L’Opec ha ridotto di 50 mila barili al giorno le previsioni riguardanti la crescita della domanda di petrolio nel 2016, portandole a 1,29 milioni di barili al giorno per via del rallentamento dei mercati emergenti, nello specifico “America Latina e Cina”.
Il dato emerge nuovo bollettino mensile del cartello, che ha invece rivisto al rialzo di 80 mila barili al giorno, portandole a 1,46 milioni di barili al giorno, le stime sulla crescita della domanda nel 2015. Quest’ultima revisione, spiega l’Opec, è dovuta al crollo dei prezzi, che ha spinto Usa ed Europa ad aumentare le importazioni. La domanda complessiva prevista per quest’anno è quindi pari, secondo l’Opec, a 92,79 milioni di barili al giorno.
“E’ diventato chiaro che sta rallentando la crescita nel gruppo delle economie emergenti in via di sviluppo, che negli anni scorsi era stato il principale motore della crescita”, sottolinea il bollettino.
A riequilibrare il mercato, sostiene il cartello, sarà il calo della produzione dei paesi non-Opec, in particolare gli Usa, in sofferenza a causa del crollo delle quotazioni, che rende alcune forme di estrazione troppo costose per avere economicamente senso. “I segni di un rallentamento della produzione statunitense potrebbero ridurre gli squilibri di mercato nei prossimi mesi”, sottolinea il bollettino.
L’Opec rivendica in sostanza di essere riuscita nel suo intento: mantenere la produzione invariata per abbattere i prezzi e conservare quote di mercato a scapito di altri produttori, come Usa e Russia, soggetti a un ‘punto di pareggio’ troppo elevato per essere sostenibile con un barile a 40 dollari, laddove i produttori del Golfo Persico hanno un ‘breakeven’ prossimo, in certi casi, ai 10 dollari al barile.