’Organizzazione parigina, i salari medi reali annuali (cioè comprensivi dei prezzi) nella Penisola nel 2014 sono stati di 35.442 dollari, a parità di potere d’acquisto, in aumento dai 34.561 dollari del 2013. In media nell’Ocse i salari reali sono stati pari lo scorso anno a 46.533 dollari. Il dato italiano è il più basso tra i big: anche in Spagna i salari sono più elevati, totalizzando in media 38.386 dollari. La Francia è a 40.917 e la Germania a 44.007 dollari. Al top della classifica ci sono gli Stati Uniti con 60.779 dollari, seguiti dal Lussemburgo con 60.607. Il costo unitario del lavoro in Italia è aumentato dell’1,2%, sempre l’anno scorso, contro il calo medio dello 0,1% dell’area Ocse.
Il rapporto sull’occupazione dell’Ocse evidenzia anche i dati relativi al tasso di senza lavoro: per il Belpaese, dice che ha raggiunto un picco del 12,7% nel 2014, oltre 6 punti percentuali in più rispetto a prima della crisi (6,1% nel 2007), ma nel 2016 comincerà a scendere, passando sotto il 12% nel quarto trimestre. Cresce anche l’incidenza della disoccupazione di lungo periodo: nel 2014, il 61,5% dei senza lavoro lo era da almeno 12 mesi, contro il 56,9% del 2013. In attesa che si mostrino dei miglioramenti, magari grazie al Jobs Act che viene definito un “passo importante per ridurre le disuguaglianze”, continua a crescere la percentuale di lavoratori under 25 con contratti precari, passata dal 52,7% del 2013 al 56% nel 2014. La percentuale è aumentata di quasi 14 punti percentuali dal 2007 (42,2%) e di quasi 30 punti dal 2000 (26,6%).