È apparsa sui giornali una vicenda giudiziaria molto interessante che dimostra come il sistema fiscale italiano sia ancora una volta farraginoso e incompleto. Un’incompletezza che si manifesta soprattutto quando ad ottenere i benefici potrebbero essere i contribuenti.
La querelle è quella tra un cittadino torinese e l’Agenzia delle Entrate, una vicenda che va avanti da 25 anni. Il cittadino torinese è figlio di una donna di 85 anni che è stata socia di un’azienda che adesso non esiste più. Questa donna nel 1989 ha ricevuto una cartella esattoriale in cui le si notificavano mancati versamenti IRPEF.
> Quando si può impugnare una cartella esattoriale
La famiglia, di fronte a questa cartella esattoriale da diversi milioni di lire, ha deciso subito di pagare per poi ricorrere per vie legali. La battaglia legale che ha opposto questa famiglia al Fisco è durata fino al 2013 quando l’Agenzia delle Entrate ha deciso di restituire l’intera cifra pagata più di vent’anni fa dalla famiglia. A questo contribuente sono stati restituiti 12 mila euro ma a questo punto è stato il contribuente stesso a chiedere il motivo per cui nel rimborso non sono stati calcolati gli interessi.
La risposta del Fisco è stata affidata ad una funzionaria dell’Agenzia delle Entrate che ha spiegato come negli uffici manchi il software adatto al calcolo degli interessi per un tempo così ampio e così “passato”.
La famiglia del contribuente ha promesso di andare avanti con la richiesta di chiarimenti anche per una questione di principio: il rimborso IRPEF che i contribuenti chiedono arriva sempre dopo tantissimo tempo mentre se è il contribuente a dover pagare, si conoscono già i codici da inserire nell’F24.