La spending review è un flop?

I tagli alla spesa pubblica sembrano essere inefficaci, inefficienti e a svantaggio dei cittadini, i quali si ritrovano con meno servizi a disposizione. È questo il monito del presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri che, all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016, boccia la spending review del governo Renzi.

Telecom, il 2015 delude gli analisti

Telecom archivia un 2015 peggiore rispetto alle aspettative, nello specifico per quanto concerne il margine operativo lordo, che è diminuito – anche a causa di componenti straordinarie – a 7 miliardi.

Tasse locali, un vero e proprio boom

L’esigenza dello Stato di tagliare i rifornimenti agli enti locali, così da limitare la spesa pubblica, si è ribaltata con vigore sui cittadini: sulle loro spalle, i sindaci e gli altri amministratori hanno riversato l’esigenza di finanziamento.

Petrolio, trattative ancora incerte

Il petrolio prosegue nella sua fase di oscillazioni intorno alle prospettive di un taglio della produzione da parte dei Paesi Opec e della Russia. Nel frattempo i listini europei provano a consolidare i rialzi, in scia ai listini asiatici. Milano sale del 2,1%, sfruttando il rimbalzo di Telecom e l’andamento di Mps. In linea le altre: Londra aggiunge lo 1,45%, Francoforte 1,8%)e Parigi il 2%.

Crowdfest, il festival made in italy sul crowdfunding

Riuscire a dare forma alle buone idee e ai migliori progetti non sempre e cosa facile e non sempre è possibile fare ciò solo ed esclusivamente con il proprio denaro. Basandosi su tali presupposti il crowdfunding è un metodo alternativo ormai ampiamente utilizzato. L’Italia, chiaramente, non è da meno e Crowdfest ne è la dimostrazione.

Basandosi su un’attenta analisi del mercato di riferimento Crowdfest è infatti un festival sperimentale che nasce con lo scopo di creare e di diffondere una cultura del crowdfunding nel Bel paese favorendo lo scambio di esperienze oltre che la formazione e l’investimento nel settore per aiutare il pubblico ad accrescere la fiducia nel mezzo.

Lavoro: 2,4 milioni di assunzioni stabili in più nel 2015

Gli sgravi per le aziende che assumono a tempo indeterminato, introdotti con l’avvio dello scorso armo, e le normative contemplate dal Jobs Act, il quale è attivo dal marzo scorso, hanno portato oltre 2,4 milioni di assunzioni ‘stabili’ durante il 2015.

Tutta la verità sugli ETF in un approfondimento di Geneve Invest

 Attirano l’attenzione e l’interesse di un numero sempre più grande di investitori, soprattutto di quantirestano colpiti da una tipologia di investimento che, purtroppo solo apparentemente, può apparire più semplice e accessibile: parliamo degli Exchange Traded Funds (ETF).

Gli ETF sono dei particolari fondi di investimento che puntano a replicare l’indice di un determinato sottostante, solitamente valute, metalli preziosi, azioni e obbligazioni. Rispetto adaltri tipi di fondi gli ETFsono caratterizzati da gestione passiva, non cercano quindi di sovraperformare l’indice di riferimento, ma semplicementenereplicanol’andamento.Si tratta di strumenti in circolazione già dagli anni ’80, ma che hanno guadagnato grande popolarità negli ultimi 10 anni. Attualmente, si calcola siano pari a 1.34 miliardi di dollari le masse gestitedagli ETF, su un totale di 14.72 miliardi di dollari (fonte Forbes) di investimenti gestiti dalle societàdi investimento in fondi: nella maggior parte dei casi fondi comuni.

Con l’aiuto di Samuele Demartini di Geneve Invest, società di gestione patrimoniale indipendente, andiamo ad approfondire quali sono i rischi più concretilegati all’utilizzo di questi strumenti.

Uno dei punti deboli dell’investimento in ETF è quello di poter incappare in fondi che, anziché acquistaredirettamente, talvolta fisicamente, il sottostante, ne acquisiscono esposizione mediante la negoziazione di strumenti derivati: il pericolo in questo caso è che la controparte che ha emesso il derivato risulti insolvente, incrementando così il livello di rischio dell’investimento. Da questo punto di vista giova ricordare come il 20% di tutti gli investimenti in ETF sia controllato da soli 5 fondi, una circostanza che obbliga gli investitori a cercare soluzioni di nicchia che necessita di una capillare conoscenza del mercato e delle possibilità a disposizione per poter massimizzare i rendimenti ed operare in maniera mirata.

Ancora, a causa della loro natura, vi è il rischio che il numero di transazioni che hanno luogo all’interno del singolo ETF sia molto elevato,con un impatto negativo sui costi. In aggiunta,data la loro natura di strumenti passivi, gli ETF in determinati settori non risultano particolarmente efficaci. È il caso dell’obbligazionario high yield, dove i risultati degli ultimi anni sono deludentisia in termini di performance che di volatilità. La costituzione del portafoglio di un ETF tende a preferire quelle posizioni caratterizzate da un beta superiore, senza tenere in considerazione che spesso si tratta di emittenticaratterizzate da una probabilità di insolvenza superiore. È, infatti, in periodi di alta volatilità che i problemi dovuti all’agnosticismo in sede di selezione delle controparti si palesano, portando a minusvalenze più pesanti rispetto all’indice.

Il fatto che i sottostanti da coprire siano limitati unitamente alla difficoltà di differenziazione strategica ha comportato un affollamento ed un livello di competizione molto elevati. Sono inoltre strumenti piuttosto remunerativi per chi li vende e per questo negli ultimi anni si sono pian piano moltiplicati, rendendo più semplice ai neofiti l’accesso a settori estremamente tecnici, da sempre appannaggio degli addetti ai lavori. Il punto è che per investire in maniera efficace in contesti di mercato tanto specifici, è necessario conoscere profondamente il terreno d’azione. Purtroppo sono ancora tantissimi, invece, gli investitori che acquistano prodotti che non comprendono a fondo.

Per quanti mirano ad implementare una strategia di lungo termine è inoltre necessario tenere in considerazione il rischio che l’ETF selezionato venga liquidato, generando plusvalenze imponibili eriducendo quindi i benefici fiscali che derivano da un investimento di lungo termine.

In chiusura, ciò che appare importante sottolineare, come ben raccontato da Demartini dall’approfondimento degli analisti di Geneve Invest, è come sia del tutto errato considerare gli ETF come una risorsa più sicura edefficiente di altri strumenti finanziari. Si tratta indubbiamente di una buona opzione per quegli investitori che desiderano acquisire esposizione nei confronti di un determinato settore/indice nell’implementazione di una strategia di investimento chiara e ben studiata. Ciò che deve però essere chiaro è che, in virtù della gestione passiva che caratterizza questi strumenti, è l’investitore che si deve occupare della strategia, perseguendo obiettivi ben precisi e adottando le necessarie contromisure finalizzatealla gestione del rischio. Si tratta quindi di una soluzione completamente differente da quella di un tradizionale fondo di investimento, dove, al contrario, vi è unprofessionista responsabile per la gestione del rischio e per “l’adattamento” della strategia in funzione delle diverse congiunture.

Risparmio gestito, trend in rialzo a fine 2015: uno sguardo alle nuove forme di risparmio

 Si attesta a 141 miliardi di euro il bilancio dei flussi complessivo che ha coinvolto il risparmio gestito nel 2015. È l’agenzia britannica Reuters a interpretate positivamente i dati emersi per l’anno appena concluso, che paiono confermare appieno il trend in rialzo già registrato durante il 2014.

I numeri sui flussi di capitale sono forniti dall’associazione di categoria Assogestioni, che manifesta un grande ottimismo anche per quanto riguarda le possibili direzioni di investimento che andranno a caratterizzare il 2016.

Per quanto riguarda i Fondi Pensione in particolare a fine settembre 2015, gli iscritti alla previdenza complementare erano circa 7,1 milioni con una crescita nei primi nove mesi dell’anno del 10,4%. L’incremento più rilevante si è registrato nei fondi negoziali (472.000 iscritti in più, pari al 24,3% da inizio anno) grazie all’innovativa esperienza del settore edile. Nei fondi aperti gli iscritti sono aumentati del 5,2%, arrivando a fine settembre ai 1,1 milioni. Gli iscritti ai piani individuali pensionistici (PIP) hanno invece superato i 2 milioni (6,3% in più) rispetto alla fine del 2014.

Questo trend di crescita è dovuto principalmente al fatto che il sistema pensionistico italiano è in crisi e che quindi per i lavoratori, specie i più giovani, la pensione pubblica percepita a fine carriera sarà minore rispetto a quelle a cui sono stati abituati i pensionati attuali.

Questa situazione, unita alla concreta possibilità di nuove riforme pensionistiche future ancora più penalizzanti, rappresenta un forte incentivo alla presa in considerazione di un piano pensionistico integrativo, soprattutto per professionisti, lavoratori atipici e imprenditori che devono scegliere di propria iniziativa se e come accantonare delle risorse per una pensione integrativa.

Articolo scritto in collaborazione con Online SIM, la nuova piattaforma italiana per il risparmio gestito che offre i migliori fondi di investimento a privati, consulenti e clienti istituzionali.