Per Draghi la disoccupazione è una minaccia per la stabilità

 Il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha sollevato da Londra, davanti a numerosi operatori finanziari della City e ad esponenti del mondo politico britannico, il cruciale problema della disoccupazione in Europa.

Un patto europeo contro la disoccupazione

Secondo Draghi, infatti, il numero di giovani senza lavoro in alcuni Paesi dell’ Eurozona è diventato ormai così alto da costituire una minaccia per la stabilità sociale. Per questo motivo i governi sono stati invitati a varare riforme che assicurino una maggiore giustizia e equità tra le diverse generazioni, in modo tale che i giovani non siano costretti a pagare il peso di una eccessiva flessibilità del mercato del lavoro.

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Il presidente della BCE ha inoltre ricordato le misure attuate dall’ Eurotower per favorire la ripresa economica nell’ Eurozona – come la decisione, presa  ormai diverse settimane fa in merito alla riduzione del costo del denaro, misure attuate in primis per evitare il rischio di default ai danni dell’ intero sistema, causato da un eccessiva innalzamento dei tassi d’ interesse da parte dei mercati.

Grazie a questi interventi l’ Europa ha così potuto ottenere una migliore capitalizzazione da parte delle banche e può contare oggi su situazioni di bilancio più solide.

Il Governo proroga fino a dicembre la detrazione ‘verde’

Con l’obiettivo di trovare fondi e far quadrare i conti, il Consiglio dei ministri del giorno dovrebbe procrastinare sino a dicembre di quest’anno il bonus del 55% per gli interventi atti a migliorare l’efficienza energetica delle case, in scadenza alla fine di giugno.

Di contro, malgrado le pressioni e i tentativi di mediazione, il bonus per le ristrutturazioni semplici, che è uno sgravio del 50% richiesto a gran voce dal settore dell’edilizia, non dovrebbe essere prorogato. Stabilità anche per un’altra misura allo studio, l’incentivo per l’acquisto di cucine e mobili da parte delle giovani coppie del quale si sta occupando il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi.

Attualmente sono stati trovati solo i fondi necessari al bonus sull’efficienza energetica. Un’agevolazione che, negli ultimi tre anni, è stata adottata da quasi un milione e mezzo di famiglie per interventi che diminuiscono i consumi di energia, quali ad esempio l’istallazione di nuovi infissi o di una caldaia a basso consumo, e che hanno portato a 50.000 nuovi posti di lavoro l’anno.

Al fine di coprire anche le ristrutturazioni semplici, ad esempio chi rifà il bagno senza migliorare l’impatto ambientale dell’appartamento, occorrerebbe trovare altri 120 milioni solo per gli ultimi sei mesi di quest’anno. Per il bonus giovani coppie forse ne servirebbero ancora di più.

Ma per il momento tutto si concluderà con un ‘nulla di fatto’. Anche perché a bloccare la caccia ai soldi per il bonus è arrivato il richiamo del Premier Letta. Il presidente del Consiglio chiede di dare la precedenza assoluta ai 2 miliardi di euro che si devono trovare subito per fermare l’aumento dell’Iva previsto per l’inizio di luglio. I tempi sono stetti, i soldi pochi ed è su questo obiettivo, per nulla scontato, che il governo ha deciso di concentrare gli sforzi. Di tutto il resto si parlerà poi.

Fiducia dei consumatori in calo a maggio

 Dopo la parentesi positiva del mese di aprile, in cui la fiducia dei consumatori aveva fatto registrare, in Italia, un piccolo incremento positivo, nel mese di maggio la stessa è tornata a calare e gli italiani oggi si dicono preoccupati per il quadro economico del Paese.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Lo ha rilevato, infatti, l’ Istituto nazionale di Statistica – Istat – che ha sottolineato come l’ indice sia sceso dal valore di 86,3 che si era potuto registrare ad aprile 2013, a quello odierno di 85,9.

Negli USA torna la fiducia dei consumatori

Nello specifico, inoltre, la componente riferita al quadro economico è passata questo mese ad un valore di 70,5 da un precedente valore di 73,3. Gli Italiani sembrano infatti preoccupati dalla situazione economica generale, anche se paradossalmente, l’ indice della fiducia personale si è trovato invece in questo mese a salire da un 90,5 che si era potuto registrare ad aprile, al valore di 92,0 del mese di maggio.

A livello geografico, invece, si può dire che in generale il clima di fiducia della popolazione italiana aumenta nel Nord Ovest e diminuisce nella altre regioni del Paese.

Per quanto riguarda, infine, le attese relative alla disoccupazione, è stato possibile registrare un calo, con un passaggio dal valore di 109 all’ attuale 105.

Il mercato si fida delle banche centrali

I mercati nutrono fiducia nei confronti delle banche centrale. D’altronde, scommettere contro gli istituti è una mossa alquanto azzardata.

Nel 2012 si è rischiato il tracollo dell’euro a causa degli speculatori che hanno puntato tutto sul decadimento della momenta unica europea.

Di contro, una serie di investitori molto più cauti alla vista del baratro in cui era caduto l’euro sono fuggiti dai mercati europei abbandonando i titoli di Stato.

Durante l’estate dello scorso anno, il governatore della Bce Mario Draghi ha cercato di ripristinare la calma rilasciando la famosa dichiarazione di Londra in cui ha avvertito che l’Istituto da lui guidato avrebbe messo anima e corpo per preservare l’euro.

In altri discorsi, meno ‘conosciuti’, Draghi ha ricordato l’investimento politico che sta dietro alla creazione della moneta unica, così enorme da impedire qualsiasi tentativo di distruzione.

Tornando a Londra, ieri sera Draghi ha ricordato quel concetto, evidenziando che da dodici mesi a questa parte “il capitale politico è aumentato”.

La risposta alla crisi è stata puntare ancor di più sull’Europa.

Draghi ha poi dichiarato che “oggi l’unione monetaria è più stabile rispetto a un anno fa”. Un dato che arriva al seguito di alcune imperfezioni che continuano a rendere debole il sistema. Tra queste l’incapacità governativa di effettuare riforme. In una cornice ancora ‘difficile’, i Paesi dell’Ue hanno il dovere di proseguire nell’attività riformistica delle proprie strutture.

Senza considerare che ad avere peso è anche la politica, come detto. Inoltre, Draghi ha menzionato l’importante accordo europeo di giugno 2012 sull’Unione bancaria che ha “riavviato il processo di integrazione” e “implicherà cessioni di sovranità”. Gli “sforzi di Francia e Germania in questa direzione sono particolarmente incoraggianti”, ha dichiarato infine il Governatore.

Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

 Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ Istat, il mese di aprile ha fatto registrare almeno un dato positivo per l’ economia del nostro Paese. Per la prima volta dal mese di agosto 2010, nel mese di aprile le retribuzioni dei lavoratori italiani sono aumentate più dell’ inflazione.

> Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

Per gli stipendi si è infatti avuto un rialzo dell’ 1,4% su base annuale, mentre il rincaro dei prezzi ha subito, nello stesso periodo, una battuta d’ arresto che ha fatto  stazionare il valore dell’ inflazione sull’ 1,1%.

Le retribuzioni a marzo 2013

Per quanto riguarda, invece, la variazione congiunturale delle retribuzioni, rispetto al mese di marzo 2013, si è potuto registrare un rialzo dello 0,3%, che ha contribuito a realizzare quel rialzo dell’ 1,4% dei primi quattro mesi dell’ anno.

Andando ad analizzare la situazione più da vicino, gli incrementi tendenziali maggiori si sono avuti nel mercato privato, ed in particolare nel settore degli alimentari, delle bevande e del tabacco, con un +5,8%, seguiti poi da esercizi ed alberghi con un rialzo del 2,6%, e dagli stipendi del settore dei rifiuti (+2,9).

Sono rimasti ancora per il momento congelati gli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che non hanno subito alcuna rivalutazione in attesa dei rinnovi di contratto.

In Italia 150 mila posti di lavoro che nessuno cerca

 L’ ultimo rapporto pubblicato dall’ Istituto nazionale di Statistica – Istat – sulla situazione del lavoro in Italia ha fornito, tra le altre cose, anche un dato decisamente in controtendenza rispetto agli allarmi sul fenomeno della disoccupazione che vengono in continuazione lanciati.

> Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

In base ai dati del 2012, infatti, in Italia ci sarebbero 150 mila posti di lavoro che nessuno cerca o sarebbe disposto a fare. Le mansioni interessate, rilevate  dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sono quelle del

Per l’Istat in Italia ci sono 3 milioni di inattivi

Secondo gli analisti, dunque, che hanno tentato di trovare una spiegazione al fenomeno, si tratta di professioni poco ricercate perché presuppongono una buona dose di fatica e lo svolgimento di turni anche notturni.

Ma accanto a queste mansioni vi sono anche una serie di lavori che gli italiani sembrano considerare poco appetibili per il lungo percorso formativo richiesto o per lo scarso livello di attrazione: tra queste la professione di infermiere, tecnico informatico e quella di operaio specializzato, per le quali l’ offerta supera quasi sempre la domanda.

 Insomma, ad un bilancio generale, in Italia manca ancora una grande fetta di manodopera specializzata che siamo costretti ad importare.

Ecco come si finanzia il partito della Merkel

 In Italia proprio in questi giorni si discute molto in merito all’ abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. E il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato anche la presentazione di un disegno di legge entro la fine di giugno.

> Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

In vista di un generale cambio di impostazione, dunque, gli italiani potrebbero forse allora prendere ispirazione dai loro colleghi tedeschi. I cristiano – democratici tedeschi (CDU), infatti, ovvero i compagni di partito della cancelliera tedesca Angela Merkel, sono da tempo abituati ai metodi dell’ autofinanziamento e non si vergognano di mettere i piedi campagne di comunicazioni alternative per stimolare le donazioni dei loro sostenitori.

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All’ ingresso della loro sede di Berlino, vi è, ad esempio, un grande bancomat arancione, uno sportello elettronico aperto a quanti volessero sostenere la campagna elettorale in corso, che è stato denominato Spendomat.

Attraverso lo Spendomat, quindi, i sostenitori possono effettuare donazioni o attraverso le carte di credito o attraverso i contanti, che però non devono superare i 100 euro al giorno e i 1000 all’ anno. E al termine dell’ operazione tutti i contribuenti possono anche ritirare una ricevuta in cui la Merkel ringrazia di persona per la donazione effettuata.

Verso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

 Come già annunciato nella giornata di ieri, in occasione del suo intervento all’ Assemblea di Confindustria, anche oggi il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha ribadito l’ impegno dell’ esecutivo per l’ abolizione al più presto del finanziamento pubblico ai partiti.

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Per il premier si tratta, infatti, dell’ unico modo in cui la politica può ritrovare credibilità agli occhi dell’ opinione pubblica e dei cittadini che si aspettano dal governo scelte di sobrietà: non si tratterà dunque di un intervento rivolto contro i partiti, ma a favore di essi.

Napolitano tagli ancora le spese del Quirinale

I collaboratori del premier a tal proposito dichiarano che a Palazzo Chigi si è già a lavoro su un disegno di legge – alle cure particolari del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Filippo Patroni Griffi – che sarà varato entro il mese di giugno, sul quale però non è ancora possibile dare delle anticipazioni.

Nei giorni scorsi, però, il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, davanti alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato, ha illustrato la bozza della riforma, che poggia a quanto pare su quattro punti fondamentali:

  1. Sobrietà e trasparenza
  2. Presentazione della documentazione delle spese sostenute in campagna elettore per ottenere il rimborso
  3. Sostituzione dell’ erogazione diretta del denaro con la fornitura di servizi
  4. Sgravi fiscali per i contributi volontari dei cittadini.

Standard & Poor’s taglia rating Telecom

 Brutte notizie per il colosso della telefonia mobile provengono dal Rating. Standard & Poor’s, alla luce della previsione di un continuo peggioramento dell’ebitda nel periodo 2013-2014, in relazione alla competizione in Italia sul mercato della telefonia mobile e il contesto economico, ha deciso di effettuare delle modifiche sul rating.

La spiegazione degli esperti di Standard and Poor’s, che ritengono l’andamento delle controllate sudamericane non sufficiente a contrastare il peggioramento dei margini in Italia, porta a delle conseguenze sulla valutazione. Oltre a ciò anche la telefonia fissa è destinata a perdere clienti dal momento che i collegamenti a Internet, ad esempio, sono sempre più appannaggio della telefonia mobile e dal momento che al tempo stesso in Italia non stanno decollando forme nuove di uso delle linee fisse come la Internet-tv

Ecco cosa pensano gli analisti appartenenti alla famosa agenzia di rating: “A nostro parere i ricavi della società registreranno un calo attorno al 3% nel 2013 e al 2% nel 2014, con il giro d’affari in Italia che subirà un ridimensionamento del 6% nel 2013 e del 3-4% nel 2014”.

L’ebitda calerà’ del 5-6% nel 2013 e di una sola cifra nel 2014. Ad ogni modo il rapporto debito-ebitda entro il 2014 migliorera’ a 3 rispetto a 3,2 dell’anno passato, visto che il flusso monetario (di circa 2 miliardi l’anno) verra’ completamente utilizzato per abbattere l’indebitamento. La società, in concomitanza con la pubblicazione dell’ultima trimestrale, ha annunciato di confermare i target 2013 che prevedono ricavi sostanzialmente stabili rispetto al 2012, una riduzione percentuale dell’ebitda “low-single digit” e una posizione finanziaria netta rettificata inferiore a 27 miliardi di euro.

 

 

In Norvegia è boom della settimana supercorta

La Norvegia sembra essere diventata improvvisamente la patria del ‘dolce far niente’. Un’impressione che si ha guardando i dati recenti messi a disposizione dall’Ocse. La media delle ore lavorate all’anno nel terra dei fiordi è 1.414. Negli altri Stati, invece, la media è di 1.749 ore.

Al fine di conservare i livelli di occupazione e di produzione inalterati, infatti, Oslo ha provato ad accorciare l’orario dei lavoratori. C’è chi ritiene che, anche in virtù delle riserve di petrolio e agli enormi ricavi che ne conseguno, la Norvegia sia diventata la quint’essenza del cosiddetto Poet’s day, un acronimo che nel mondo anglosassone è tradotto con “stacca presto, domani è sabato” (Piss off early, tomorrow’s Saturday).

Malgrado ciò, gli Stati scandinavi sono da decenni la garanzia di un welfare state con tasse alte, servizi ottimi e una cultura del lavoro ben radicata.

Tra questi abbiamo la Danimarca, che negli ultimi anni è sinonimo di un modello basato sulla flexsecurity, una sorta di connubio tra flessibilità e sicurezza, con lo scopo di aumentare la produttività generale.

Al momento, però, la legislazione norvegese disegna un quadro preciso rispetto a orari e festività: 40 ore settimanali e un massimo di nove ore lavorative al giorno; per i contratti collettivi raggiunti di comune accordo con i sindacati si raggiungono le 37,5 ore complessive. Ma quello che più conta sono i dati che riguardano i viaggi sui treni pendolari: secondo il giornale The Foreigner, si registra un 30% in meno di passeggeri sui treni di venerdì mattina.

Lo stesso vale per i viaggi in auto: sono 14 mila le vetture in meno dirette nel centro di Oslo l’ultimo giorno della settimana lavorativa.

I lavoratori non sembrano però così convinti delle statistiche: molti ormai si dedicano al telelavoro. Un aspetto questo che renderebbe meno affidabili i numeri forniti dall’Ocse.