Fiat tranquillizza sulla sede di Industrial all’estero

 Una nota diffusa oggi da un portavoce del Lingotto ha cercato di placare le numerose polemiche sorte all’ indomani della diffusione della notizia del trasferimento della sede legale di New Fiat Industrial all’ estero, nel Regno Unito.

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Fiat ha infatti spiegato che nel trasferimento della sede non vi è alcun tentativo di arrecare danno al fisco italiano, ma che si tratta semplicemente di una strategia aziendale volta ad attrarre nuovi investitori e a mettere gli azionisti nelle stesse condizioni dei loro maggiori concorrenti, ovvero di quelli di altre aziende globali del settore dei capital goods.

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Il trasferimento della sede di New Fiat Industrial all’ estero, inoltre, non arrecherà grandi modifiche all’ assetto tributario e fiscale del Gruppo Fiat, che versa, sin dal 2012, al fisco italiano solo il 5% delle proprie imposte, cioè una cifra pari a 27 milioni di euro, sulla base del fatto che il resto dei  tributi è di competenza delle società operanti altrove (ovvero in Nord America, America Latina e Europa).

Il trasferimento della sede nel Regno Unito non avrà dunque effetti sul fisco, ma al massimo sui mercati, per ragioni di dividendo, dal momento che la nuova società si ta ora quotando a Wall Street.

Difficoltà per l’import dall’estero

 C’è un enorme surplus commerciale con gli Stati fuori dall’Ue, pari ormai a 1,5 miliardi di euro ad aprile, a fronte del disavanzo di 901 milioni dello stesso mese del 2012. Lo rende noto l’Istat. Per l’istituto l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici muove da 4,7 a 5,6 miliardi di euro e il deficit energetico è diminuito da 5,6 a 4,2 miliardi di euro.

In totale, nei primi quattro mesi del 2013 il saldo commerciale con i paesi extra Ue è pari a 2,5 miliardi. Ad aprile, dunque, i flussi commerciali con i paesi extra Ue hanno registrato una flessione congiunturale: -0,3% per le importazioni e -0,7% per le esportazioni.

L’istituto di statistica evidenzia che “i dati di aprile confermano un quadro congiunturale di debolezza delle vendite all’estero”. L’export, invece, continua ad essere positivo su base annua, segnando ad aprile un aumento tendenziale del 6%. Diverso il discorso per le importazioni, in calo del 10,3% su aprile 2012. I mercati più dinamici all’export sono i paesi Mercosur, ovvero Uruguay, Paraguay, Argentina, Brasile, Venezuela (+21,9%); Asean, i paesi del sud-est asiatico (+19,2%).

In sintesi, dunque, aumenta il gap commerciale con i paesi che non appartengono all’Unione. Ciò va in relazione al disavanzo di 901 milioni di un anno fa. Il deficit energetico è diminuito a 4,2 miliardi. L’export, su base annua, è positivo, mentre l’import è calato del 10,3%

La crisi colpisce le piccole imprese

L’Istat fa il punto sulla crisi e analizza le strategie adoperate dalle imprese negli ultimi tempi per contrastarla.

Le Pmi che giocano sulla difensiva non traggono buoni frutti. Da due anni a questa parte sia le grandi aziende che le piccole aziende hanno scelto di mantenere intatte le proprie quote di mercato.

Molte di esse hanno fatto breccia nei nuovi mercati, puntando sull’aumento della gamma dei prodotti. Ad aver adottato questa strategia sono state il 35% delle grandi aziende e il 20% delle piccole aziende.

L’Istat ha fatto poi notare che il sistema produttivo italiano si caratterizza per il frequente scambio di relazioni lavorative tra le aziende. Tra di loro vi sono numerosi accordi di commessa. Le piccole imprese, almeno per quanto concerne la maggioranza, stringono accordi di commessa.

Senza contare i legami di subfornitura riguardanti circa un terzo delle piccole imprese nonché più della metà elle grandi imprese.

Quasi il 25% delle grandi imprese, in conclusione, fa riferimento ad accordi di tipo formale quali consorzi o joint ventures. Le imprese a conduzione familiare con meno di 10 addetti presentano in generale un profilo strategico elementare: oltre un terzo si attesta su scelte di tipo esclusivamente difensivo (mantenimento della quota di mercato o ridimensionamento dell’attivitá), e un altro 30% si limita a una sola strategia tra quelle più “complesse”.

 

Per Giovannini è necessario ragionare ancora su risorse e misure per il lavoro

 Il Ministro del Lavoro e del Welfare Enrico Giovannini ha incontrato nella giornata di ieri le parti sociali per portare ad una soluzione definitiva due questioni di fondamentale importanza per il Paese: il problema degli esodati, attraverso l’ ammissione delle nuove salvaguardie e le modifiche da apportare alla riforma delle pensioni.

> Il piano del Governo per pensioni ed esodati

Nella giornata di oggi, invece, il Ministro si è espresso su un altro dei nodi fondamentali della situazione italiana: il problema dell’ occupazione. Giovannini ha infatti affermato che per il momento non sono ancora chiare le cifre a disposizione per il suo rilancio e che, di conseguenza, è necessario valutare con attenzione le misure più idonee e più efficaci da prendere.

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Accennando poi alle proposte per il rilancio dell’ occupazione avanzate da Confindustria, ha commentato che la detassazione del lavoro giovanile e  l’ incentivazione del ricambio generazionale sono delle ottime misure, ma anche in questo caso la loro efficacia deve essere studiata attentamente.

E non volendo avanzare, infine, alcuna cifra in merito all’ ammontare delle risorse disponibili, il Ministro del Lavoro ha sottolineato che bisognerà comunque fare i conti, per decidere gli interventi, con forti limiti di bilancio.

Ancora giù le vendite al dettaglio nel mese di marzo

 Le vendite al dettaglio nel mese di marzo 2013 hanno fatto registrare ancora un dato negativo. Sono infatti scese di un altro 3% su base annua, nonostante la presenza, nel periodo, delle festività pasquali, che hanno contribuito almeno a risollevare gli alimentari.

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A rilevarlo è l’ Istat, che segnala infatti che si tratta del nono calo consecutivo: una flessione che ha pesato, però, in modo particolare, sui prodotti non alimentari, che hanno perso un 6,1%, mentre un poco meno sui generi alimentari stessi, tornati positivi con un +2% grazie alla Pasqua.

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Nello specifico le festività pasquali hanno prodotto un positivo pari all’ 1,3% nella grande distribuzione, all’ interno della quale il dato migliore è stato realizzato dai discount alimentari con un incremento del 4,8%. Piccoli negozi e botteghe di quartiere sono invece scese del 6,6% nello stesso periodo.

In totale, quindi, rileva l’ Istituto nazionale di Statistica, si è avuta, a marzo rispetto al mese precedente di febbraio, una contrazione dello 0,3%.

Nel primo trimestre dell’ anno, dunque, le vendite al dettaglio hanno subito una flessione dello 0,8% rispetto al mese precedente e del 3,4% su base tendenziale, nonostante l’ aiuto della Pasqua alta.

A maggio sale l’indice PMI nella zona euro

 Dall’ Europa arriva ogni tanto qualche notizia positiva sul fonte economico. Nel mese di Maggio, infatti, l’ indice PMI per la zona euro ha rallentato la sua contrazione ed è tornato a risalire.

Per quanto riguarda, infatti, gli ultimi valori rilevati, si è potuto osservare che l’ indice, per il settore dei servizi, all’ interno del quale sono comprese circa 2000 imprese dell’ eurozona – da quelle finanziarie, come gli istituti di credito e le banche a quelle del settore turistico – alberghiero, è passato dal 47,0 di aprile al 47,5 di maggio.

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Anche se si resta sotto la soglia del 50, quindi, che attualmente separa, e da 16 mesi a questa parte, la tendenza alla contrazione da quella all’ espansione, si può tuttavia affermare che a maggio si è avuto un rallentamento della contrazione stessa, anche se l’ attuale scarsità degli ordini potrebbe far prevedere una nuova contrazione dell’ attività nel secondo trimestre del 2013.

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I nuovi ordini, infatti, sono passati nel sottoindice da un valore di 46,2 ad aprile contro un 45,3 –  appunto – del mese di maggio.

Andando ancora più nel particolare, infine, nel mese di maggio si è potuto registrare un 47,8 nel settore manifatturiero e un sottoindice relativo all’ occupazione pari al 47,7.

L’ evasione fiscale mondiale produrrebbe 150 miliardi di dollari l’anno

 Il noto quotidiano londinese Guardian ha recentemente pubblicato uno studio che fa il punto della situazione sull’ increscioso problema dell’ evasione fiscale mondiale, problema che è al momento sotto i massimi riflettori della cronaca per essere stato affrontato – almeno nei suoi risvolti europei – dai 27 Paesi dell’ Unione nel vertice straordinario che si è tenuto ieri a Bruxelles.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Secondo la ricerca condotta a termine dall’ Oxfam, una organizzazione britannica di carità, circa 18 trilioni di dollari sottratti al fisco sarebbero attualmente nascosti nei paradisi fiscali del mondo: un patrimonio che, anche se sottoposto alla più bassa delle aliquote per una eventuale tassazione, produrrebbe circa 150 miliardi di dollari all’ anno.

E i 18 milioni di dollari costituirebbero, in realtà, l’ evasione fiscale totale solo solo dei privati cittadini e non delle aziende del mondo.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

Ma 150 miliardi di dollari all’ anno sarebbero abbastanza, secondo gli analisti dell’ Oxfam, per eliminare due volte la povertà estrema sulla terra, ovvero per superare due volte quella soglia di povertà che l’ OMS ha stabilito in 1 dollaro e 25 centesimi al giorno quale limite minimo di sussistenza per ogni individuo.

Il tema dell’ evasione fiscale si conferma così uno dei grandi nodi sociali dei nostri tempi.

L’evasione fiscale europea vale 1000 miliardi l’anno

 Il problema dell’ evasione fiscale in Europa è stato uno dei temi caldi che i 27 Paesi dell’ Unione allargata hanno discusso ieri pomeriggio in occasione del vertice straordinario dell’ Unione Europea che si è tenuto a Bruxelles.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

Ma a quanto ammonta, in realtà, l’ evasione fiscale dei paesi europei?

A dirlo è uno studio condotto dall’ economista britannico Richard Murphy, direttore della testata “Tax Research”, che pur non basandosi su dati ufficiali, per ovvi motivi inesistenti, ha elaborato delle stime per il gruppo socialista – democratico del Parlamento europeo S&D.

Ebbene, i soldi ogni anno sottratti alle varie autorità fiscali delle nazioni del Vecchio Continente raggiungono ormai i 1000 miliardi di euro.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

Solo l’ Italia, che spunta in vetta alla classifica degli evasori, ne sottrae ogni anno al fisco 180 miliardi, ovvero il 27% del totale, che è quasi pari ad un terzo.

Dai dati presentati dalla ricerca anglosassone risulta quindi che ogni anno in Europa 860 miliardi di euro vengono evasi e circa 150 miliardi di euro vengono elusi, in modo tale da ottenere ormai cifre pari all’ intero bilancio europeo per il periodo 2014 – 2020 e pari alla somma dei deficit dei 27 Paesi dell’ Unione Europea.

Letta invita gli industriali a riprendere la leadership del Paese

 Anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta è intervenuto all’ Assemblea di Confindustria, invitando tutti gli industriali italiani a riprendere in mano a leadership industriale del Paese e garantendo alle aziende l’ appoggio del Governo.

Squinzi pone le priorità per la crescita

Il premier ha poi subito aggiunto che la principale sfida che il Governo italiano deve ora affrontare è quella che riguarda l’ occupazione giovanile, sfida che nella giornata di ieri è stata anche sottoposta al vertice straordinario UE di Bruxelles.

> Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

Il Presidente del Consiglio si è poi trovato anche a rispondere alle parole di Giorgio Squinzi, che ha contestualmente sottolineato i ritardi e le difficoltà della politica nella gestione delle emergenze economiche: Letta ha così garantito che la politica italiana ha ormai imparato la lezione e che il Governo proseguirà sulla strada del reperimento delle risorse, come è già stato fatto in occasione dell’ eliminazione del doppio stipendio per i ministri.

Il prossimo obiettivo dell’ esecutivo sarà infatti quello dell’ abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e quello della riduzione del numero dei parlamentari.

E poiché il discorso è stato tenuto proprio oggi, 23 Maggio, anniversario della strage di Capaci, il premier ha infine rinnovato l’ impegno del Governo nella lotta alle mafie.

Squinzi pone le priorità per la crescita

 Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi è tornato a parlare del tema della crescita nel corso del suo intervento all’Assemblea pubblica dell’ associazione degli industriali italiani. E lo ha fatto stabilendo in primo luogo una serie di priorità che servono al Paese per invertire la tendenza economica dominante.

Le priorità per il nuovo governo secondo Squinzi

Tra queste tre sono di fondamentale importanza: il lavoro, che in Italia costituisce una vera emergenza, gli investimenti nelle infrastrutture e nella ricerca, e infine la riduzione del costo dell’ energia.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Per quanto riguarda il lavoro, il problema va affrontato in modo strutturale, intervenendo su costo, produttività e norme, al fine di abbassarne gli oneri per le imprese, incentivarne l’ efficienza e favorire il ricambio generazionale.

Serve poi un piano per il rilancio degli investimenti, anche attraverso la realizzazione delle opere pubbliche. Bisogna favorire le detrazioni e far fronte al dissesto idrogeologico del territorio.

E’ neceszario, infine, ridurre il costo dell’ energia.

La risorsa più importante di tutte, però, secondo il Presidente di Confindustria, deve continuare ad essere la vocazione permanente industriale e manifatturiera dell’ impresa italiana in tutte le sue forme. Così Squinzi ha chiesto al Governo di impegnarsi a far sì che le misure per la crescita nazionale non siano solo a costo zero, bensì a saldo zero.