Il lusso contro i falsari

 L’economia del lusso tiene in piedi i listini italiani. In più di un’occasione s’è visto che i marchi legati ai beni di lusso, hanno sopravvissuto meglio alla crisi anche per il fatto che sono più esposti e più attivi sui listini internazionali. Oggi, quindi, sembra più che mai necessario che le imprese del lusso s’impegnino direttamente nella lotta contro i falsari.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

I  primi a scendere in campo sono i giudici del tribunale di New York che hanno puntato il dito contro alcuni falsari cinesi che hanno sfruttato la potenza del web per costruire una vera e propria roccaforte in grado di custodire e commercializzare beni falsi.

I falsari cinesi in questione si occupavano soprattutto della contraffazione di orologi di lusso. I primi ad indignarsi per questo “traffico alternativo” sono stati i manager del gruppo svizzero Richemont che hanno ricorso al tribunale americano per mettere al sicuro il loro business. I due personaggi incriminati sono Tony Chen e Fan Bao Dian che commerciavano prodotti dei marchi Cartier, Baume&Mercier e Jaeger-LeCoultre.

Ferragamo vede bene anche il 2013

Il commercio di questi falsi beni veniva effettuato su 2700 siti internet diversi di cui è stata disposta la chiusura.

Lotta all’evasione fiscale ancora in alto mare

 La Corte dei Conti ha spiegato che gli strumenti nelle mani di chi lotta contro l’evasioni fiscale non sono affilati e infatti la battaglia in questione è stata definita ondivaga. Lo stesso redditometro che ha tempestato i giornali economici per diversi mesi, oggi è valutato come uno strumento dalla potenzialità limitate.

Battuta d’arresto per il redditometro

La Corte dei Conti, forse per la prima volta in modo esplicito, se la prende con il governo di Monti e soprattutto con i suoi contabili che hanno usato strategie e strumenti ondivaghi e contraddittori, insomma non sono riusciti a far venire allo scoperto quei tratti oscuri del fisco italiano.

Cambiano le spese, attenti al redditometro

L’emersione del lavoro e dei redditi in nero era stata affidata a redditometro e spesometro. Oggi rispetto ai due metodi di controllo c’è molto scetticismo, si crede infatti che oltre a non risolvere i problemi, rischiano di stimolare ancora una volta e ancora di più il nero.

La lotta all’evasione fiscale, invece, secondo la Corte dei Conti, deve essere efficace perché è l’unico modo per rimettere in sesto i bilanci dello Stato. Adottare dei provvedimenti contraddittori non fa bene a nessuno e il rischio è che si disperdano le energie. Una maggiore chiarezza nella lotta sembra essere necessaria.

Tutto in vendita sul mercato

 Tutto, ancora una volta, è dovuto al rallentamento dell’economia cinese che oltre ad influire sulle quotazioni europee ed americane, incide profondamente anche sui listini azionari giapponesi. La borsa di Tokyo ha guadagnato parecchio nell’ultimo semestre e soltanto a maggio ha chiuso le contrattazioni in rosso.

Borse positive mentre Tokyo precipita

Si sono scatenate le vendite che in qualche modo influenzano anche l’andamento dei mercati europei. Per esempio lo spread tra Btp e Bund si è fermato a 265 punti, mentre sul fronte delle materie prime è in calo il prezzo del petrolio dopo le decisioni rese note dall’OPEC.

I mercati rischiano la bolla finanziaria?

Per quanto riguarda l’indice PMI del Vecchio Continente, siamo in una fase di ripresa, l’indice è in ascesa anche se l’economia resta comunque nel recinto della contrazione. Molti analisti hanno pensato che questo cambio di fronte nelle quotazioni fosse dovuto al cambio del mese.

Giugno, infatti, potrebbe essere un mese all’insegna della volatilità con una serie di correzioni su tutti i mercati. La borsa di Tokyo, in più, sembra davvero oscillare sotto il peso della politica espansionista a livello monetario, decisa da Shinzo Abe.

Il Nikkei è in calo del 3,7 per cento e gli analisti danno la colpa  sia all’economia cinese sia, sotto il profilo monetario, al rafforzamento dello yen rispetto al dollaro americano.

La doppia faccia del lavoro: cresce al Nord ma crolla al Sud

 Quello che sembra ormai essere un clichet della nostra Italia viene costantemente confermato dai numeri. La disoccupazione è una spina nel fianco, molto più lunga in quello del Sud e sempre più corta in quello del Nord.

Se si tengono in considerazione gli ultimi anni di crisi si noterà che al Sud e sulle Isole sono stati distrutti più di 335.500 posti di lavoro.

Nel settentrione, invece, ne sono stati creati circa tredici mila.

I dati sono stati forniti durante il ventiquattresimo Report Sud, a cura di Diste Consulting-Fondazione Curella.

Mai come oggi, dunque, il Paese è spaccato in due, con un Mezzogiorno ‘alla frutta’ e un Nord in risalita.

Qualcuno, forse, non si fiderà delle statistiche, ma il dato è palese.

Spaccatura profonda

Non è solo il dato occupazionale a distinguere in maniera pesante Nord e Sud. In ogni comparto importante la differenza è netta.

Ad esempio, durante lo scorso anno. Il Prodotto interno lordo è diminuito del 3,4% a fronte di un calo del 2% nel Centro/Nord. Per l’economia meridionale si parlava della quinta diminuzione consecutiva nell’arco degli ultimi cinque anni, che ha fatto tornare il livello del Pil indietro di oltre il 10%, mentre per l’area centro settentrionale il consuntivo 2012 rappresenta una inversione di tendenza, al termine di un biennio di parziale recupero delle perdite subite nel 2008/2010, per cui la flessione del Pil in confronto al 2007 ha toccato il 6%.

In Italia chiudono anche le aziende straniere

 La crisi colpisce (inevitabilmente) anche le imprese edili create dai lavoratori romeni presenti in Italia. Stesso dicasi per i negozi che vendono frutta e verdura in mano ai cingalesi, o per i negozi gestiti dai cinesi o dai marocchini.

Non c’è scampo per nessuno. Un tempo l’Italia era considerata la ‘terra promessa‘ in cui creare il proprio business. Oggi, con sommo dispiacere, non c’è più gloria neanche per gli immigrati.

Le piccole imprese soffrono come non mai per via della recessione. La caduta dei consumi, dunque, si abbatte anche sulle piccole aziende guidate da extracomunitari.

In dodici mesi, dal 2011 al 2012, la presenza di queste attività imprenditoriali in Italia è diminuita del 6,7 per cento.

Le numerose piccole aziende straniere presenti sul territorio si basavano sul basso costo del lavoro per contrastare la crisi. Ma la crisi ha avuto il sopravvento.

Un calo progressivo

Così, mentre sino al 2011 la presenza di ditte straniere regolarmente iscritte all’albo faceva registrare una continua crescita, dall’anno scorso la tendenza si è invertita. Nel 2007 erano 167.000, nel 2011 erano 249.000, ma nel 2012 sono scese a 232.000.

Sono dunque 16.796 le imprese con titolare straniero che hanno chiuso in un anno.

Allarme CISL su disoccupazione

 Ieri, 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, il segretario generale della CISL, Raffaele Bonanni ha lanciato l’ allarme sulla situazione del mercato del lavoro italiano, ribadendo l’ urgenza di far fronte al problema della crescente disoccupazione nel nostro Paese. Di questo passo, ha affermato infatti il segretario, l’ Italia rischia di diventare una Repubblica fondata sul non – lavoro, parafrasando e rielaborando il primo articolo della nostra Costituzione.

>Crisi occupazionale nel settore industriale

Conto alla rovescia per il Redditometro

 Il processo di revisione e di semplificazione del cosiddetto Redditometro, lo strumento messo a punto dall’ Agenzia delle Entrate per porre fine al problema dell’ evasione fiscale, è giunto ormai alla sua fase definitiva e a breve, forse già nel corso di questa settimana o al massimo della prossima, lo strumento potrebbe entrare in funzione.

>Arriva la versione definitiva del redditometro

I dati dei contribuenti italiani nel 2011

 Il Ministero dell’ Economia e delle Finanze ha recentemente pubblicato le tabelle relative alle dichiarazioni dei redditi dell’ anno 2012, le quali, come è noto, hanno fotografato la situazione reddituale degli italiani relativa all’ anno precedente, ovvero al 2011. Anche questa volta, tuttavia, si può dire che le sorprese non sono affatto mancate.

I 5 punti di Van Rompuy per l’occupazione

 In un incontro avuto a Palazzo Chigi con il Presidente del Consiglio italiano Enrico Letta, il presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ha affrontato il tema della disoccupazione, emergenza che oggi accomuna tutte le nazioni europee, ribadendo che quella della disoccupazione giovanile è oggi una sfida impellente che tutti i governi dell’ Unione Europea sono chiamati ad affrontare, una grande sfida politica, economica e sociale.

Il piano europeo contro la disoccupazione

Crisi occupazionale nel settore industriale

 Se negli ultimi cinque anni l’ intero settore dell’ industria italiana ha dovuto affrontare, a causa della crisi economica, la perdita di circa 674 mila posti di lavoro, le ultime previsioni per la conclusione dell’ anno 2013 non sono ugualmente buone. Lo afferma, nello specifico, il X Rapporto Cisl Industria, che prevede una ulteriore crisi occupazionale che potrebbe mettere a rischio il posto di lavoro di oltre 123 mila lavoratori equivalenti.

>Non calo ma crollo della produzione industriale