Per la Corte dei Conti l’austerità ha aggravato la crisi

 Proprio ora che l’ Italia si avvia ad uscire definitivamente dalla procedura di infrazione per eccesso di deficit imposta dalla Commissione Europea, il Presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, si è espresso con parole dure sulle politiche di rigore e di austerity che il Paese ha dovuto attraversare negli ultimi 4 anni.

Verso la chiusura della procedura di infrazione per deficit eccessivo

Secondo Giampaolino, infatti, le politiche di risanamento applicate in Italia e in altri Paesi europei tra il 2009 e il 2013 hanno contribuito in definitiva ad aggravare la situazione di crisi e di recessione economica che l’ Europa stava attraversando. In Italia, ad esempio, è stato possibile registrare, in soli 4 anni, una perdita nominale del PIL che ha raggiunto i 230 miliardi di euro.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

La perdita del PIL ha infatti poi causato anche una perdita sul gettito fiscale, cosa che, nel quadro generale, ha contribuito a produrre quel mancato conseguimento del pareggio di bilancio per 50 miliardi.

Per il futuro, quindi, secondo  Giampaolino, così come la nuova legislatura si è già apprestata a fare, non bisogna guardare solo alle politiche di bilancio, ma anche a quelle che conducano verso la risoluzione del problema della disoccupazione e verso la decrescita economica e l’ equità distributiva.

 

I danni del maltempo rovinano l’economia

 Quest’ultima ondata di maltempo, così forte da colpire nord e centro Italia, ha provocato danni che si attestano intorno al miliardo di euro.

E’ questo il conto complessivo dei danni, dei maggiori costi e delle perdite produttive provocate al sistema agricolo italiano da una primavera che è diventata una mina vagante e che ha già tagliato di oltre il 30 per cento i raccolti delle principali produzioni del settentrione italiano.

A fare la conta dei danni è la Coldiretti. L’ente, inoltre, ha chiesto di avviare le procedure per la dichiarazione dello stato di calamità naturale per territori più danneggiati, così da tracciare il primo bilancio degli effetti del maltempo nelle diverse regioni.

La situazione di difficoltà è sotto gli occhi di tutti: a partire dallo stato dei fiumi e dei laghi come quello di Garda che ha oltrepassato il livello massimo storico del periodo, dopo che anche nel mese di maggio al nord è caduta il 24 per cento di pioggia in più e le temperature sono state più basse di 3,2 gradi nella seconda decade del mese, stando alle elaborazioni Coldiretti su dati Ucea.

Sono migliaia le aziende agricole nelle quali è andato perduto il lavoro di un intero anno e non c’è raccolto al nord che non sia compromesso, dal pomodoro al riso, dalle patate alla frutta, dalla soia al mais fino al fieno con gravi problemi per l’alimentazione degli animali.

Le temperature al ribasso hanno inoltre elevato anche i costi del riscaldamento delle stalle negli allevamenti di polli, suini e conigli. La più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense, neve fuori stagione e un maggiore rischio per gelate tardive sono alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici che l’agricoltura – afferma la Coldiretti – deve affrontare. Con un contesto del genere, i terreni coltivati, grazie alla loro capacità di assorbimento, rappresentano un vero e proprio airbag naturale contro l’impatto dell’acqua.

 

Il piano governativo per i giovani

 “L’Expo del 2015 è un’opportunità che va ben oltre Milano e la Lombardia. Ma non va interpretata come una bolla, altrimenti l’effetto sarà quello visto a Londra con le Olimpiadi: un trimestre di grande successo e poi è finita lì”.

Sono parole del ministro del Lavoro Enrico Giovannini, che ha in programma la sperimentazione di nuovi strumenti per fornire maggiore flessibilità al mercato del lavoro.

E a chi gli chiede quale tipologia di flessibilità vuole sperimentare, Giovannini risponde: “Stiamo ragionando e ci stiamo confrontando. Ad esempio, consideriamo il contratto a termine e l’apprendistato, che permette una serie di flessibilità ma in una prospettiva di assunzione. È chiaro che se l’Expo sarà una bolla le aziende guarderanno tutte al contatto a termine. Se invece costruiamo un progetto che si appoggia nel tempo sui punti di forza dell’Italia, come il turismo, la cultura e l’agroalimentare, allora dobbiamo incentivare l’apprendistato”.

Flessibilità“, soprattutto di questi tempi, è una parola da prendere con le pinze. Per questo Giovannini vuole che il messaggio che passa sia “chiaro”. Il più possibile.

Giovannini ha poi detto la sua sull’argomento – pensioni. Se ne parlerà dopo l’estate: “Tuttavia non si vede perché nel momento in cui si chiedono sacrifici a tutti qualcuno debba essere escluso. Una misura del genere non porterebbe molti soldi ma sarebbe un’operazione di giustizia sociale. E il governo deve fare quello che ritiene giusto, equo. Anche se non risolve tutti i problemi economici”.

 

Imu, ancora incertezze

 Quella dell‘Imposta Municipale unica è una storia ricca di contraddizioni che accompagna la tassa sin dalla sua nascita. A distanza di diciotto mesi, le controversie si moltiplicano.

Molti sono i cambiamenti che suscitano perplessità nei contribuenti. E per il futuro, con ogni probabilità, non ci sarà maggiore chiarezza.

I contribuenti vogliono capire quando, quanto e se pagare. Si aspetterà agosto? Dall’estate in poi il tributo verrà considerato nuovamente in base ad una riforma di dimensioni estese inerente l’imposizione fiscale sulla casa.

Resta da capire se la riforma si farà senza analisi sui valori catastali.

Imu a giugno: chi deve pagarla

La prima rata dell’Imu va pagata entro il 17 giugno ma il pagamento non è dovuto per gli appartamenti che hanno le caratteristiche dell’abitazione principale, eccezion fatta per le residenze di lusso, categorizzate al catasto come A1 (case signorili), A8 (ville) e A9 (Castelli e dimore storiche).

Niente Imu neanche per li inquilini delle case popolari e gli assegnatari di abitazioni in cooperativa indivisa e gli immobili rurali.

Eppure, malgrado questa ‘apparente chiarezza’ si sta creando un ingorgo legislativo per i contribuenti che devono comunque pagare e hanno immobili in Comuni che hanno variato le aliquote per il 2013 non è chiaro se si debba calcolare l’acconto con le regole dell’anno scorso o con quelle di quest’anno.

Una risposta è giunta con una circolare del ministero delle Finanze (2/DF del 23 maggio), che dà il via libera alla possibilità di applicare le regole del 2012.

Il Ministro Zanonato vuole impedire la chiusura dell’Ilva

 Durante l’intervista rilasciata su Sky Tg24 al programma omonimo di Maria Latella, il Ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato si è espresso sulla vicenda Ilva attestando con chiarezza la sua posizione e la sua volontà di mantenere in vita l’azienda: “Se si ferma un’impresa di questo tipo possiamo dire addio a tutta l’industria siderurgica e avremmo problemi con l’industria meccanica”.

Zanonato ha poi aggiunto: “Secondo me l’acciaio deve rimanere italiano, e dobbiamo fare di tutto come governo perché lo rimanga. È una questione strategica, la meccanica ha bisogno di avere vicina la produzione dell’acciaio. Se chiudiamo l’Ilva non risolviamo il problema dell’ambiente, ma rischiamo di avere una situazione di degrado, come è avvenuto a Piombino e Bagnoli. La sola strada – ha proseguito il Ministro dello Sviluppo – è quella di risanare e continuare a produrre acciaio. Non mi pare ci siano le condizioni per il commissariamento. Domani e martedì discuteremo di tutti gli aspetti della vicenda, ma una cosa è certa, non vogliamo che questa realtà chiuda”.

Il Ministro, nel corso del suo intervento a Sky, ha poi voluto dire la sua su altre questioni di vitale importanza quali ad esempio la procedura di infrazione. Un commento sul lavoro del suo predecessore: “Corrado Passera ha lavorato molto bene, in una fase di estrema difficoltà per l’economia del paese. Noi dovremo avere margini un po’ più ampi di manovra, adesso che si chiude il processo di infrazione. Avremo la possibilità di accedere di più al credito, perché i soldi sono quelli”.

Consumi alimentari: si torna indietro di venti anni

 Qual è il primo effetto della crisi? L’abbassamento del potere d’acquisto delle famiglie e, di conseguenza, il crollo dei consumi.

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E’ l’andamento dell’economia e succede ovunque ci sia una situazione come quella che stiamo vivendo in Italia. Prima cadono i consumi non necessari, poi la spesa si riduce per tutte le merci, fino a toccare gli alimentari, il comparto che solitamente resiste più a lungo.

Secondo i dati dell’Istat in Italia siamo in questa fase e la spesa degli italiani per il comparto “alimentare e bevande non alcoliche” si è talmente ridotta da essere inferiore a quella registrata nel 1992. Venti anni fa per questi generi si sono spesi circa 117,6 miliardi, nel 2012 l’ammontare della spesa alimentare italiana è arrivata a 117 miliardi di euro, con una contrazione pari allo -0,5%.

Colpa della crisi. Infatti, nel 2007, l’ultimo anno prima della contrazione mondiale dell’economia, i consumi degli italiani per il settore alimentare sono stati di 129,5 miliardi di euro (+ 10,1% rispetto al 1992).

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Il settore alimentare è secondo solo a quello di “abitazioni, combustibili ed energia” in quanto a ammontare di spesa. La spesa totale per il 2012 in questi due comparti è stata di 833,7 miliardi di euro, con un incremento del 15,4% rispetto al 1992, dovuto, in larga misura, all’aumento del costo delle tariffe.

Nessun aumento per i ticket sanitari?

 L’aumento dei ticket sanitari è previsto per il 2014. Un incremento di circa 2 miliardi di euro che andrebbe a pesare sulle tasche dei cittadini, che, anche a detta degli stessi interessati, sarebbe insostenibile.

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Per questo il Governo, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin e quello dell’Economia Fabrizio Saccomanni si sono messi all’opera per cercare di evitare questo salasso, anche in vista dei risparmi di spesa già effettuati con le prime manovre del Governo Letta.

A quanto si è appreso fino adesso i lavori per evitare l’aumento dei ticket sanitari per il 2014 sarebbe già ad uno stadio avanzato dei lavori e, questo passo indietro, sarebbe compensato con i risparmi di spesa già realizzati nel corso del 2012, indicati nel Documento di programmazione economica.

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Dello stesso accordo anche Vasco Errani, presidente della Conferenza delle Regioni, che ha chiesto, inoltre, al Governo Letta di ripristinare il Patto per la Salute, scaduto da tempo, ma solo a patto che le misure introdotte siano sostenibili per i cittadini. Un proposito, questo, che al momento mette d’accordo tutte le istituzioni.

Le proposte delle imprese per il rilancio dell’occupazione giovanile

 Sono le imprese del territorio a dover prendersi carico della risoluzione del problema della disoccupazione giovanile, ma lo possono fare solo se anche il Governo darà loro una mano.

► Le richieste dei giovani italiani per gli stage e i tirocini

Al momento i giovani italiani sono schiacciati da un mercato del lavoro che non trova spazio per loro e, quando questo accade, è solo con contratti a tempo determinato o per stage e tirocini, nulla, quindi, che può garantire loro un futuro dignitoso.

L’unica soluzione è trovare una strada di concerto tra tutte le parti in causa, imprese, giovani e governo. Ecco cosa chiedono le imprese all’Esecutivo Letta, ora che è stato deciso di rimettere mano alla Riforma Fornero e che a fine giugno ci sarà il prossimo Consiglio europeo sull’argomento.

Ecco cosa chiedono le imprese.

Prima di tutto le imprese italiane chiedono che i contratti a termine siano resi più flessibili con il ripristino degli intervalli tra l’uno e l’altro esistenti prima della Riforma Fornero, ma con una durata massima di 36 mesi. In secondo luogo ciò che si chiede di rivedere è l’apprendistato che dovrebbe essere reso più semplice, realmente utile per le imprese e formativo per i giovani.

L’obiettivo da raggiungere è quello descritto dalla Youth Guarantee, che prevede che i giovani sotto i 25 anni riescano a trovare un’occupazione entro 4 mesi dalla fine della scuola o dall’inizio della disoccupazione.

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Il terzo punto da discutere è quello dei centri per l’impiego. Questi enti nel nostro paese non riescono ad intercettare più del 3% delle assunzioni, per questo, pur assorbendo risorse, non sembrano restituire risultati adeguati. Al loro posto, le imprese chiedono che siano finanziati progetti più piccoli, di concerto con  enti locali, agenzie private e uffici pubblici per l’impiego, parti sociali che abbiano il preciso scopo di dare occupazione ai giovani.

 

 

Le richieste dei giovani italiani per gli stage e i tirocini

 Il problema dei giovani italiani è uno: la disoccupazione. Un male endemico che colpisce la fascia di età più produttiva e che li porta ad essere scoraggiati nei confronti del futuro e a cercare soluzioni alternative, prima di tutte l’espatrio verso mete maggiormente promettenti.

Oltre alla disoccupazione, poi, i giovani sono costretti a fare i conti con il precariato, con aziende che assumono con contratti a termine o che propongono stage e tirocini con condizioni davvero umilianti, con stipendi bassissimi e senza nessun diritto e garanzia.

I giovani non ci stanno più, almeno quelli della CGIL, che hanno preparato una giornata di mobilitazione per il 29 maggio, poco prima che le Regioni saranno chiamate a rivedere la regolamentazione di stage e tirocini.

Cosa chiedono i giovani per migliorare l’attuale situazione degli stage?

Queste proposte della Confederazione Generale Italiana del Lavoro:

1. Lo stage deve essere un percorso di formazione individuale e una opportunità di inserimento, che deve essere agevolata dallo Stato con opportuni incentivi per chi assume stagisti e tirocinanti.

2. Gli stage e i tirocini devono garantire una retribuzione di almeno 400 euro al mese.

3. Si può essere assunti come stagisti non oltre il 12 mese dal conseguimento del titolo di studio.

4. Lo stage deve avere una durata massima di sei mesi.

5. Le mansioni date a stagisti e tirocinanti devono avere un  reale valore formativo.

6. Le aziende che assumono stagisti devono avere una giusta proporzione di personale a tempo indeterminato e tirocinanti e non presentare situazioni occupazionali difficili (licenziamenti collettivi, cassa integrazione ecc.)

7. Alle aziende che non pagano o che non rispettano i termini del contratto di stage devono essere passibili di multa.

Pirelli offre lavoro in Italia

 Pirelli è una grandissima azienda. Tra le più grandi produttrici di pneumatici al mondo – il progetto è di divenire leader del settore entro il 2015 – è famosa in tutto il mondo per essere il fornitore esclusivo del Campionato di Formula 1 per il triennio 2011 – 2013 e del Campionato mondiale di Superbike.

Il suo grande successo è dovuto anche all’attenzione che Pirelli mette nella formazione del suo staff, sia nelle sedi italiane che in quelle all’estero. Anche in questo periodo sono aperte le selezioni della Pirelli, vediamo le posizioni aperte.

Le offerte di lavoro all’estero della Pirelli

Industrial Efficiency Engineer;

Quality Control Engineer;

Sales Representative;

Senior Mechanical Maintenance Engineer.

Le offerte di lavoro e stage in Italia della Pirelli

Stage Communication & Media Relations Manager

Stage Competitive Intelligence

Stage Controller Assistant

Stage Internal Auditing Specialist

Stage Marketing Pricing Specialist

Stage Sales & Marketing Specialist

Stage Sviluppatore Sistemi Ict

Stage Trade Marketing Assistant

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti dalla Pirelli per partecipare alle selezioni e per l’invio della propria candidatura consultare il sito dell’azienda alla pagina Lavora con Noi.