Le violazioni IVA sottoposte a sanzione

 Ogni cittadino ha un profilo di contribuente che gestisce in autonomia o affida alle competenze del sostituto d’imposta. Certo è che in entrambi i casi può capitare di sbagliare. Gli errori non sono tutti dello stesso tipo e altrettanto di può dire delle sanzioni correlate.

Infatti, esistono ad esempio, le cosiddette violazioni formali, i famosi vizi di forma che non hanno un effetto sulla determinazione della base imponibile sulla quale poi si calcolano le tasse da pagare. In più le sanzioni formali non arrecano pregiudizi all’esercizio delle azioni di controllo da parte dell’Ente finanziario.

Novità nella fatturazione IVA

Sicuramente, se l’Agenzia delle Entrate o un altro controllare, dovesse occuparsi delle violazioni sostanziali piuttosto che di quelle formali, si otterrebbe un’efficienza più elevata e una riduzione degli sprechi connessi a questo genere di attività.

L’idea di molti è quella di ribadire che le violazioni formali non sono sanzionabili, perché non modificano il gettito fiscale di un contribuente e poi non sono d’intralcio all’Erario. Esistono ben due errori che si verificano ma non possono essere imputati all’autore della dichiarazione: l’errore sul fatto e l’errore di diritto.

Equitalia porta il limite a 50 mila euro

Il primo è un errore del contribuente che compie una determinata azione sicuro del fatto che non sia vietata per legge. In questo caso con maggiore attenzione, l’errore si può evitare. L’errore di diritto, invece, si lega alla dubbia interpretazione della norma violata da parte di un cittadino.

Un parere UE sui tassi negativi sui depositi

 Esistono i conti correnti per la gestione quotidiana del risparmio e poi esistono i conti deposito usati per accantonare qualche gruzzoletto nella speranza di ricavarne un po’ d’interessi. I conti deposito sono stati di recente al centro di una dichiarazione di un esponente della BCE ma se n’era già parlato dopo il bailout di Cipro che proprio sui conti deposito aveva costruito la sua fortuna.

A tornare sull’argomento è stato il vice presidente della Banca Centrale Europea, Victor Constancio che ha spiegato come l’introduzione di tassi d’interesse negativi sui conti deposito potrebbe modificare l’atteggiamento delle banche ed introdurre nuova linfa nel settore creditizio.

Rendimento in calo per i BOT

Un’operazione di questo tipo, secondo Constancio, porterebbe ad un aumento dei profitti del settore bancario perché le banche, dovendo pagare la BCE per tenere il denaro depositato, sarebbero incentivate a fornire più prestiti.

L’imposta di bollo sui prodotti finanziari

Nel settore creditizio, però, c’è qualche preoccupazione a riguardo, visto che si teme che i profitti delle banche calino in modo repentino inducendo gli istituti di credito e tutto il sistema che li contiene al collasso.

Eppure, in Europa, esiste il caso di un paese che ha adottato i tassi negativi sui depositi e ne ha ottenuto dei benefici. Si tratta della Danimarca, chiamata in causa proprio dal vice presidente della BCE.

Deutsche Bank è il miglior mutuo variabile

 Il mutuo a tasso fisso che parla tedesco è quello proposto da Deutsche Bank che oggi è tra i più competitivi nel settore. Grazie a Mutuisupermarket che come Mutuionline recensisce i migliori mutui del momento, scopriamo che il Mutuo pratico a tasso variabile di Deutsche Bank è il miglior mutuo del periodo. 

Nella presentazione essenziale fatta di questo finanziamento si scopre che il TAEG è del 3,18% e comprende il tasso del 3,05% come somma tra Euribor a 3 mesi e spread del 2,85%, le spese iniziali di 1090 euro ma nessuna spesa ricorrente. Si tratta di un mutuo che offre gratis anche l’assicurazione scoppio e incendio e promette l’erogazione del finanziamento al momento dell’atto di mutuo.

Le banche straniere sono più convenienti

Anche in questo caso, come per il mutuo a tasso fisso della stessa banca, ci sono da sostenere le spese d’istruttoria della pratica di 700 euro e le spese per la perizia dell’immobile, 390 euro. Entrambi questi costi rientrano nelle spese iniziali.

Tra i vantaggi del mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank ci sono dunque l’assenza di spese ricorrenti, la gratuità dell’assicurazione e l’erogazione dell’importo richiesto all’atto di mutuo. Per una richiesta di 140 mila euro da rimborsare in 30 anni, la rata iniziale prevista sarà di 594,03 euro. Il valore dell’immobile deve essere almeno di 220 mila euro.

Il mutuo a tasso fisso che parla tedesco

 Tra tutti i mutui messi a disposizione dalla banche in questo momento, si segnala tra i prodotti a tasso fisso, quello di Deutsche Bank. L’istituto di credito tedesco, infatti, riesce a fare a tutti coloro che risiedono in Italia da almeno tre anni, una proposta altamente competitiva.

Il mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank, nella descrizione fatta da Mutuisupermarket, parte dalla simulazione di una richiesta di 140 mila euro, da rimborsare in 30 anni a fronte di un immobile del valore di 220 mila euro. Il TAEG proposto per questo prodotto è del 5,45%.

La rata dei mutui scende se sono accesi online

Il TAEG comprende sia il tasso, sia tutte le spese del mutuo. Il tasso è del 5,23 per cento ed è il risultato della somma tra l’IRS a 30 anni pari al 2,18 per cento e lo spread del mutuo del 3,05%. Da aggiungere al tasso ci sono 1090 euro di spese iniziali e 350 euro almeno di imposta sostitutiva. Le spese iniziali sono così dettagliate: 700 euro per l’istruttoria della pratica e 390 euro per la perizia dell’immobile. Assenti sia le spese per l’assicurazione scoppio e incendio, sia le spese ricorrenti.

Le banche straniere sono più convenienti

Queste caratteristiche del mutuo a tasso fisso di Deutsche Bank sono da considerarsi tra i punti forti del prodotto. rivolto a chi deve acquistare la prima o la seconda casa o a chi deve ristrutturare un immobile.

La più grande sfida è l’occupazione

 Il ministro delle finanze tedesco Schaeuble ha ribadito un concetto che da più settimane è sulla cresta dell’onda: bisogna risolvere l’emergenza occupazione in Europa. L’ha detto il nostro premier Enrico Letta e l’ha ribadito anche il presidente della BCE.

Il ministro delle finanze tedesco contro Cipro

Adesso a prendere la parola sull’argomento è il ministro delle Finanze tedesco, Wolfang Schaeuble che spiega come il fallimento di una qualsiasi politica volta alla riduzione della disoccupazione giovanile, potrebbe determinare la fine o comunque lo sbriciolamento del Vecchio Continente.

Questo non vuol dire che la risposta all’emergenza sia nella linea dura, quella che prevede l’abbandono del sistema del welfare caratteristico della nostra porzione d’occidente. Una rotta simile, infatti, potrebbe portare alla rivoluzione.

Passera è il contrario di Schaeuble

In Germania s’insiste molto sul salvataggio delle nuove generazioni, così come sotto lo stesso vessillo si raccolgono anche le iniziative della Francia e dell’Italia. Il problema è che i governi fanno sempre più fatica a cercare dei posti di lavoro.

La proposta della Germania si è tradotta praticamente negli accordi siglati con la Spagna e con il Portogallo. I tedeschi hanno ribadito l’importanza di fare delle riforme strutturali che rendano ogni paese maggiormente competitivo e appetibile in Europa e poi mondo. Il tutto si può realizzare attraverso l’uso responsabile e parsimonioso dei fondi europei disponibili.

Il FMI sulla crescita cinese

 Ci si chiede da diverso tempo se la Cina con il suo rallentamento non influisca sull’economia globale e in effetti, dopo la diramazione dei dati sull’economia asiatica in questione, c’è stato un nuovo incremento delle preoccupazioni.

Ad appesantire l’aria ci ha poi pensato il Fondo Monetario Internazionale che ha abbassato le stime di crescita del PIL della Cina per l’anno in corso e poi anche per l’anno prossimo. Un biennio al ribasso che potrebbe condizionare la ripresa economica anche in molti altri stati e continenti.

Tagliato ancora il PIL tricolore

Nel 2013, tanto per essere più precisi, ci sarà una riduzione del prodotto interno lordo cinese dall’8 per cento al 7,75 per cento. Una flessione che in termini percentuali sembra irrisoria ma che invece è davvero preoccupante. Il Fondo monetario internazionale spiega che il 2014 sarà identico a quest’anno ma è anche vero che la precedente previsione era di un PIL cinese all’8,2 per cento.

Cosa sta succedendo in Asia?

La borsa di Shanghai, dopo la diffusione dei dati, ha chiuso la giornata di contrattazioni con un rialzo lievissimo dello 0,3 per cento. La borsa di Tokyo, invece, ha fatto registrare un progresso più consistente soprattutto in considerazione dei risultati della settimana passata, quando i listini giapponesi hanno perso il 10 per cento.

L’indice Nikkey è quindi dato in crescita di 0,1 punti percentuali.

La valuta debole del mese è l’Aussie

 Aussie è il secondo nome del dollaro australiano che in questi mesi sta affrontando delle oscillazioni impreviste. Il fatto è che sull’Australia se ne sono dette di tutti i colori. In primo luogo si è pensato che questo continente fosse uno dei pochi a sopravvivere alla crisi. Poi però si è capito che anche l’Australia stava cedendo il passo alla recessione e in effetti l’andamento dell’Aussie lo dimostra.

Il crollo del dollaro australiano continua

Il dollaro australiano ha sfiorato i livelli minimi da ottobre 2011 ed ha perso ancora molti punti contro il dollaro americano che si conferma come la valuta più significativa del settore Forex. A determinare questa situazione ci ha pensato un report dedicato ai dati economici sugli Stati Uniti che hanno avuto una lettura superiore a quella attesa dagli analisti. Il risultato è stato un rialzo del dollaro contro il resto delle valute presenti sul mercato.

L’Australia in crisi finora aveva resistito

Gli analisti dicono che il dollaro australiano, dall’essere molto amato e acquistato dagli investitori, ha subito una forte vendita dopo il cambio del sentiment dei trader che si sono interrogati sul ribasso dell’Aussie chiedendosi fino dove potesse arrivare a svalutarsi questa moneta.

Oggi, i dati parlano di un Dollaro australiano calato di 0,9579 punti rispetto al dollaro americano con una perdita dell’8% del suo valore in un solo mese.