Lavoro e stage da BNL

 BNL è tra i maggiori e più antichi gruppi bancari che operano sul territorio italiano, che ha ulteriormente ampliato le sue possibilità grazie all’unione con il grande  Gruppo BNP Paribas.

Al momento la BNL sta cercando molti diversi profili professionali da inserire nelle sedi italiani sia con contratti di lavoro che di stage. Vediamo il dettaglio delle offerte di BNL.

Le offerte di lavoro di BNL

Gestore Relazionale Privati per Brunico (BZ);

Analista Del Credito per Bologna;

Direttori di Agenzia per Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Savona, Veneto, Marche, Genova, Pavia, Milano, Brescia, Novara e Torino;

Responsabile Relazioni Corporate per il Nord Est Italia.

Le offerte di stage di BNL

Tutti gli stage offerti dalla BNL hanno una durata di 6 mesi e si svolgono nelle sedi di Roma della banca.

Stage Organizzazione e Risorse Umane

Stage Marketing e Comunicazione

Stage Legale e Compliance

Stage Linee di Business

Stage It e Immobiliare

Stage Finanza E Rischi

Per tutte le informazioni sui requisiti richiesti da BNL per partecipare alle selezioni – sia per lavoro che per stage – e per l’invio della propria candidatura si rimanda al sito del Gruppo alla pagina Carriere.

Per l’Istat in Italia ci sono 3 milioni di inattivi

 L’ Istat ha recentemente pubblicato il suo rapporto annuale 2013 e all’ interno di quest’ ultimo un’ attenzione particolare è stata data alla descrizione del mondo del lavoro italiano, che appare sempre di più penalizzato dal problema della disoccupazione.

Le aspirazioni dei giovani disoccupati italiani

L’ Istat ha rilevato, ad esempio, che in Italia il numero delle persone inattive, ovvero coloro che sarebbero disposti a lavorare ma non sono in cerca di una occupazione ha raggiunto oggi i 3 milioni, cifra che, se sommata al numero ufficiale dei disoccupati, altri 3 milioni, dà come risultato un totale di 6 milioni di persone che potrebbero essere impiegate nei processi produttivi.

Un nuovo piano per il lavoro entro giugno

L’ Istituto ha inoltre sottolineato che, soprattutto nel Mezzogiorno, è in aumento il numero delle persone che pur essendo abili al lavoro, non lo cercano più in modo attivo, causa la sfiducia e lo scoraggiamento conseguenti ai numerosi tentativi non andati a buon fine.

La disoccupazione, del resto, nel 2012, è aumentata del 30,2% e la metà dei nuovi disoccupati ha un’ età compresa tra i 30 e i 49 anni. Il 53% dei disoccupati, inoltre, cerca lavoro almeno da un anno, mentre la durata media della ricerca di un nuovo si è allungata fino a 21 mesi. Per le prime occupazioni si aspetta fino a 30 mesi. Anche il numero dei cassaintegrati è salito nel 2012.

IN’s Mercato assume

 IN’s Mercato è uno dei tanti tipi di punti vendita che il Gruppo PAM ha sul territorio italiano. Una grande realtà nella Grande Distribuzione Organizzata italiana che opera sul territorio con 300 negozi e oltre 1500 dipendenti.

Alla costante ricerca di nuovo personale per i suoi punti vendita la IN’s Mercato ha aperto le selezioni, sia per lavoro stagionale per addetti alle vendite che per altri ruoli. Vediamo nel dettaglio l’offerta di lavoro di IN’s Mercato.

Addetti alle vendite per il periodo estivo

Le risorse saranno impiegate per un periodo di quattro mesi, da giugno a settembre 2013. I requisiti necessari per partecipare alle selezioni sono il possesso del diploma o della laurea e la predisposizione al contatto con il pubblico. Le risorse saranno affiancate nelle loro attività, che prevedono la gestione del cliente, il rifornimento dei punti vendita e la gestione della cassa, dal Responsabile del punto vendita.

Ispettori di zona per le zone di Treviso, Padova, Vicenza e Verona

Responsabili punto vendita a Quinto, Villorba e Asolo.

Per tutte le informazioni sulle offerte di lavoro di In’s Mercato e di tutte quelle al momento attive per il Gruppo Pam, consultare la pagina Lavora con noi del sito dell’azienda.

Servono tre miliardi per evitare l’aumento dell’Iva

 Il gettito previsto dal Governo con l’aumento di un punto percentuale dell’aliquota Iva è di circa tre miliardi di euro. Una buona entrata che però potrebbe portare anche ad una contrazione dei consumi – i beni di consumo costerebbero di più e quindi se ne acquisterebbero di meno – il che sarebbe comunque un danno per l’economia italiana.

► Epifani discute di IMU e di IVA

Per evitare sia l’uno che l’latro rischio è necessario trovare questi tre miliardi da qualche altra parte. Dove?

Una soluzione è quella proposta dal viceministro dell’Economia, il democratico Stefano Fassina, che ha messo sul tavolo del governo una soluzione che rientrerebbe nella revisione della tassazione sugli immobili – già allo studio del governo e che dovrebbe essere pronta entro agosto: l’Imu non dovrebbe essere eliminata per tutti, ma si dovrebbe lasciare almeno per i ricchi e per i proprietari di case di lusso, prevedendo delle detrazioni di almeno 450 euro per chi non rientra in queste categorie.

In questo modo sarebbe già possibile recuperare almeno 2 miliardi.

► Aumento dell’Iva: quali prezzi saliranno e di quanto

Altra soluzione è quella proposta da Confesercenti: i tre miliardi necessari dovrebbero arrivare da una dieta dimagrante delle istituzioni, tagliando le spese non necessarie al loro mantenimento, e con una maggiore concentrazione su lotta alla corruzione e al lavoro sommerso.

 

Crolla il potere d’ acquisto delle famiglie italiane

 Il potere d’ acquisto delle famiglie italiane, nel giro di un quadriennio, è sceso del 4,8% e per l’ Istat non si tratta più di una percentuale qualsiasi, ma di un vero e proprio crollo.

Aumentano i pasti fuori casa mentre calano gli alimentari

L’ Istituto nazionale di Statistica ha infatti pubblicato il rapporto annuale 2013, in cui ha sottolineato come il crollo del potere d’ acquisto delle famiglie italiane sia stato essenzialmente causato dall’ inasprimento del prelievo fiscale e la forte riduzione del reddito da attività imprenditoriale.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

E come conseguenza diretta di questa situazione si è avuto, afferma l’ Istat nel suo rapporto, anche un anomalo calo dei consumi, o meglio la più forte riduzione dei consumi dagli anni Novanta ad oggi.

Per affrontare il consistente calo del reddito a disposizione, infatti, le famiglie italiane hanno ridotto la spesa per i consumi dell’ 1,6%, riduzione che, tradotta in volume di merce acquistata, rappresenta una flessione del 4,3% rispetto ai più floridi anni ’90.

Nello specifico, quindi, le famiglie italiane sembrano aver ridotto drasticamente la quantità dei prodotti acquistati, ma una percentuale non trascurabile, che oggi sembra in costante aumento, ha anche abbassato la qualità dei prodotti che acquista.

Come investire dopo l’austerity

 Tutti i governi europei, o quasi, stanno chiedendo all’Unione di appoggiare delle politiche economiche che siano meno rigide e più orientate alla crescita. Ormai è un dato di fatto che l’austerity, per quanto abbia avuto alcuni importanti e positivi effetti, non è più una politica economica sostenibile.

► Le banche puntano sui Titoli di Stato

Quindi si sta aprendo una nuova stagione per l’economia europea che, quindi porta ala necessità di rivedere il proprio portafogli di investimenti. Come?

Per prima cosa si deve guardare di più alla Borsa, soprattutto ai titoli tecnologici, ma anche alle obbligazione, soprattutto quelle con scadenze a lungo termine.

Il miglior portafoglio per i prossimi tempi è un portafogli costruito con Etf e bond governativi – come suggerisce Raffaele Zenti, responsabile delle strategie finanziarie di Advise Only – da realizzarsi con un investimento dai 10 mila euro in su. Da privilegiare le obbligazioni dei Piigs, paesi che in questo momento, dopo anni di recessione cupa, mostrano i primi segni di miglioramento.

► Credit crunch? Le imprese rispondono con i Bond

Poi una parte dell’investimento dovrebbe essere dedicato alle azioni, soprattutto quelle delle piccole e medie imprese europee (14%), che saranno le prime a reagire alla ripresa del’economia. Buona scelta anche le hi-tech, i beni industriali, i materiali di base, come le costruzioni, e i consumi discrezionali.

Possibile proroga per bonus energia e ristrutturazioni

 L’ intenzione del Governo Letta sembra proprio quella di prorogare, almeno fino al prossimo 31 dicembre 2013, i provvedimenti di defiscalizzazione per le ristrutturazioni edilizie e i bonus energia del 50 – 55% che sono in scadenza a fine giugno. Lo ha anticipato ieri, in un discorso alla Camera, il Ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Maurizio Lupi, affermando che l’ esecutivo ha allo studio anche un piano per estendere tali sconti fiscali.

Per Baretta è difficile evitare l’aumento IVA

A ben guardare, però, anche questi provvedimenti sono essenzialmente soggetti al recupero delle risorse necessarie alle coperture. E il problema delle risorse, in Italia, in questo momento, appare di fondamentale importanza. Proprio oggi, infatti, è entrato ufficialmente in vigore il decreto IMU che ha sospeso il pagamento dell’ Imposta Municipale per un totale di 2,4 miliardi di gettito.

Da oggi in vigore il decreto sull’IMU ma i nodi da sciogliere restano

A luglio, poi, è previsto l’ aumento dell’ aliquota IVA dal 21 al 22%, che ha già suscitato numerose voci di dissenso nella maggioranza: tra queste quella di Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, che ha chiesto l’ emissione di un altro decreto entro il mese di giugno per evitare che il provvedimento si traduca in realtà, con numerose conseguenze negative per l’ economia.

Ma la sterilizzazione dell’ IVA ha un valore di almeno 2 miliardi. Che andrebbero comunque recuperati: e di questi tempi non è cosa semplice.

Credit crunch? Le imprese rispondono con i Bond

 In Italia, ma anche nel resto d’Europa anche se in misura minore, le imprese sono schiacciate dal credit crunch, ossia dalla mancanza di prestiti e finanziamenti da parte degli istituti di credito.

► Calo vertiginoso dei prestiti alle imprese nel 2012

Questo comporta una crisi di liquidità per le imprese, che soprattutto quando sono molto piccole, rischiano di soffocare in questa stretta. Cosa si può fare allora?

Secondo gli esperti che hanno partecipato al Debitwire italian forum di Milano è necessario trovare elle fonti di liquidità alternative e quest non possono che arrivare dai bond. Le obbligazioni, quindi, si configurano come l’unica soluzione per il recupero della competitività delle medie imprese italiane.

Lo hanno già fatto in molte: a partire da novembre del 2012 sono state ben 10 le imprese italiane che hanno emesso obbligazioni, per un totale di 2,74 miliardi di euro. Tra loro ci sono ItalcementiGuala closures, Cerved, Rottapharm, Zobele e, per ultima, la Sisal.

Queste imprese, coadiuvate nell’operazione da una serie di banche molto attive in questo settore, hanno così trovato la soluzione alla stretta del credito. Queste emissioni, però, dopo quanto successo con la Cirio e Parmalat, sono riservate ai soli investitori istituzionali.

► Allarme per la chiusura di molte imprese italiane

Ma le strade per i piccoli risparmiatori non sono totalmente precluse, con le tante compagnie di assicurazione e i fondi comuni di investimento che si sono ampiamente rivolte al settore.

Nel 2013 le banche tornano all’utile

 Ancora troppo presto per dirlo, ma la crisi sembra ormai avviarsi ad una felice conclusione. Almeno per le banche.

Il segno d questa prima e flebile inversione di tendenza lo danno i bilanci delle banche italiane, ai quali molti istituti di credito italiani hanno potuto mettere un segno positivo. Le banche, quindi, tornano all’utile e questo fa ben sperare che anche per il resto dell’economia ci possano essere, presto, dei segnali positivi.

► Cartolarizzazione dei crediti, la soluzione della BCE al credit crunc

Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Popolare, Ubi e Popolare di Milano hanno chiuso i bilanci del primo trimestre del 2013 con il ritorno all’utile, mentre quelle che già erano in questa situazione – Bper, Carige, Credem e Banco di Desio – hanno confermato il loro stato di salute.

Solo il Monte dei Paschi di Siena è ancora in rosso, ma comunque le sue performance sono state migliori di quanto previsto.

► Le banche puntano sui Titoli di Stato

Certo, non tutto è rose e fiori come sembra. Rispetto allo scorso anno, infatti, si nota come manchino 1.210 milioni di utili netti, mentre i crediti deteriorati netti continuano ad aumentare da 114,2 miliardi a 131,1 miliardi. Comunque sia, anche se ancora presto per cantare vittoria, la situazione sta migliorando: ora è necessario che le banche trasferiscano questa rinnovata prosperità nell’economia reale.

Da oggi in vigore il decreto sull’IMU ma i nodi da sciogliere restano

 E’ stato firmato proprio ieri, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il decreto –  approvato lo scorso venerdì  17 Maggio dal Consiglio dei Ministri – sulla sospensione della rata IMU di giugno per i possessori di prima casa e sul rifinanziamento della Cig, la Cassa Integrazione in deroga ed è da oggi ufficialmente in vigore, a seguito della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Per Baretta è difficile evitare l’aumento IVA

Nonostante tutto questo, però, i nodi da sciogliere, per il Governo Letta non sono ancora finiti. A partire dal prossimo primo luglio è infatti previsto il passaggio dell’ aliquota dell’ IVA dall’ attuale 21 al 22%, provvedimento che tutta la maggioranza chiede più o meno compatta di scongiurare, data la precaria situazione in cui già versa l’ economia italiana quanto a PIL e mondo dei consumi.

Epifani discute di IMU e di IVA

L’ aumento dell’ IVA, tuttavia, potrebbe fruttare allo Stato 4 miliardi di euro, e qualora si volesse evitarlo, con una Italia ancora non del tutto fuori da problemi di bilancio,  si dovrebbero trovare altrove le risorse necessarie.

E ciò, avverte il sottosegretario all’ Economia, Pierpaolo Baretta, sembra piuttosto difficile, sia per il tempo a disposizione, sia per le coperture concrete.  Senza considerare che sono anche in scadenza i bonus per le ristrutturazioni edilizie e i budget delle missioni di pace. Dove trovare, quindi, tutti i soldi necessari?