Moody’s taglia il rating di Telecom Italia

 E’ attesa per domani, 23 maggio, la riunione del Consiglio di Amministrazione di Telecom Italia, il quale dovrà decidere in merito alla prospettata fusione con la multinazionale H3G, i cinesi di Hutchison Whampoa, in relazione alla quale era stata autorizzata in precedenza la prosecuzione dei relativi approfondimenti per il completamento dell’ istruttoria.

Telecom continua sulla strada dell’integrazione con H3G

Ma nel frattempo, dall’ estero, non sono in arrivo buone notizie per il Gruppo Telecom sul fronte finanziario. Moody’s ha infatti tagliato il rating di Telecom Italia, facendolo passare dal valore Baa3 al Baa2. Molto probabilmente la modifica sull’ affidabilità finanziaria del gruppo è stata dovuta ai recenti problemi di bilancio occorsi alla società. A proposito dell’ ingente debito del gruppo, infatti, Moody’s ha consigliato alla società di ridurre il suo ammontare sotto i 27 miliardi di euro entro la fine del 2013.

Telecom multata per abuso di posizione dominante

Quanto alla attesa fusione con il gruppo H3G, Moody’s la ritiene piuttosto improbabile, ma qualora andasse a buon fine Telecom Italia potrebbe nuovamente beneficiare di un miglioramento del merito creditizio.

Ma le cattive notizie non finiscono qui. Sembra che anche S&P voglia declassare la compagnia telefonica italiana, anche se non vi sono ancora conferme ufficiali.

Svizzera risarcirà Usa per evasione delle tasse

La Svizzera è pronta a pagare una multa salatissima. Il motivo? Per anni lo Stato ha aiutato migliaia di cittadini degli Stati Uniti a evadere il fisco.

Ora, è il momento di pagare i danni. La stampa svizzera parla di una sanzione la cui cifra si aggira al miliardo di dollari.

Nell’operazione sono coinvolte molte banche, alle quali Washington ha richiesto di trasmettere i dati. Non solo quelli dei clienti americani sospettati di aver eluso il Fisco, bensì anche quelli dei funzionari complici in questo affaire losco. Il loro, avendo aiutato i cittadini ad occultare i loro averi, è un concorso in colpa.

I media danno la colpa a Eveline Widmer-Schlumpf, Ministra delle Finanze svizzera soprannominata “Lady di Ferro”.

Gli istituti bancari sospettati di comportamenti illeciti, dal punto di vista fiscale sarebbero tredici.

Dal momento che, per alcuni di essi, eventuali pesanti sanzioni non sarebbero sopportabili, come è accaduto in gennaio alla Wegelin di San Gallo (costretta a chiudere i battenti), pare che la signora Widmer-Schlumpf abbia meditato a lungo al fine di proporre un accordo complessivo, riguardante l’insieme della piazza finanziaria.

Letta non dà tregua agli evasori fiscali

 Il tema dell’elusione delle tasse, nel giorno in cui un rapporto del Senato Usa inchioda Apple, il Premier Enrico Letta ha voluto dire la sua sulla questione. E lo ha fatto illustrando ai parlamentari che domani si parlerà anche del grande tema della lotta alla frode e all’evasione fiscale internazionale.

Così il Premier: “In questa difficile stagione in cui tutti i Paesi membri chiedono sacrifici pesanti ai propri cittadini per il risanamento delle finanze pubbliche, la lotta all’evasione e alla frode fiscale è anzitutto imperativo morale, dovere ineludibile, senza dimenticare che si tratta di un elemento essenziale per assicurare l’equità e la fiducia nell’efficienza del sistema fiscale”.

Il nodo focale della discussione di domani verterà sull’affermazione del principio dello scambio automatico d’informazioni fiscali come standard di trasparenza nelle relazioni tra Stati membri all’interno dell’Unione e tra l’Unione e i Paesi terzi. Si tratta di estendere in questo campo la collaborazione tra autorità fiscali, includendo tutte le tipologie di redditi attraverso una revisione della direttiva del 2011 sulla cooperazione amministrativa.

Il Consiglio europeo dovrà fornire alla Commissione il mandato ad avviare negoziati con Paesi terzi per rafforzare gli accordi in materia di cooperazione fiscale.

Letta ha sottolineato che il Governo vuole che il Consiglio opti per una serie di priorità d’azione per il futuro nel campo dell’evasione e della frode fiscale.

Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

Continuano a gravare su Cupertino le accuse da parte del Senato americano. Apple avrebbe eluso le tasse per 74 miliardi di euro. In giornata è arrivato un rapporto di quaranta pagine che mette seriamente nei guai l’azienda californiana, rea di non aver ottemperato alle sue responsabilità fiscali. Dettagli, dati, riferimenti e statistiche sembrano inchiodare Tim Cook e i suoi.

Il documento illustra il modo in cui la società fondata dal compianto Steve Jobs sarebbe riuscita a gabbare il Fisco.

Meccanismi ai confini della legalità le hanno consentito di pagare meno tasse.

In breve, Apple è una società Apolide. Come tutte le società Apolide non paga le tasse. Tim Cook, probabilmente, lo sa benissimo ma ha cercato di rispondere colpo su colpo alla commissione del Senato senza far capire che il suo è stato un vero e proprio escamotage.

Nel contempo, dinanzi ai suoi capi d’accusa, Cook ne ha approfittato per chiedere un regime fiscale più equo Apple vorrebbe un’aliquota non superiore al 10%.

Dall’Irlanda a Singapore: la ‘ragnatela’ intorno alla mela morsa

In risposta, però, è arrivato solo un pesante rapporto da parte del Senato. Un diagramma a pagina venti illustra la tessitura delle società Apple. Una vera e propria ‘ragnatela’ cucita ad hoc per non pagare tasse. Dalla maggiore Apple Inc. con sede negli Stati Uniti si passa immediatamente alla Apple operations international (AOI), con sede in Irlanda e nessuna residenza fiscale dichiarata. Nell’attività della Aoi confluirebbero – sempre secondo la ricostruzione del Senato – almeno altre quattordici società.

Tutte operanti in Irlanda (con o senza residenza fiscale), tranne Una, la Apple South Asia Pte Ltd, che ha sede a Singapore. Forse non un caso, visto che uno studio recente ha sentenziato che, in fatto di paradisi fiscali, entro il 2020 Singapore sarà la nuova Svizzera.

Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

 Il caso Apple – la presunta evasione fiscale per centinaia di migliaia di dollari possibile grazie alle controllate irlandesi – ha spinto i partecipanti al summit europeo di oggi ad accelerare per cercare una soluzione univoca, chiara ed efficace all’evasione fiscale, sia all’interno dei 27 che fanno parte dell’Unione sia con i paesi terzi.

► Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

Il nodo della questione è, naturalmente, la libera circolazione delle informazioni fiscali e bancarie che l’Unione vorrebbe vedere realizzata al massimo entro la fine del 2013.

Lo steso dovrà accadere anche con i paesi extra UE, ma in questo caso i tempi si allungano perché sarà necessario capire i tempi di discussione degli accordi internazionali. Alla fine del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker si è così espresso:

Ci sarà lo scambio automatico delle informazioni “qualunque cosa succeda a partire dal primo gennaio 2015” ma solo sugli “interessi di risparmio”, mentre l’ estensione sugli altri tipi di redditi “dipenderà dai negoziati con la Svizzera”.

L’annuncio di Juncker si accoda a quanto detto dall’Ecofin che ha esortato l’Europa ad accelerare per gli accordi internazionali con i paesi terzi – Svizzera, Andorra, San Marino, Monaco e Liechtenstein.

► Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

Anche la Merkel è della stessa opinione e punta a far pagare di più le imprese nei territori nei quali hanno la sede.

Le condizioni di Austria e Lussemburgo al vertice UE

 Si è tenuto questo pomeriggio a Bruxelles il vertice straordinario dell’ Unione Europea in cui i rappresentanti dei 27 Paesi hanno discusso fondamentalmente di due temi: le regole di trasparenza bancaria e fiscale e il mercato europeo dell’ energia che si appresta a diventare unico.

Oggi a Bruxelles il vertice straordinario UE

L’ intenzione dell’ Unione Europea è quella di puntare sempre verso un maggiore scambio di informazioni di carattere bancario e fiscale nei paesi del G8, del G20 e dell’ Ocse.  I 27 Paesi hanno infatti appoggiato la decisione di dare alla Commissione Europea il mandato di negoziare nuovi accordi con le nazioni europee che ancora osservano il segreto bancario, come Svizzera, Andorra, San Marino, Liechtenstein e Principato di Monaco.

Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

A mantenere attivo il segreto bancario, però, vi sono in Europa anche Lussemburgo e Austria, che hanno dichiarato di accettare le proposte UE solo in presenza di un accordo con i cinque paesi a loro limitrofi. I due Paesi, dunque, non hanno condiviso pienamente la direttiva europea, ma hanno posto delle loro condizioni.

Il Consiglio europeo, invece, con il beneplacito dei 27 Paesi, vorrebbe adottare entro fine anno la direttiva che prevede la tassazione del risparmio.

Italo attacca Trenitalia: ipotesi di Dumping

Italo non ci sta e chiama l’Antitrust. Nei giorni scorsi Ferrovie dello Stato ha dichiarato che la società per il quinto anno consecutivo ha fatto registrare utili per 380 milioni di euro. Ma, secondo Ntv (società che rappresenta Italo) sulle tratte ad alta velocità Ferrovie avrebbe fatto attività di Dumping: “Quanto al cosiddetto dumping, ovvero al ribasso eccessivo dei prezzi da parte dell’ex monopolista per stroncare sul nascere la concorrenza noi pensiamo che ci sia, in forma molto grave. Sarà comunque l’Antitrust, cui ci siamo rivolti con una specifica segnalazione, a dire come stanno effettivamente le cose”.

Un attacco ben preciso, che Ntv motiva dicendo che i prezzi adottati da Trenitalia sulle linee tradizionali sono molto più elevati rispetto a quelli sulle linee ad alta velocità.

Una situazione, questa, cambiata rispetto a quando Italo non esisteva. L’arrivo della concorrenza, dunque, avrebbe indotto Trenitalia ad abbassare i prezzi sulle tratte suddette, alzando quelli sui vecchi treni Intercity.

Una sorta di azione da “Robin Hood al contrario“.

Così, al giorno d’oggi, chi viaggia su Intercity paga di più e paga per coloro che viaggiano molto più comodamente sui Freccia d’Argento.

Naturalmente, adesso, toccherà all’Antitrust decidere se il Dumping è avvenuto oppure no.

Quali cambiamenti per Equitalia?

 Alla Commissione Finanze della Camera si sta discutendo per dare un nuovo volto ad Equitalia, la società che, fino ad ora, è stata utilizzata dallo Stato e dalle amministrazioni locali per la riscossione dei debiti insoluti dei cittadini italiani.

► Le conseguenze dell’uscita di Equitalia dai Comuni

Tutte le forze politiche coinvolte si sono trovate d’accordo sulla necessità di cambiarne le regole, in primis per cercare di  ridurre i costi, tanto per lo Stato quanto per i cittadini. Equitalia dovrà cambiare.

Per prima cosa, se le proposte saranno tutte accolte, la società di riscossione non potrà più esigere ipoteche ed espropriazioni sulla prima casa quando questa è l’unico patrimonio che possiede il contribuente. Poi la possibilità di una rateizzazione dei pagamenti più a lungo termine e la sospensione, nei casi di reale difficoltà accertata, di sospensione del pagamento per sei mesi.

Si potrebbe dire addio anche al solve et repete, ossia all’obbligo del cittadino di pagare quanto chiesto e poi di vederselo restituire in caso di vittoria del ricorso.

► Equitalia punta su sensibilità e dialogo

Altri cambiamenti potrebbero riguardare il massimale di pignorabilità dei beni – non più di un quinto – per gli imprenditori.

Nella risoluzione presentata oggi, inoltre, si parla anche della possibilità di revisione del compenso che la società di riscossione prende per il suo operato – al momento dell’8% – e degli interessi di mora applicati, attualmente al 5,2%.

Il lavoro per i giovani è la priorità italiana in Europa

 Il problema dell’ occupazione giovanile risulta sicuramente centrale e di primaria importanza per l’ Italia e l’ esecutivo ne farà il proprio cavallo di battaglia al vertice europeo in programma per fine giugno.

> Lavoro: in 9 milione gli italiani in crisi

I dati diffusi dal rapporto annuale 2013 dell’ Istat in merito al mercato del lavoro italiano e alla situazione giovanile, però, non sono affatto entusiasmanti.

In Italia, infatti, dimora il più alto numero di giovani che, in Europa, non studiano né sono alla ricerca di un lavoro: sono i cosiddetti Neet, che raggiungono il 23,9% dell’ intera popolazione giovanile, cioè 2 milioni e 250 mila – stando alle stime 2012.

Per l’Istat in Italia ci sono 3 milioni di inattivi

Per quanto riguarda po le cifre vive della disoccupazione, il tasso di giovani senza lavoro nel 2012 è ulteriormente aumentato, raggiungendo il 25,2%: la maggior parte di essi, inoltre, il 37,3% si concentra nel Mezzogiorno. L’ Istat afferma inoltre che ad essere più colpiti dal fenomeno sono stati i giovani con il titolo di studio più basso.

Ma se si guarda anche alla condizione dei laureati, si scopre che solo il 57,6% dei giovani laureati o diplomati lavora entro tre anni dal completamento del ciclo di studi, mentre il target europeo sarebbe fissato all’ 82% per il 2020. Mentre si aspetta di migliorare gli obiettivi, dunque, il numero degli inattivi è salito a quasi 3 milioni.

Le donne più potenti del mondo secondo Forbes

 Ed è ancora la cancelliera di ferro Angela Merkel ad aggiudicarsi il titolo di donna più potente del mondo. Per lei è il terzo anno consecutivo in cima alla classifica stilata da Forbes.

► Bill Gates è di nuovo l’uomo più ricco del mondo

Dopo di lei c’è il presidente del Brasile Dilma Rousseff – che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno – e, in terza posizione Melinda Gates, moglie del celebre Bill Gates, che quest’anno è tornato ad essere l’uomo più ricco del mondo. Le altre due posizioni della top five delle donne più potenti del mondo sono occupate dalle americane Michelle Obama e Hillary Clinton.

Oltre la quinta posizione ci sono, alla sesta Sheryl Sandberg, direttrice delle operazioni di Facebook, poi Christine Lagarde, direttrice dell’Fmi, in settima, il segretario della Sicurezza interna Usa Janet Napolitano all’ottava, il capo del partito al governo in India Sonia Gandhi, alla nona e in decima posizione c’è la prima donna asiatica della classifica di Forbes, il presidente della PepsiCo, Indra Nooyi.

Se tra le prime cinque posizioni della classifica c’è una predominanza di donne impegnate nella politica, fino alla ventesima lo scettro si sposta verso il web con la presenza di Meg Whitman, presidente di Hewlett-Packard, Virginia Rometty (IBM) e Ursula Burns (Xerox).

Più giù poi arrivano le donne dello spettacolo con la tredicesima posizione di Oprah Winfrey, la 17° di Beyoncè, la 37° di Angelina Jolie e la 45° per Lady Gaga.

La Regina di Inghilterra si attesta in 40° posizione, a cui fa seguito Anna Wintour, la direttrice di Vogue America, che apre la strada alle donne della moda, con Miuccia Prada (58ma) e Diane Von Fustenberg (74ma).