14 Stati Ue contro la Cina per i dazi sui pannelli solari

 A guidare la ‘battaglia’ è la Germania. Ma i Paesi membri dell’Unione europea che si ribellano alla proposta della Commissione di imporre dazi sui pannelli solari importati dalla Cina sono quattordici.

C’è chi sostiene siano addirittura diciassette.

Lo ha riferito il Financial Times, al termine del meeting tenutosi ieri al Parlamento europeo tra Karel de Gucht, Commissario per il Commercio, e Zhong Shan, viceministro per il Commercio cinese.

Il portavoce del Commissario ha riferito che “De Gucht ha comunicato con chiarezza al viceministro di essere consapevole delle pressioni esercitate dalla Cina su diversi Stati membri. Il portavoce ha poi aggiunto che il Commissario prenderà in cosiderazione quelle che sono le posizioni a riguardo di tutti i Paesi membri.

D’altro canto, con ogni probabilità, i dazi potrebbero anche apparire come necessari. A tal proposito, il portavoce ha rammentato che attualmente i posti di lavoro a rischio in questo contesto lungo tutta l’Unione europea sono circa venticinquemila.

Per tale ragione, la Commissione è vincolata alla valutazione dello scenario più ampio al fine di prendere le proprie decisioni soltanto in base ai fatti”.

Tuttavia, il Commissario è anche disponibile a un eventuale accordo con Pechino, come ha riferito il portavoce: “Il Commissario De Gucht ha anche espresso la suia intenzione di valutare la possibilità di un accordo negoziato in partnership con gli Stati Uniti, se questo dovesse essere necessario”.

I Paesi membri dovranno pronunciarsi entro il prossimo 5 giugno in relazione proposta della Commissione di imporre una tassa del 47% sui pannelli solari importati dalla Cina.

Il Ministro Saccomanni non crede possibile il congelamento dell’aumento Iva

 Nonostante sia possibile che l’Unione europea decida di chiudere la procedura di infrazione aperta contro l’Italia per eccesso di deficit – non è ancora ufficiale, la decisione definitiva arriverà domani – e, grazie a questo, sarà possibile scongelare diversi milioni di euro, non si avranno benefici immediati.

► Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

I primi risultati di questa chiusura si avranno solo a partire dal prossimo anno e, quindi, non sarà possibile, come da molti auspicato, usarne una parte per reperire le risorse necessarie al congelamento dell’aumento delle aliquote Iva previste per luglio 2013.

Lo ha detto il neo ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni durante la presentazione del rapporto della Corte dei Conti di questa mattina. Il tesoretto che si genererà da questa chiusura della procedura dovrà essere utilizzato per gli investimenti e non per la sterilizzazione dell’Iva.

► Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Si fa sempre più forte, quindi, la possibilità che il balzello Iva scatterà, nonostante i tanti tentativi del governo per evitarlo. Possibile, invece, che il tesoretto possa essere utilizzato per evitare l’aumento dei ticket sanitari.

I conti pubblici dell’Italia promossi dall’Europa

 E’ ormai ufficiale la notizia che nella giornata di domani il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn chiuderà una volta per tutte la procedura di infrazione per eccesso di deficit, aperta nel 2009, che ancora grava sul nostro Paese.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Un discreto traguardo, dunque, per l’ Italia, che ha risanato lo stato dei suoi conti pubblici, e che, grazie all’ operato del Governo Monti ha chiuso il 2012 con un deficit al 3%. Ora gli obiettivi per il futuro saranno, però, quelli di mantenere tali risultati anche nei prossimi due anni.

Sei raccomandazioni per la promozione sui conti pubblici

La buona notizia, tuttavia, è quella secondo cui la chiusura della procedura di infrazione conferirà al Governo dei piccoli margini di manovra per l’ attuazione dei provvedimenti che l’ esecutivo ha annunciato di varare, notizia di cui lo stesso premier Enrico Letta si è detto soddisfatto.

Solo nel mese di luglio, tuttavia, l’ Italia potrà effettivamente conoscere l’ ammontare delle risorse economiche su cui poter contare, quando da Bruxelles saranno rese note le regole e i parametri relativi  alle spese che per l’ Europa “generano crescita” e che quindi non andranno conteggiate all’ interno del deficit.

Cresce la raccolta dei fondi di investimento dall’inizio dell’anno

 E’ Assogestioni a dare la notizia delle grandi performance che stanno ottenendo i fondi di investimento in questa prima parte di 2013.

► Marzo da record per l’industria del risparmio gestito

Solo nel primo trimestre del 2013, infatti, la raccolta netta dei fondi di investimento ha visto crescere il suo saldo di circa 6,9 miliardi di euro – arrivando così ad un totale di 20 miliardi, gli stessi livelli registrati nel 2010 – una raccolta che, anche se ha subito un leggere rallentamento nel mese di marzo, ha portato la raccolta totale, alla fine del mese di aprile, a circa 27 miliardi di euro.

Questo boom di raccolta fa sì che salga anche il patrimonio dei fondi che, a fine aprile, si è attestato a 1.256 miliardi di euro, una crescita notevole se si confronta il dato con quello i 1.230 miliardi di euro di fine marzo e i 967 miliardi di un anno fa.

Le migliori performance sono state ottenute dai fondi di investimento aperti, da sempre il prodotto preferito che ottiene i migliori risultati, che hanno totalizzato 5,4 miliardi di euro di afflussi.

► Com’è cambiato il portafogli degli italiani con la crisi?

Buoni risultati anche per le gestioni di portafoglio che hanno chiuso il saldo del primo trimestre 2013 con 1,5 miliardi di euro.

Vertice a sorpresa tra Letta, Alfano e Saccomanni sulle priorità di governo

 Dopo settimane di intenso lavoro e dopo la diffusione di numerosi voci, anche da parti dei diversi Ministri, in merito al futuro operato dell’ esecutivo, i tre uomini più importanti del Governo, ovvero il Presidente del  Consiglio Enrico Letta, il vicepremier e Ministro dell’ Interno Angelino Alfano e il Ministro dell’ Economia e delle Finanze Fabrizio Saccomanni si sono incontrati nella giornata di ieri in un vertice a sorpresa a Palazzo Chigi.

> Servono 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari

Scopo della tempestiva riunione è stato quello di fare un attimo il punto sull’ operato del Governo e decidere la lista delle priorità che lo attendono. Vero è, infatti, che già a partire da domani, l’ Italia potrebbe definitivamente uscire dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo imposta dall’ Europa, ma anche in questo il margine di manovra previsto per l’ esecutivo sembra molto limitato.

Modifiche alla riforma Fornero per risolvere il problema esodati

Come ha precisato Saccomanni, infatti, l’ Europa potrebbe ugualmente chiedere all’ Italia, che ha un debito pubblico pari al 130% del prodotto interno lordo di restare più o meno sulla soglia del 3% nel rapporto deficit – PIL, cosa che costringerebbe il Governo a fare una scelta tra le misure effettivamente realizzabili con le risorse a disposizione.

Per questo motivo l’ idea è quella di concentrasi sulla riforma dei tributi sulla casa e su quella delle pensioni. Con al massimo un ritocco al costo del lavoro.

Nuove tasse in Usa per le vendite on line

 Al momento è solo una proposta di legge, ma sembra che la Marketplace Fairness Act non avrà problemi a divenire effettiva.

► Social shopping

Dopo che il Senato degli Stati Uniti ha votato a favore dell’introduzione della Marketplace Fairness Act con 69 voti – i contrari sono stati solo 27 – ora la proposta di legge è in attesa di passare al setaccio della Camera. Non dovrebbero esserci grandi problemi anche in questa sede, dove le grandi lobbies dell’e-commerce non dovrebbero disdegnare la possibilità di guadagnare di più.

La Marketplace Fairness Act, infatti, è una tassa che si dovrebbe applicare sulle compravendite online, ma non si tratta di una nuova tassa, bensì di un cambiamento nell’applicazione della tassazione stessa.

Negli Stati Uniti le tasse sulle transazioni on line, infatti, dovrebbero essere pagate dagli compratori finali che, però, spesso non pagano quanto dovuto e il gettito potenziale – circa 23 miliardi di dollari – che dovrebbe arrivare allo Stato è solitamente molto inferiore alle attese.

Per ovviare a questo problema il Governo degli stati Uniti ha proposto che la tassa sia pagata dai commercianti e non più dai compratori finali, accollandosi l’onere di far pagare la tassa direttamente sul prezzo del prodotto.

► Google Italia deve pagare 96 milioni di euro di tasse

Ma, se da un lato questo nuovo metodo di tassazione porterebbe a delle entrate certe, dall’altro, come prevedono Ebay ed Amazon che sono già sul piede di guerra, potrebbe anche essere un deterrente alle vendite e un rallentamento delle attività produttive di tutti coloro che vendono solo su Internet.

15 milioni di euro per i politici lombardi

 Quando si lavora in politica, almeno in Italia, non ci si deve preoccupare né di essere dei precari né, tantomeno, di finire tra le lunghe file di esodati.

► Napolitano tagli ancora le spese del Quirinale

E a poco serve il dibattito e il lavoro che sta facendo il governo per abbattere i costi della politica: in Italia c’è il federalismo e, quindi, la Regione Lombardia può decidere di stanziare 15 milioni di euro per gli ex consiglieri della precedente legislatura.

Un fondo, questo, che servirà per il pagamento del trattamento di fine mandato, 4,5 milioni di euro, e per la restituzione dei contributi già pagati, 10 milioni di euro, per i consiglieri che rinunceranno ad avere il vitalizio.

L’assemblea legislativa della Lombardia si sta già preparando alle possibili polemiche che nasceranno da questa variazione di bilancio, dichiarando che questo atto non è un privilegio per pochi, ma si tratta di quanto previsto della legge.

Sicuramente è così, ma sarà difficile spiegarlo alle migliaia di esodati che, pur avendo pagato i contributi regolarmente, difficilmente riusciranno a vederseli tornare indietro sotto forma di trattamento di fine rapporto o di pensione: nel caso dei comuni cittadini, infatti, la soglia minima contributiva per vedersi restituito qualcosa dalla previdenza, in qualsiasi forma esso arrivi, è di almeno 20 anni.

► Operazione trasparenza del Governo: dove sono i redditi dei ministri?

Per i politici questa soglia si abbassa in maniera sensibile: per loro di anni di anzianità contributiva ne bastano 5.

 

 

La Germania accusa Draghi di favorire Italia e Spagna

 Nel corso di questi ultimi giorni il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi è stato oggetto di una duplice accusa da parte di alcuni esponenti di primo piano del mondo della politica e della stampa tedesche.

Lo scenario finanziario europeo va migliorando

Un lungo articolo pubblicato sul quotidiano Die Welt allude oggi infatti alla possibilità che la Banca Centrale Europea utilizzi lo spauracchio dell’ introduzione di tassi negativi sui depositi giacenti presso la BCE, per incoraggiare, o meglio costringere, le banche  tedesche a concedere più credito ai Paesi dell’ Europa meridionale in difficoltà economiche, come l’ Italia o la Spagna.

Il mercato si fida delle banche centrali

Una settimana fa, invece, il presidente Draghi era stato accusato di aver danneggiato, con la sua politica di estrema riduzione dei tassi di interesse, gli interessi dei risparmiatori tedeschi, che nel giro di poco tempo hanno visto drasticamente ridursi il valore dei loro risparmi.

E altre fonti, sempre in Germania, già danno quasi per certa la discesa dei tassi di deposito della BCE sotto lo zero, che saranno rivisti senza neanche aspettare una richiesta di intervento da parte delle nazioni in difficoltà. Nel frattempo, però, dai vertici della BCE, i governi dell’ Eurozona vengono ammoniti a non allentare le politiche del rigore. Chi avrà ragione?

In Italia c’è il gasolio più caro d’Europa

 Le imposte che in Italia si pagano sui prodotti derivati del petrolio sono le più alte d’Europa. Al prezzo all’origine di questi prodotti, infatti, c’è da aggiungere un 55,08% che fa lievitare il prezzo del prodotto in fase di vendita al dettaglio.

Questa incidenza delle tasse ci porta al terzo gradino del podio della classifica dei prezzi del carburante, dopo Gran Bretagna e Svezia.

► Arrivano nuovi aumenti della benzina

Questi due paesi, insieme all’Italia, infatti, sono gli unici in Europa che hanno una tassazione sul gasolio superiore al 50% (tra tasse, Iva, accise e imposte varie), mentre per il resto delle nazioni – come ad esempio la Francia, la Spagna, la Germania e l’Olanda – la tassazione sui prodotti petroliferi è inferiore al 50%, il che garantisce una maggiore competitività dei prodotti.

Questa tassazione così elevata influisce soprattutto nel settore del trasporto professionale, che paga per il gasolio circa 25 centesimi in più al litro  rispetto al prezzo medio che si paga in Europa, cifra che si alza sensibilmente se il prezzo italiano dei prodotti petroliferi viene confrontato con quelli praticati nell’est Europa.

► Le compagnie petrolifere nel mirino di Bruxelles

Per questo le varie associazioni di autotrasportatori italiane vogliono aprire un confronto con il nuovo esecutivo, soprattutto in previsione dell’aumento dell’Iva previsto per luglio: solo riuscendo a livellare il prezzo della benzina italiana con quello europeo si potrà tornare ad essere competitivi.

Nelle banche della City 200 mila operatori in meno

 Se nel Vecchio Continente, dal punto di vista finanziario, sono tornati a spirare deboli venti di miglioramento, e, da una parte la Banca Centrale Europea indica i piccoli passi in avanti compiuti negli ultimi tempi sulla strada della ripresa, e, dall’ altra, gli stessi istituti di credito dell’ Eurozona tornano a credere nei rendimenti dei mercati azionari, la stessa cosa non si può dire della situazione delle banche britanniche.

> Lo scenario finanziario europeo va migliorando

Le banche della City di Londra, infatti, soffrono oggi i colpi di coda più violenti della crisi economica che ha attraversato l’ intero continente, tanto che, in questi mesi e nei prossimi, vedranno ulteriormente ridursi il numero del personale addetto.

In calo le riserve depositate presso le banche centrali

Entro la fine del 2013, infatti, le politiche di contenimento dei costi imporranno ai quattro principali istituti di credito del Regno Unito una riduzione del personale del 24%, che sfiorerà le 200 mila unità, sulla base dei dati occupazionali registrati nel 2008. Gli impiegati del settore bancario passeranno così da un totale di 795 mila di cinque anni fa alle future 606 mila unità della fine di quest’ anno.

Tanto inciderà, dunque, la crisi economica sotto il profilo delle risorse umane sulle banche britanniche, che tentano ogni strategia in vista di un ritorno alla perduta redditività.