Fino a metà maggio 2015, secondo la Cgia di Mestre, le imprese che collaborano in prevalenza con lo Stato non possono usufruire di 1,5 miliardi di euro di liquidità.
A sostenerlo è l’ente di Mestre, il quale ha spiegato che partendo dallo scorso primo gennaio 2015 la Legge di Stabilità ha varato misure che prevedono nelle transazioni commerciali tra imprese private e Pubblica Amministrazione, un nuovo regime fiscale noto con il termine “split payment”:
Nello specifico, una volta conclusa un’opera, una manutenzione, un servizio o una fornitura di beni a una Amministrazione Pubblica, l’impresa deve emettere la fattura con l’Iva. La novità è che l’Iva non dovrà essere incassata dall’imprenditore, bensì dovrà essere versata all’Erario dal committente pubblico. Pertanto, a giudizio degli Artigiani di Mestre, le imprese che lavorano prevalentemente con la PA non incasseranno più l’Iva e quindi avranno una minore disponibilità di liquidità. L’Iva incassata fino al mese scorso, comunque, non rimaneva nelle casse delle imprese, ma veniva versata allo Stato entro il mese o il trimestre successivo al pagamento della fattura. In buona sostanza, si trattava di una partita di giro. Tuttavia, questa ‘sfasatura’ tra l’incasso e il pagamento consentiva alle aziende di recuperare l’Iva pagata sugli acquisti/prestazioni ricevute e di disporre con continuità di una discreta quantità di risorse finanziarie per affrontare le esigenze di pagamento più immediate. Ora, questa possibilità non è più permessa: perciò, le aziende si troveranno a credito di Iva (non potendo, come spiegato, recuperala sugli acquisti) e, almeno fino al prossimo 16 maggio, gli effetti di questa situazione saranno molto negativi.
Solo a partire da metà maggio, infatti, il calendario fiscale consentirà alle aziende fornitrici di compensare i crediti Iva maturati con eventuali debiti fiscali verso l’Erario o con gli enti previdenziali/assicurativi (Irap, Irpef, Ires, Inps, Inail, ecc).