La Germania contro l’euro

 Il mercato forex è molto controverso. Dal punto di vista dell’investitore resta un terreno privilegiato, soprattutto se gli strumenti d’investimento sono le opzioni binarie. In più, comprendere l’andamento di una certa moneta è a dir poco facile rispetto alla considerazione delle oscillazioni di un titolo azionario.

A Bruxelles non piace l’analisi del FMI

Di fatto, però, le variabili che influiscono su alcune monete, possono crescere in base alla valenza “politica” piuttosto che “monetaria in senso stretto” della valuta. Per esempio, sull’euro, influisce la particolarità della struttura politica dell’Eurozona dove hanno un discreto peso tutte le decisioni dei singoli stati membri. Se poi a pronunciarsi è uno dei big come la Germania, allora si capisce bene che l’andamento dell’euro è bello che condizionato.

La più grande sfida è l’occupazione

La Germania, per esempio, in queste ore, sta effettuando un vero e proprio processo all’euro. Ha chiamato in causa la Corte costituzionale tedesca che adesso dovrà giudicare il comportamento tenuto dalla BCE che continua nell’acquisto dei bond privilegiando le economie italiana e spagnola.

Il processo all’euro, che probabilmente condizionerà tutta l’estate, sarà lo sfondo della campagna elettorale tedesca. In Germania, infatti, a settembre, i cittadini tornano alle urne. C’è da capire allora se questa querelle condizionerà l’ascesa del partito europeista o finirà per alimentare il sentimento antieuropeo latente anche in Germania.

La Cina influisce sui mercati europei

 La Cina, ormai è chiaro, ha subito una sonora battuta d’arresto ed ora ha praticamente il fiato sul collo. Tutti gli altri paesi occidentali, infatti, dipendono dal mercato asiatico e anche ci si aspetta a breve anche un effetto sui mercati azionari.

La giornata finanziaria di oggi potrebbe essere molto burrascosa. Gli occhi degli investitori sono puntati soprattutto sull’Italia visto che a breve saranno pubblicati i dati sul PIL e sull’industria del nostro paese. Nell’attesa cresce lo spread che si riporto a 265 punti base.

Il futuro degli investimenti è in Africa

Un’altra parte di Occidente, invece, sembra essere immune all’andamento dell’economia cinese e parliamo in questo caso dell’economia giapponese. Tokyo, infatti, ha messo in campo una vera e propria politica monetaria aggressiva. Gli stimoli introdotti dal perpetuarsi dell’Abeconomic hanno spinto verso l’alto il PIL che è cresciuto del 4,1 per cento. In recupero anche in Nikkei che fa segnare un ottimo risultato: +5 per cento.

Perché si teme la decrescita cinese

Gli investitori, considerato il progresso del Giappone, si mantengono cauti sugli altri fronti dimostrando una certa preoccupazione per quel che sta succedendo in Cina. A livello finanziario, quindi, Piazza Affari apre in ribasso e le oscillazioni lasciano Milano praticamente al livello di parità.

Londra e Parigi, tanto per restare sui listi europei, perdono lo 0,2 per cento. I dati macroeconomici diventano una zavorra per tutti.

Il ritardo nelle infrastrutture è costato 24 miliardi di PIL

 Secondo un recente studio portato a termine dalla Confcommercio e intitolato “Trasporti al passo, economia ferma”, i numerosi ritardi accumulati nel corso degli ultimi dodici anni nello sviluppo delle infrastrutture italiane, hanno generato per il Paese una perdita del prodotto Interno Lordo pari a 24 miliardi di euro.

In scadenza il 730

 E’ prevista proprio per la giornata di oggi la scadenza del termine ultimo di presentazione della dichiarazione dei redditi 2013, attraverso il modello 730,  che deve essere consegnato ai Caf o ai professionisti abilitati. 

Energia elettrica più cara del 75% rispetto al 2000

 Il caro bollette torna a colpire pesantemente le tasche e i consumi degli italiani. Anzi, sulla base degli ultimi rilevamenti effettuati dalle associazioni dei consumatori, nel giro di addirittura dieci anni i rincari non hanno mai abbandonato la presa sui costi finali dell’ energia elettrica, del gas, dell’ acqua e dello smaltimento dei rifiuti

La crisi occupazionale del turismo italiano

 Che il turismo italiano fosse in crisi era fatto noto, nonostante questo settore sia stato sempre uno dei più produttivi in Italia. Ma adesso la situazione è divenuta drammatica, come emerge dai dati dell’Osservatorio turistico-alberghiero di Federalberghi che ha registrato un calo del 4,7% del numero degli occupati del settore tra gennaio e maggio di questo anno rispetto allo stesso periodo del 2012.

► Niente vacanze per gli italiani

Diminuiscono sia gli occupati a tempo determinato, – 4,9%, sia quelli a tempo indeterminato, – 4,6%. Meno lavoro, meno reddito per le famiglie che lavorano nel settore che avrà un effetto devastante sui consumi degli italiani, già ridotti all’osso.

La causa di questo aumento della disoccupazione nel comparto turistico va rintracciata in quello che il presidente della Federazione Bernabò Bocca chiama il turismo a due velocità: pur mantenendosi alta la presenza dei turisti stranieri, nei primi cinque mesi dell’anno le presenze negli alberghi sono aumentate del 3,1%, c’è la pesante riduzione delle presenze italiane, che si sono abbassate di un ulteriore 4,7%, percentuale impossibile da bilanciare con le presenze di stranieri.

► Disoccupazione: i giovani emigrano dal Nord

Una percentuale alta, troppo alta, che ha spinto Federalberghi a richiedere al Governo il riconoscimento dello stato di crisi occupazione del settore.

 

Burocrazia lenta e costosa, un peso troppo grande per le aziende

 La burocrazia italiana è un costo troppo pesante per le aziende italiane. Se non si predispongono interventi mirati non ci sarà nessuna possibilità di ripresa per le aziende italiane.

► L’allarme di Rete Imprese per le imprese italiane

A dirlo è Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza, che chiede al Governo di iniziare il percorso di sviluppo proprio dalla semplificazione normativa. La burocrazia attuale, infatti, non solo è un costo troppo pesante, ma impedisce alle aziende di essere efficienti a causa dei troppi attori coinvolti che allungano i tempi di tutti i processi decisionali.

Se si vuole tornare ad essere competitivi non si può pensare, continua Pitruzzella, solo alla liberalizzazione se poi mancano delle infrastrutture a sostegno delle attività economiche, sia per le aziende italiane che per quelle straniere che vorrebbero operare nel territorio.

Servono tempi e regole chiare e, soprattutto, semplificare realmente e non continuare, come accade ormai da 20 anni, a togliere oneri da una parte per poi aggiungere da un’altra. Si può fare, spiega Pitruzzella, senza nessun costo, ad esempio prevedendo sanzioni per i ritardi delle risposte delle amministrazioni.

► Le misure del nuovo piano anti – burocrazia

Nota positiva i progressi fatti nella concorrenza, anche se sarebbe necessario intensificare soprattutto su comunicazioni, ai trasporti, e all’energia, che sono i volani per la creazione di ricchezza e quindi per la crescita del Pil.

 

Finiti i fondi per il fotovoltaico

 Lo ha annunciato l’Autorità per l’energia: il 6 luglio si esauriranno i 6,7 miliardi che il governo Monti aveva predisposto per incentivare l’installazione e la manutenzione degli impianti fotovoltaici.

► I costi nascosti della bolletta della luce

Gli addetti ai lavori erano già preparati all’arrivo di questa notizia dato che dopo il boom iniziale gli investimenti per il fotovoltaico si stavano già ridimensionando: si era partiti con grandi investimenti per gli impianti più vecchi per passare poi a lavori più piccoli, per lo più interventi di manutenzione.

Oltre al raggiungimento del tetto massimo imposto per il Quinto Conto Energia il settore delle rinnovabili potrebbe ulteriormente contrarsi se il governo deciderà di inserire nelle bollette di chi ha un impianto fotovoltaico la voce ‘onere di sistema‘, che sarebbe una sorta di contributo per gli investimenti fatti per l’adeguamento della rete di distribuzione di energia.

► Energia: come funzionano gli sconti sulle ristrutturazioni

Le aziende del settore chiedono al governo di fare chiarezza sulla normativa e sugli incentivi per le energie rinnovabili, in quanto rappresentano una grande risorsa per il paese. Solo nel 2012, infatti, grazie alle energie rinnovabili si è prodotta in casa il 7% dell’energia necessaria la fabbisogno italiano, riducendo di 2 miliardi di euro le spese per l’acquisto di gas dall’estero.

 

Pochi falsi malati, l’Inps taglia le visite fiscali

 Lo scopo delle visite fiscali è quello di scovare i dipendi pubblici e privati che mandano certificati di malattia all’azienda pur non essendo malati. Ma sembra che in Italia, a dispetto di quanto si dice, i malati immaginari sono molto pochi: lo scorso anno le solo il 9% delle visite fiscali disposte ed effettuate dall’Inps hanno portato ad una riduzione della prognosi.
► L’Inps revoca la sospensione delle visite fiscali d’ufficio

Percentuale doppia di ‘successo’ per le visite richieste dalle aziende private, ma comunque sempre troppo bassa per giustificare i 50 milioni di euro del costo di questa prassi.

Così l’Inps, anche per effetto della spending review che impone all’Istituto di Previdenza di tagliare le spese di gestione, ha deciso che nel 2013 si effettueranno solo le visite richieste dalle aziende che non si fidano del certificato inviato dai loro dipendenti, e saranno le aziende a doverle pagare. Si stima, così, che non saranno più di 100 mila.

► Visite fiscali – La guida per i lavoratori

Le visite fiscali dell’Inps, inasprite sopratutto nel settore pubbliche da Brunetta, hanno evidenziato che le ore perse ogni mese causa malattia sono state costanti dopo lo shock iniziale della nuova normativa: i giorni persi sono scesi dagli 1,32 di ottobre 2007 agli 0,91 di ottobre 2010, dato rimasto costante fino a ottobre 2012.

Niente vacanze per la metà degli italiani

 Niente vacanze per quasi la metà degli italiani. La crisi, il caro vita, la disoccupazione e le tasse impediscono agli italiani di concedersi qualche giorno di vacanza questa estate: saranno solo in 25.700.000 a partire per qualche giorno di villeggiatura.
► Meno 500 euro nelle buste paga degli italiani

A dirlo il sondaggio della Confesercenti-Swg che evidenzia il crollo della percentuale degli italiani che si possono concedere un periodo di vacanza: erano quasi l’80% nel 2010, nel 2013 sono appena il 58%.

Le famiglie italiane hanno visto ridursi sensibilmente il loro reddito, fattore determinante per il 44% degli intervistati per decidere se programmare o meno una vacanza, e il 53% degli intervistati ha dichiarato che non è più sufficiente per coprire le spese, pagare le tasse e permettersi una vacanza.

► Come si usa lo stipendio degli italiani

Altro dato che emerge dal sondaggio della Confesercenti-Swg è che la percentuale delle persone che non andranno in vacanza perché non possono lasciare il posto di lavoro è aumentata dal 4 al 7%, come è aumentata anche la percentuale delle persone che sono state costrette a prendere ferie in altri periodi dell’anno perché le aziende hanno meno lavoro e sono costrette a chiudere per periodi più lunghi.

Unico dato stabile è quello sulla durata delle vacanze, che rimane di 12 giorni dal 2009.