La classe dirigente italiana è la più ‘vecchia’ d’Europa

Ai numerosi record, non proprio positivi, stabiliti dagli italiani se ne è aggiunto uno nuovo: quello di ‘vecchiaia’ per la propria classe dirigente. Coloro che sono impiegati nei massimi sistemi, ricoprendone le più alte cariche, hanno tutti i capelli bianchi.

Sono i maggiori esponenti della politica, dell’economia e della pubblica amministrazione tricolore.

L‘età media è di 58 anni, ed è la più alta di tutti gli Stati europei.

Se si tiene in conto che potenzialmente, con una laurea triennale, un italiano o un’italiana si possono laureare più o meno a 23 anni, vuol dire che ne servono altri 35 per arrivare al top. Sempre che si inizi a lavorare.

Il dato dell’età media scaturisce dal secondo report ad hoc, illustrato all’Assemblea dei giovani della Coldiretti e realizzato in collaborazione con il Gruppo 2013.

Il forte rinfoltimento che ha interessato la classe politica impegnata nelle istituzioni (48 anni l’età media di deputati e senatori), non ha dunque coinvolto i potenti impegnati nelle altre attività.

A raggiungere il triste primato dell’anzianità sono le banche. In questo comparto l’età media degli amministratori delegati e dei presidenti di circa 69 anni, addirittura più elevata di quella dei vescovi italiani in carica.

Successivamente, a stretto giro, si collocano i presidenti dei Tribunali delle città capoluogo di Regione, i quali hanno in media oltre 65 anni, con 9 casi su 20 che superano i 70 anni.

La Germania offre lavoro ai i giovani europei

Buone notizie per i giovani disoccupati. Questa potrebbe essere la loro estate.

Arrivano dalla Germania centinaia e centinaia di proposte per i lavoratori dell’Europa meridionale. Corsi di formazione professionale organizzati in virtù di un programma finanziato dal governo federale sono pronti a partire.

Ci sono ben trentamila posti di apprendista da coprire. In terra tedesca l’apprendistato corrisponde all’ultimo step degli studi e si configura quasi automaticamente come l’ingresso al mondo del lavoro. I posti sono distribuiti i numerosi settori.

Ad annunciare l’avvio del programma durante i giorni scorsi è stata Angela Merkel in persona. La Cancelliera tedesca ha parlato di corsi di lingua, di una partecipazione alle spese di viaggio, nonché di un compenso aggiuntivo alla retribuzione offerta dai datori di lavoro agli apprendisti.

La retribuzione dei giovani del sud Europa sarà dunque superiore a quella degli apprendisti tedeschi.

Il programma previsto dal governo federale si declinerà anche in accordi bilaterali tra la Germania stessa e i paesi mediterranei interessati.

Nella giornata di oggi, per esempio, Ursula von der Leyen, ministro del lavoro tedesco, ha siglato a Madrid un accordo bilaterale in merito con la Spagna.

Che la Germania sia dunque una terra di conquista per i giovani immigrati è ormai cosa certa.

200mila posti di lavoro per i giovani in agricoltura

 Il ministro Giovannini è al lavoro per rilanciare l’occupazione giovanile, pilastro fondamentale per la ripresa economica del paese. Il suo progetto si basa su quella che è stata definita la staffetta generazionale, ossia un passaggio di consegne tra i vecchi lavoratori e i nuovi al fine di creare un circolo virtuoso per il ricambio generazionale.

► Il lavoro per i giovani si trova nell’agricoltura

Il settore più attivo in tutto questo è l’agricoltura che oggi ha presentato al Politiche agricole Nunzia De Girolamo un piano per inserire in agricoltura, proprio grazie allo sfruttamento della staffetta generazionale, ben 200mila under 40 e svecchiare così un sistema di imprese guidato per oltre il 37% da un conduttore over 65.

Il progetto è stato presentato dal delegato nazionale dei giovani Coldiretti, Vittorio Sangiorgio, che propone, inoltre, degli sconti fiscali per favorire il turn over, come la sospensione del pagamento di imposte e contributi per cinque anni alle aziende agricole famigliari che operano in tal senso.

Oltre a ciò, Sangiorgio ha anche proposto delle misure atte a semplificare il tirocinio nell’agricoltura in modo da agevolare l’entrata in questo settore dei giovani che, purtroppo, hanno poche chance visto i paletti normativi e i requisiti richiesti dalla legge.

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La volontà dei giovani di entrare in agricoltura è dimostrata anche dai sondaggi di Coldiretti che riportano come il 38% degli under 40 preferirebbe gestire un’azienda agrituristica piuttosto che lavorare in una multinazionale. Il 42% dei giovani, inoltre, si dichiara propenso a svolgere l’attività agricola se avesse il terreno.

Il lavoro per i giovani si trova nell’agricoltura

 Che sia staffetta generazionale o una vera e propria inversione di tendenza tra i giovani fa poca differenza: quello che balza agli occhi dai dati presentati durante l’assemblea dei giovani della Coldiretti per l’apertura dell’“Open Space sull’ingegno contadino” è che l’agricoltura sembra essere la nuova frontiera dell’occupazione giovanile.

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Quest’anno le assunzioni sono cresciute del 3,6% rispetto al 2012, le iscrizioni negli istituti professionali agricoli hanno avuto un’escalation del 29% e del 13% per gli istituti tecnici di agraria, agroalimentare e agroindustria.

Questo indica che il settore primario è vivo e vegeto e che ci sono tante opportunità sia per chi decide di cercare qui un’occupazione stagionale sia per chi, invece, guarda più lontano e decide di fare impresa.

Secondo i dati presentati da Coldiretti, infatti, le imprese agricole condotte da giovani “under 30” iscritte alla Camere di commercio sono circa 59 mila, il 7% del totale. Tra queste aziende agricole condotte da giovani, inoltre, si rileva una forte presenza di aziende multifunzionali (circa il 70%), ossia imprese che non solo si dedicano alla produzione di beni alimentari, ma che si dedicano anche ad altre attività come gli agriturismi e le fattorie didattiche o la trasformazione trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.

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Tutto questo crea una continua richiesta di lavoro, sia per figure professionali come trattorista, taglialegna, potatore ma anche per le più innovative come addetto alla vendita diretta di prodotti tipici, alla macellazione, alla vinificazione o alla produzione di yogurt e formaggi.

Assunzioni Pam

 Ancora tante offerte di lavoro per la Grande Distribuzione Organizzata, un settore che non conosce crisi. Le nuove offerte arrivano da Pam – Più A Meno – società che fa capo alla Gecos e che riunisce sotto il suo marchio tanti diversi punti vendita: Supermercati Pam, Superal, ipermercati Panorama, PAM Franchising, In’s Mercato, Brek Ristoranti.

Al momento la Pam ha aperto una campagna di selezione alla ricerca dei candidati ideali per i suoi punti vendita. Vediamo l’offerta nel dettaglio.

La Pam sta cercando:

Addetti Alle Vendite Periodo Estivo per le sedi di Cesenatico;

Ispettori di Zona per i supermercati IN’s Mercato di Treviso, Padova, Vicenza e Verona;

Capo Reparto Macelleria per il Panorama di Pistoia;

Responsabile Punto Vendita per gli IN’s Mercato di Quinto, Villorba e Asolo.

Pam dà inoltre la possibilità di lavorare anche agli studenti che cercano un impiego part time da affiancare agli studi, per questa posizione è sempre possibile inviare la propria candidatura.

Per conoscere i requisiti richiesti da Pam per partecipare alle selezioni del personale e per l’invio della propria candidatura, si rimanda alla pagina Lavora con Noi del sito della catena.

In crescita il mercato dei beni di lusso

 Notizie e previsioni del tutto positive per il mercato mondiale dei beni di lusso. Anche nel 2013, infatti, le vendite di gioielli, accessori, pelletteria e orologi continueranno a crescere e faranno così registrare il terzo anno consecutivo di crescita per l’ intero settore.

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Le Previsioni realizzate da Altagamma Consensus sull’ andamento del settore nel corso di quest’ anno, infatti,  parlano di un incremento del 4,5% e di una crescita del 10%, nonostante alcuni possibili rallentamenti dovuti al problema dei cambi valutari internazionali.

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E i prodotti che più degli altri costituiranno il traino di questo trend positivo saranno soprattutto gli accessori, la pelletteria e l’ hard luxuy. In flessione, invece, orologeria e cosmetici.

In merito poi alle singole aree di mercato, nel 2013 ci saranno dei probabili rallentamenti per l’ Europa, che subirà il calo dei flussi turistici dal Giappone, ma si dimostreranno sempre forti gli Stati Uniti.

Buoni risultati di crescita anche dal Sud America, che farà registrare un incremento del 12%, in cui i paesi trainanti saranno soprattutto il Brasile – grazie all’ organizzazione dei prossimi Mondiali di Calcio – e il Messico.

In Asia, invece, più che la Cina, è il Sud est asiatico a trainare la crescita, dove sarà possibile rilevare, nel corso di quest’ anno un aumento del 20% nel settore del lusso. In Medio Oriente, infine, in cuore del mercato rimarrà Dubai.

In Italia il 25% della spesa finisce tra i rifiuti

 Anche in un periodo di recessione come quello che stiamo attraversando, l’ Italia risulta campionessa negli sprechi, soprattutto in quelli relativi all’ alimentare. Lo rileva, infatti, una indagine condotta da Waste Watcher, l’ Osservatorio internazionale contro gli sprechi attivato presso l’ Università di Bologna, che ha indagato le abitudini di 2000 mila cittadini italiani maggiorenni in relazione alla spesa e al cibo acquistato.

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Così, se da una parte in Italia calano ripetutamente i consumi, colpendo proprio in particolare alimentari e bevande, dall’ altra ogni anno 76 kg di cibo – cioè il 42% del totale degli sprechi – finiscono nei cassonetti. E questo spreco rappresenta quasi l’ 1% del Prodotto interno lordo nazionale (0,96%).

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Ma quali sono i motivi che spingono gli italiani, che pure dal sondaggio sembrano condannare e non approvare – in diverse misure – questo comportamento, a sprecare il cibo anche in tempi di crisi economica?

Ebbene,  il 20% circa degli intervistati ha dichiarato che lo si fa per retaggio consumistico, per eccessivo benessere o per mancanza di educazione in merito. Altri, un 11%, adducono come motivazione l’ incapacità di gestire il bilancio familiare, i tempi frenetici o le scadenze ravvicinate.

Ad ogni modo, le conseguenze negative degli sprechi sono comunque imponenti, e investono soprattutto l’ inquinamento e le risorse ambientali.

Confesercenti lancia l’allarme sull’Iva

C’è preoccupazione per lo scatto dell’Iva al 22%. Il Presidente nazionale di Confesercenti, Marco Venturi, è intervenuto sulla questione a latere dell’assemblea elettiva toscana con i membri dell’ente tenutasi a Firenze.

Venturi ha dichiarato che “Se scatterà l’aumento al 22% inciderà ancora di più sui consumi, deprimendoli ancora”.

Ciò potrebbe secondo Venturi provocare conseguenze negative anche in merito al gettito fiscale, che invece di aumentare, come stabilito, di 3 miliardi di euro, potrebbe essere ridotto di 300 milioni”.

Venturi si è poi espresso sul calo dei consumi, aggiungendo che esso “avrà un effetto anche sulla produzione e sulle prospettive economiche del nostro paese. Occorrerà cercare di affrontare il nodo dei conti pubblici tagliando la spesa pubblica. Non la spesa produttiva o quella utile per i servizi sociali, ma i tantissimi sprechi ed eccessi che ci sono nel nostro paese”.

Venturi ha rammentato che Confesercenti ha presentato “dei rapporti precisi che dicono anche dove tagliare ma ci vuole il coraggio politico per affrontare questi problemi”.

In totale, considerando il possibile aumento Iva dal primo di luglio, considerando la scadenza dell’Imposta municipale unica di giugno al netto dell’esclusione della prima casa e quella relativa alla Tares a dicembre, potrebbe sopraggiungere una stangata da 734 euro a famiglia a fine 2013. Lo rende noto Federconsumatori, facendo la somma dei rincari per ogni singola imposta: 45-45 euro per la Tares, 207 euro per l’Iva, 480 euro medi per l’Imu.

L’ipotesi di aumento dell’Iva dal 1 luglio dilata la situazione di crisi per il commercio al dettaglio e 26mila imprese del settore potrebbero scomparire entro fine anno. Lo afferma l’Ufficio studi Confcommercio rivedendo la previsione del saldo natalità-mortalità alla luce del possibile nuovo scatto dell’imposta sui consumi.

Auchan assume

 La Grande Distribuzione Organizzata è sempre pronta ad assumere nuovo personale. La Coop, una delle più grandi realtà italiane del settore, sta cercando molto personale per i suoi punti vendita di tutta la penisola (Qui tutti i dettagli dell’offerta di lavoro Coop), ma anche Auchan sta cercando nuove leve.

Da un lato la Auchan sta cercando personale da inserire nel comparto gestionale della catena tramite tirocini retribuiti (qui i dettagli) e, dall’altro, ha aperto anche le selezioni per personale da inserire nei punti vendita in diverse mansioni. Vediamole nel dettaglio.

La Auchan sta cercando:

Capo Reparto Pescheria per l’Ipermercato di Milano Est;

Capo Reparto Salumeria e Formaggi Stand per le sedi di Milano;

Capo Reparto Sicurezza per la zona Milano Nord Est;

Capo Reparto per il Veneto;

Responsabili della Sicurezza per i punti vendita della Sardegna;

Allievi Capi Reparto per Milano.

Per le informazioni sui requisiti richiesti per partecipare alle selezioni del personale di Auchan e per l’invio della propria candidatura si rimanda alla pagina Offerte di Lavoro del sito della catena.

Occupazione e investimenti dal digitale

 Sebbene l’ economia italiana soffra ancora dei bilanci negativi del PIL e di quelli, in picchiata, dei consumi, esistono però dei settori economici in Italia in cui si potrebbe, applicando i giusti strumenti, creare posti di lavoro, e dunque rilanciare l’ occupazione, e risparmiare consistenti risorse da reinvestire altrove.

A dirlo è il vice ministro per lo Sviluppo economico Antonio Catricalà, che in questi giorni ha parlato, in modo specifico, del settore del digitale. Dal settore del digitale, e dalla diffusione della banda larga in particolare potrebbero venirsi a creare, secondo il vice ministro, almeno 200 mila nuovi posti di lavoro, senza contare poi la possibilità di smaterializzare i rapporti tra le imprese e la Pubblica Amministrazione, rapporti che oggi costano a queste ultime 15 miliardi di euro, che potrebbero così essere investiti in altri progetti.

> Le proposte del governo per il rilancio dell’occupazione giovanile

Non per niente il vice ministro, che è in attesa della delega ufficiale alle telecomunicazioni, sa che il settore rappresenta in Italia il 2,7% del reddito nazionale e che il nostro Paese è ancora molto indietro nella diffusione della banda larga stessa.

Settimo calo consecutivo del PIL italiano

La Banca Mondiale ha infatti stimato che un incremento della diffusione della banda larga pari al 10% genererebbe contemporaneamente un incremento dell’ 1,2% del Prodotto interno lordo.