Decreto del fare: le novità per i cittadini

 Solo questa sera si verrà a conoscere la versione definitiva del decreto del fare, la cui bozza è adesso allo  studio del Consiglio dei Ministri.

Non si prevedono grandi modifiche, anzi, il decreto dovrebbe essere lasciato invariato. Nella bozza del testo sono state previste delle importanti novità per i cittadini che riguardano sanità, bollette e il rapporto con le pubbliche amministrazioni.

Nascita dell’Anagrafe Nazionale degli Assistiti (Ana)

Con il decreto del fare nasce l’Anagrafe Nazionale degli Assistiti, che ha lo scopo di monitorare le prestazioni erogate dalle asl. Ne consegue che il libretto sanitario personale è destinato a scomparire e tutte le informazioni potranno essere consultate in rete.

Taglio di 500 milioni all’anno per le bollette della luce

Grazie alla cancellazione di alcune voci delle bollette dell’energia (la componente A2 che sarà riversata sulle società elettriche che operano nelle energie rinnovabili con ricavi superiori a 200mila euro) i cittadini italiani potranno risparmiare 500 milioni all’anno per il conto dell’energia elettrica.

Sanzioni per le PA che non rispettano i tempi

Le amministrazioni pubbliche che non rispettano i tempi previsti per la conclusione dei vari procedimenti richiesti da cittadini e imprese dovranno pagare una multa di 50 euro per ogni giorno di ritardo (fino ad un massimo di 4.000 euro).

Decreto del fare

Le novità per Equitalia

Le novità per il Durc

Le novità per le PMI

Le novità per i cittadini

Decreto del fare: le novità per le PMI

 Piccole e medie imprese sono state uno dei principali soggetti di attenzione per il Governo durante la stesura del Decreto del fare.

Sostrato economico fondamentale del paese, al momento schiacciate dalla crisi e dalla pressione fiscale, se la bozza del decreto non subirà modifiche durante il Consiglio dei Ministri che si sta svolgendo in queste ore, potranno beneficiare di importanti novità.

Vediamo quali sono.

Coperture previste dal fondo di garanzia Pmi

Le piccole e medie imprese che vantano dei crediti nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni potranno accedere ad una copertura da parte del Fondo di Garanzia estesa all’80% nel caso di prestiti a medio e lungo termine.

Ruolo rinnovato per la Cassa Depositi e Prestiti

La Cassa Depositi e Prestiti sarà posta come intermediario di garanzia per le banche che vogliano concedere alle imprese prestiti e finanziamenti alle imprese a tasso agevolato per l’acquisto di macchinari e impianti. I prestiti dovranno essere concessi entro il 2016.

Definanziamento delle grandi opere

La bozza del decreto del fare prevede anche uno stop dei finanziamenti delle grandi opere come la Tav Torino-Lione, il Terzo valico Milano-Genova e il Ponte sullo Stretto di Messina.

I due miliardi complessivi che si risparmieranno andranno per opere già cantierate o cantierabili.

Decreto del fare

Le novità per Equitalia

Le novità per il Durc

Le novità per le PMI

Le novità per i cittadini

Decreto del fare: le novità per il Durc

 Il Durc – documento unico di regolarità contributiva – è la documentazione che le imprese devono presentare all’Inps, all’Inil e alla Cassa Edile per attestare l’adempimento degli obblighi legislativi e contrattuali.

Necessario per tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici, per i lavori privati soggetti al rilascio della concessione edilizia o alla DIA, per le attestazioni SOA, è stato sottoposto a delle importanti modifiche nella bozza del decreto del fare, che sarà oggi all’attenzione del Consiglio dei Ministri.

Se la bozza non verrà modificata, le novità previste sono l’allungamento dei tempi di validità del documento e la responsabilità sociale dell’appaltatore.

Validità del Durc estesa a 180 giorni

La validità del Durc per i lavori privati in edilizia viene raddoppiata, passando dagli attuali 3 mesi ai 6 mesi (180 giorni).

Con questa nuova versione del Durc, inoltre, le imprese, diversamente da quanto accadeva in precedenza, potranno compensare i debiti contribuitivi con i crediti vantati con la Pa.

Responsabilità solidale e Durc

L’appaltatore non sarà più sottoposto alla responsabilità solidale fiscale per il versamento all’Erario delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e dell’Iva dovuta dal subappaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nel contratto di subappalto.

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Le novità per Equitalia

Le novità per il Durc

Le novità per le PMI

Le novità per i cittadini

Decreto del fare: le novità per Equitalia

 Equitalia è uno dei principali problemi per le imprese e per i cittadini italiani che si trovano, spesso, a dover pagare delle cifre astronomiche anche per della piccole inadempienze. Un salasso che mette in ginocchio famiglie e imprenditori anche perché fino adesso la società di riscossione dei tributi poteva provvedere all’esproprio degli immobili, sia ai cittadini che alle imprese.

Se la bozza del decreto non verrà modificata, Equitalia non potrà più farlo. Ecco quali sono i cambiamenti previsti.

Nessun esproprio se l’immobile è la prima casa o l’unico bene dell’imprenditore

La prima importante novità del decreto del fare per quanto riguarda i poteri di Equitalia riguarda gli espropri degli immobili dei contribuenti inadempienti: la società non potrà procedere se il contribuente è proprietario solo di quell’immobile che utilizza come abitazione principale e dove detiene la sua residenza anagrafica.

Unica deroga per l’espropriazione è per gli immobili di lusso, ossia quelli accatastati nelle categorie  A1 (abitazioni di tipo signorile ), A8 (ville) e A9 (castelli e palazzi di eminenti pregi artistici o storici).

Per capannoni e macchinari delle imprese, il pignoramento è possibile solo fino a un quinto e i beni saranno  dati in custodia all’imprenditore debitore.

Inoltre, il recupero coattivo scatta sopra la soglia dei 50.000 euro non pagati (prima era di 20.000) e la revoca della possibilità di rateizzazione avverrà solo dopo il mancato pagamento della quinta rata, non più a partire dalla seconda.

Decreto del fare

Le novità per Equitalia

Le novità per il Durc

Le novità per le PMI

Le novità per i cittadini

Decreto ‘del fare’, oggi al vaglio del Consiglio dei Ministri

 Oggi pomeriggio il Consiglio dei Ministri si riunisce per dare il via libero definitivo al decreto del fare, il progetto che ha messo a punto il g0verno Letta per provvedere al rilancio dell’economia italiana.

► Le misure contro la disoccupazione nel Decreto del fare

Nel decreto sono contenute diverse misure urgenti sia per le imprese che per i cittadini che hanno lo scopo, oltre che di dare un nuovo slancio all’immobile economia italiana, di ridefinire il rapporto tra il fisco e i contribuenti e semplificare la burocrazia italiana.

Tra le principali misure contenute nella bozza del decreto – che non dovrebbe subire nessuna modifica – ci sono il ridimensionamento dei poteri di Equitalia che non potrà più espropriare immobili quando risultano essere l’unico bene posseduto dal contributore inadempiente, il finanziamento di 6.000 cantieri nei piccoli comuni e con il parziale definanziamento di Tav, ponte sullo stretto e Terzo valico e il taglio dei costi delle bollette elettriche.

I cittadini, se quanto contenuto nella bozza non verrà modificato, potranno accedere ad un’Anagrafe nazionale degli assistiti (Ana) unica, che monitorerà sulle prestazioni erogate dalle asl per rendere più facile la vita degli assistiti, e avranno la possibilità di chiedere una casella di posta elettronica certificata contestualmente alla carta d’identità elettronica. A questo si aggiunge la scomparsa di tutta una serie di certificati medici necessari per determinate attività.

► Pensioni: come interverrà il governo su esodati, perequazione e ricongiunzione?

Altre novità sono previste per le PA, che saranno sanzionate per i giorni di ritardo nella conclusione dei procedimenti amministrativi, poi è prevista l’estensione della validità del Durc a 180 giorni e, infine, per le università e gli enti di ricerca.

L’Ue dà ragione alla Francia: la produzione audiovisiva è fuori dalle trattative con gli Stati Uniti

 Era questa l’unica soluzione alla quale si poteva giungere per non impedire alle trattative tra Unione Europea e Stati Uniti per la creazione del libero scambio tra i due paesi non iniziassero neanche.

► La Francia si mette di traverso al libero scambio tra Usa e UE

La Francia fin dall’inizio, infatti, aveva posto le sue condizioni: si potrà trovare un accordo commerciale solo ed esclusivamente se la produzione audiovisiva – si parla di cinema, una delle colonne portanti della cultura e dell’identità francese –  sarà esclusa da queste trattative.

E, in UE, per questi accordi si necessita dell’unanimità. Quindi, alla riunione di ieri sera, si è giunti all’unica soluzione possibile per il  mandato da affidare alla Commissione Europea per l’inizio dei negoziati con Washington che porteranno all’armonizzazione di norme e standard internazionali per il libero commercio.

Ma non è ancora detta l’ultima parola. A ventilare la possibilità di una futura comprensione nell’accordo anche della produzione audiovisiva e cinematografica è il ministro per gli affari europei finlandese Alexander Stubb, perché c’è sempre la possibilità che la Commissione Europea chieda nuove istruzioni in futuro ai singoli governi.

► In Francia la disoccupazione sale al 10,4%

L’Italia, invece, è aperta ai negoziati perché, come detto dal vice ministro per lo Sviluppo Economico italiano Carlo Calenda, ne sarebbe il primo beneficiario e soprattutto per il timore di eventuali ritorsioni da parte degli Stati Uniti.

La Svizzera apre allo scambio di informazioni con i paesi Ocse

 Si preannunciano tempi sempre più duri per chi ha l’abitudine di portare i propri capitali nei cosiddetti paradisi fiscali. La Svizzera, da sempre uno dei paesi che mette a disposizione di chi detiene grandi capitali condizioni fiscali agevolate e il segreto bancario, sta aprendo le sue porte.

► Problemi sull’accordo fiscale tra Italia e Svizzera

In questi giorni, infatti, il governo svizzero ha annunciato di essere pronto a partecipare attivamente alla creazione di uno standard globale per lo scambio automatico delle informazioni bancarie anche con tutti i paesi che fanno capo all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa).

Da sempre un tabù per la Svizzera, il segreto bancario è pronto ad essere smantellato. Un gruppo di esperti, come annuncia il comunicato rilasciato ieri da Berna, ha raccomandato al paese elvetico di aderire e partecipare attivamente alla creazione di questo standard internazionale, per non perdere la possibilità di essere una piazza competitiva quando tutti i paesi si saranno adeguati.

Il ministro delle finanze svizzero Evelyne Widmer-Schlumpf ha comunque tranquillizzato tutti coloro che hanno un conto corrente in Svizzera, annunciando che il segreto bancario non sarà totalmente cancellato, ma che si lavorerà per trovare un accordo che permetta comunque la tutela di dei dati e che sia basato sulla reciprocità dello scambio di informazioni.

► Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Il prossimo appuntamento è per settembre, quando il ministro delle finanze elvetico dovrà relazionare ai cittadini e ai correntisti le sue prossime mosse.

Anche solo 500 euro al mese, ma fateci lavorare

Un’analisi della Coldiretti/Swg smentisce ancora una volta la teoria dell’ex Ministro Fornero secondo la quale i giovani italiani sarebbero choosy.

► I giovani occupati producono il 17,2% del PIL

Secondo i dati di questa analisi, infatti, i giovani italiani sarebbero disposti anche ad avere uno stipendio mensile di soli 500 euro per un lavoro che magari neanche rispecchia le loro qualifiche e i loro titoli di studio pur di poter trovare un’occupazione.

Il 43% dei giovani disoccupati italiani, secondo l’analisi della Coldiretti, sarebbe disposto a lavorare full time per essere pagato 500 euro al mese, mentre il 39% sarebbero disposti anche a lavorare più ore per avere sempre la stessa retribuzione.

Anche i giovani che un lavoro ce l’hanno hanno pressappoco le stesse esigenze: il 23% ha dichiarato che sarebbe disposto a lavorare anche più ore per mantenere lo stesso livello reddituale, anche se ben il 38% di loro ha il sogno di aprire un’attività in proprio, quasi sempre un agriturismo, piuttosto che lavorare in una multinazionale o accontentarsi del posto fisso in banca.

► Dove vanno i giovani che lasciano il proprio paese in cerca di fortuna?

E tutti i giovani, occupati e non, sono pronti per fare le valigie e espatriare in cerca di una situazione migliore in qualche altra parte del mondo. Lo farebbe il 59% degli studenti, il 53% dei giovani disoccupati e il 47% dei giovani che un lavoro ce l’hanno ma che, evidentemente, non rispecchia le loro aspettative per il futuro.

Dall’inizio dell’anno chiuse migliaia di imprese

 17.088 imprese, tra bar e ristoranti, da inizio 2013, hanno abbassato definitivamente le saracinesche. Se il ritmo delle chiusure delle attività commerciali delle città italiane mantiene lo stesso ritmo registrato per i primi quattro mesi del 2013 si rischia che le nostre città diventino una lunga vetrina di negozi chiusi.

► Quanto costa la burocrazia per le piccole e medie imprese italiane

Lo dice la Confesercenti. 17.088 bar e ristoranti significa una contrazione del 5% del totale delle imprese registrate nel settore, ma alle imprese che operano nell’abbigliamento potrebbe anche andare peggio: da inizio anno sono state chiusi 11.328 esercizi, l’8% del totale.

Si salva solo il settore alimentare che vede una contrazione minore, registrando la chiusura di ‘solo’ 4.701 unità, con una variazione negativa del 3% sul 2012.

Secondo la Confesercenti alla fine del 2013 il rapporto tra aperture e chiusure di imprese che operano nell’abbigliamento potrebbe essere di 2 a 7, mentre per il resto delle attività il rapporto medio aperture-chiusure si attesterebbe sul’1 a 3.

Una situazione, questa, che si registra in tutte le regioni d’Italia ma che colpisce in modo più marcato soprattutto il sud della penisola. Nel settore alimentare la situazione peggiore si riscontra in Sicilia, dove apriranno 288 attività commerciali a fronte della chiusura di 1.080.

► Il programma di Letta per il rilancio delle imprese

L’abbigliamento soffre di più in Basilicata: 240 chiusure e solo 84 nuove aperture, per una perdita del 10% dei negozi del territorio. L’Abruzzo farà invece segnare il record di chiusure per i ristoranti: 144 aperture e 534 chiusure.

Quanto costa la burocrazia per le piccole e medie imprese italiane

 La burocrazia lenta e farraginosa tipica del nostro paese è uno dei problemi più pesanti per le piccole e medie imprese italiane che, ogni anno, sono costrette a pagare il peso di questa maglia di regole, norme e tasse nella quale sono ingabbiate.

► 288 nuove norme fiscali in 5 anni

Secondo i dati riportati dalla Cgia di Mestre, calcolati su base annua e sono aggiornati al 31 dicembre 2012, la burocrazia italiana costa alle imprese 31 miliardi di euro ogni anno, 7.000 euro circa per ogni impresa.

Ad incidere di più su questa spesa sono il costo del lavoro e della previdenza che richiedono la tenuta dei libri paga, comunicazioni per assunzioni o cessazioni e dei dati mensili di retribuzione e contribuzione etc, che nel complesso costa alle Pmi  9,9 miliardi di euro all’anno.

Altro costo per le imprese è quello della sicurezza: 4,6 miliardi di euro per valutazione dei rischi, piano operativo di sicurezza, formazione obbligatoria etc, che pesano per 1.053 euro annui su ogni impresa.

► La burocrazia italiana frena gli investimenti stranieri per le rinnovabili

Poi ci sono i costi da sostenere per l’area ambientale (3,4 miliardi di euro l’anno), quelli per le dichiarazioni dei sostituti di imposta e le comunicazioni periodiche ed annuali Iva (2,7 miliardi all’anno) e i costi per la contabilità aziendale, per i quali le piccole e medie imprese sborsano ogni anno circa 632 euro.