L’aumento dell’aliquota IVA potrebbe abbattersi sul fisco

 Proprio in queste ultime ore l’ Ufficio studi di Confcommercio e la Cgia di Mestre hanno reso note le stime relative ai rincari che il futuro aumento dell’ aliquota IVA imporrà sul bilancio annuale delle famiglie italiane. Con il passaggio dell’  IVA  al 22%, infatti, si aspetta un aggravio di almeno 135 euro per nucleo familiare.

L’aumento dell’aliquota IVA potrebbe abbattersi sul fisco

Ma se da un lato le associazioni dei consumatori mettono in guardia rispetto alle conseguenze negative che potrebbero abbattersi sul mondo dei consumi e su quello delle imprese italiane all’ introduzone di questa misura, dall’ altro la Confesercenti lancia l’ allarme sulla possibilità che anche lo stesso gettito fiscale ne subisca un grave danno.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

Secondo le stime diffuse dal presidente Marco Venturi, infatti, le entrate del fisco italiano, piuttosto che aumentare di 3 miliardi come previsto dal Governo Monti,  potrebbero subire una riduzione di 300 milioni.

Le stime ufficiali su cui è stato calcolato l’ incremento delle entrate sono, a detta di Confesercenti, calcolate su una quota pari di beni venduti. Ma molti prodotti hanno già fatto registrare importanti cali nelle vendite, dunque gli ulteriori rincari non favoriranno certo i consumi.

La strada utile sarebbe, invece, quella di ridurre l’ aliquota al 20%, tagliare le spese e gli sprechi pubblici, nonché combattere sistematicamente la corruzione e il sommerso dell’ economia italiana.

Saxo Bank sul cambio euro dollaro

Il mercato Forex è gettonatissimo dagli analisti che in questo momento sono alla ricerca di trend stabili per investire i loro risparmi. Ecco spiegato quindi il copioso effluvio di report da parte degli analisti di Saxo Bank e non solo.

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

Abbiamo visto insieme la fine dell’effetto Draghi sui mercati ed abbiamo approfondito la settimana del dollaro.

Alan Collins, sempre per i clienti di Saxo Bank, ha provato ad illustrare le prospettive del cambio tra euro e dollaro, evidenziando la debolezza espressa nell’ultimo periodo da questo rally.

Da aprile in poi, il cambio tra euro e dollaro sta viaggiando ai minimi e le performance deludenti dell’ultima settimana, ne sono la prova lampante. La fase ribassista sembra si possa attribuire ad almeno quattro motivi. In primo luogo siamo in una fase negativa, dopodiché è necessario ricordare che la price action, la settimana scorsa, ha infranto la media mobile a 200 giorni.

In più, c’è la media mobile a 13 giorni che ostacola un po’ il mercato e infine c’è da valutare il trend ribassista del mercato nella sua interezza. In questa situazione, con entry, stop e target rispettivamente a 1,2825/50 (con balzo a 1,2916), 1,3829 bild e 1,2746, 1,2680 e un 62 per cento di correzione, si prospetta un trend di vendite.

 

La fine dell’effetto Draghi per i mercati

I mercati stanno vivendo una fase abbastanza tranquilla, quasi entusiasmante rispetto alla crisi dei mesi scorsi ma il miglioramento della situazione non esclude una ricaduta.

► La BCE considerata responsabile unica della crisi

I fondamentali economici, come si dice in gergo, sono stati parecchio infiacchiti dalla crisi, l’instabilità politica è un problema ancora irrisolto e questo potrebbe determinare una nuova ondata di risk-off.

Una previsione molto interessante della situazione dei mercati, l’ha offerta Mike Gallagher di IDEAglobal, un’agenzia che si occupa di analisi e consulenza finanziaria.

► La salvezza dell’Italia dalla BCE

Sotto il profilo obbligazionario, Gallagher spiega che i tassi dei titoli decennali di paesi come l’Italia e la Spagna, potranno iniziare la fase rialzista già nel mese in corso e potrebbero continuare con il trend fino ad ottobre. La direzione individuata, dunque, è quella del rialzo, anche se si assisterà a qualche correzione e a qualche picco.

Il rialzo previsto da qui ad ottobre per le obbligazioni italiane e spagnole è stimato in 100 punti base e di riflesso di potrà assistere ad un declino dei bund tedeschi che entro la fine del secondo trimestre, dovranno iniziare a viaggiare verso i livelli minimi. Poi, ad ottobre, i bund, dovrebbero restare intorno ai 5 punti base.

L’effetto Draghi, quindi, sembra essere scomparso, sarà davvero così?

 

L’aumento dell’IVA peserà sulle famiglie per 135 euro all’anno

 Come è stato più volte annunciato nel corso degli ultimi mesi, a partire dal prossimo 1 Luglio è previsto l’ innalzamento dell’ aliquota dell’ IVA, che passerà dall’ attuale 21% al futuro 22%. Questo aumento, tuttavia, come si può immaginare, avrà delle notevoli conseguenze sul mondo dei consumi a livello nazionale e graverà, in modo particolare, sulle spalle delle famiglie italiane.

L’aumento IVA ci sarà o no?

L’ ufficio studi della Confcommercio ha quindi calcolato che il suddetto incremento dell’ aliquota dell’ IVA produrrà per ogni famiglia (calcolata su una base di 3 persone) una stangata da 135 euro all’ anno, cifra media che produrrà un aggravio totale da 2,1 miliardi di euro per il 2013 e di ben 4,2 miliardi di euro per il 2014.

Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

L’ aumento dell’ IVA voluto dal Governo Monti, infatti, interesserà il 70% dei consumi e, in particolare, subiranno il rincaro una serie di prodotti di ampio utilizzo. Tra questi, ad esempio, vino e birra per le bevande, vestiario, calzature, elettrodomestici e mobili, carburanti, giocattoli, computer e riparazioni auto.

Le associazioni dei consumatori, tuttavia, come Federconsumatori e Adusbef, alla luce della presente situazione, chiedono che il provvedimento venga rivisto, perché il potere di acquisto delle famiglie italiane già si trova ai minimi storici e questa ulteriore misura contribuirà solo a contrarre ancora di più il mercato, gravando anche sul mondo delle imprese.

La settimana del dollaro

 Vogliamo aprire la settimana con qualche suggerimento per tutti coloro che sono interessati agli investimenti nel mercato valutario. Il Forex, infatti, nonostante la crisi, resta un terreno appetibile per chi ha un po’ di denaro da parte.

► Quando il dollaro investito frutta davvero

Molti opinionisti ritengono che il mercato forex sia ancora favorevole al dollaro nel senso che il dollaro americano è preponderante negli scambi. Saxo Bank ha tentato di mettere ordine nelle informazioni disponibili per dare qualche dritta agli investitori.

Nel dettaglio gli analisti cercano di capire se il dollaro abbia fatto il passo più lungo della gamba la settimana scorsa tanto che ora si è sul punto d’invertire rotta. Questo accade mentre dal Giappone arriva la notizia che il governo intende supportare ancora lo yen nonostante alcuni ribassi possano diventare dannosi per il paese.

Saxo Bank ha analizzato nel dettaglio il cambio tra euro e dollaro spiegando che dopo il crollo della settimana scorsa, sta forzando le resistenze sui 1.2850 punti. Stare al di sotto dei 1.300, dicono gli analisti, sul medio termine, potrebbe determinare l’esaurimento della forza del sell-off.

Di sicuro in settimana si dovrà tenere d’occhio quello che scelgono la Bank of Japan e la Bank of England, oltre che le decisioni del FOMC.

La Francia vuole un governo dell’Eurozona

 La Francia, in questo momento non sta attraversando un momento economico florido. Alcuni osservatori l’hanno definita la bomba ad orologeria del Vecchio Continente. La patata bollente dell’economia francese sul lastrico è tutta nelle mani di Hollande che nel suo primo intervento europeo ha chiesto aiuto alla BCE ed ora fa un’altra proposta per la politica comune.

Il presidente francese Hollande ha chiesto in questi giorni di formare un governo economico della zona euro che abbia la libertà d’intervenire in materia di bilancio, che possa definire un sistema fiscale armonizzato e sia tenuto insieme da un presidente che ha chiaro in mente l’obiettivo dell’Eurozona.

La BCE considerata responsabile unica della crisi

Il presidente della Francia, dunque, reclama la creazione di un governo economico di cui entrino a far parte tutti i paesi della zona euro. Un governo che si riunisca mensilmente con il presidente nominato di lungo periodo e che si dedichi esclusivamente agli affari di natura finanziaria, che si occupi cioè di risolvere il problema più urgente dell’Eurozona che è quello dell’occupazione.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Il presidente francese, da buon socialista, ha parlato anche dei successi ottenuti nel suo paese, dove il suo gabinetto ha attuato un buon numero di riforme senza rinunciare ad un modello di welfare sostenibile ed efficiente. Hollande ha deciso inoltre di presentare all’Europa un piano d’investimenti decennale che si occupi del settore digitale, della transazione energetica,della salute e dei progetti infrastrutturali.

Dalla BCE un nuovo piano di cartolarizzazioni per le banche?

 La Banca Centrale Europea starebbe elaborando un nuovo piano per risolvere il problema della concessione del credito e dei prestiti alle PMI da parte degli istituti di credito sparsi sul territorio europeo.

E il ventaglio delle soluzioni sembra essersi posato, per il momento, sulla reintroduzione del vecchio sistema delle cartolarizzazioni Abs, cioè le asset-backed securities, già impiegate in passato e tristemente note per le conseguenze negative che sono state in grado di creare nel biennio 2007 – 2008.

> La risoluzione bancaria al centro del dibattito europeo

Basti pensare, infatti, alla situazione italiana. In occasione di quel primo aiutino della BCE alle banche, ben 260 miliardi sono stati dirottati verso gli istituti del nostro Paese, senza però restituire neanche un centesimo fino ad oggi. Ora, tuttavia, si parla di dare in prestito mille miliardi in tre anni ad un tasso agevolato dell” 1%.

> Le banche puntano sui Titoli di Stato

Le cartolarizzazioni Abs sono infatti sistemi che consentono agli istituti di credito di erogare i finanziamenti alle PMI, incassare le commissioni e parte degli interessi, ma scaricare i rischi degli investimenti su altri soggetti, anche pubblici.

I rischi di insolvenza dei debitori, infatti, vengono in genere scaricati sulle spalle di chi compra le obbligazioni emesse da quella società fuori bilancio  creata ad hoc per risultare intestataria dei prestiti emessi dalla banca.

La Camusso chiede nuovi ammortizzatori sociali

 In una intervista rilasciata a “Repubblica”, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al futuro piano dal Governo Letta per il rilancio dell’ occupazione giovanile.

Secondo la Camusso l’ Italia si trova al momento in una situazione del tutto particolare, una situazione che in passato non si era mai verificata. Il Paese esce, infatti, da cinque anni consecutivi di recessione, e dunque, in queste condizioni, la priorità del Governo non dovrebbe essere tanto quella di limitare, come annunciato, i vincoli dei contratti a tempo determinato, ma quella di garantire ai lavoratori una maggiore quantità di ammortizzatori sociali.

> 9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

La ripresa dell’ occupazione è certo un problema successivo, ma per far ripartire le assunzioni sono allora necessari numerosi e maggiori investimenti: in un paese in recessione, infatti, il lavoro va creato, è ciò potrebbe essere certo favorito da una fiscalità più vantaggiosa per chi assume. Anche se, anche i questo caso, non si dovrebbe proporre degli sgravi a pioggia, che sarebbero risolutivi solo per un tempo limitato.

Per Squinzi è necessario detassare il costo del lavoro

Quanto al fenomeno degli stage, poi, il segretario aggiunge che nei contratti formativi deve rimanere sempre prioritaria una ottica di stabilizzazione del contratto di lavoro e non l’ idea di far lavorare il personale a costo zero.

15esimo calo del fatturato per l’industria italiana

 Non si vede ancora via d’ uscita dalla perdurante crisi economica per l’ intero settore dell’ industria italiana. L’ Istituto nazionale di statistica, l’ Istat, ha infatti recentemente diffuso i dati e le rilevazioni ufficiali relativi al mese di marzo 2013 e i risultati sono stati per lo più negativi.

E’ rimasto fortemente negativo, ad esempio, l’ ammontare totale del fatturato industriale per il mese di marzo, che ha subito un calo dello 0,9% rispetto al mese di febbraio e ha addirittura perso un importante 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente.

Crolla la produzione industriale italiana

Per l’ industria italiana, infatti, questo rappresenta, mese dopo mese, il 15esimo calo consecutivo: in poche parole, con una perdita del 10,9% sul dato grezzo, si tratta del peggiore risultato conseguito a partire dal 2009.

> A marzo negativo l’export italiano

Un unico, quasi effimero, spiraglio di luce, arriva dalle quote relative agli ordinativi industriali, che, dopo quattro mesi in negativo, a marzo hanno fatto registrare un incremento dell’ 1,6%, dato che nasce dalla somma degli ordini interni – + 0,2% – con quelli esteri – +3,6%.

Riferendo il dato degli ordinativi agli ultimi tre mesi del 2013, invece, le cifre relative alla media si volgono ancora ai numeri negativi, con un calo del 3,2%.

Nella produzione, infine, l’ unico dato positivo è pervenuto dai prodotti e dai preparati farmaceutici di base, con un incremento dell’ 1,0%. Il peggior risultato dalla siderurgia: -17%.

Le banche puntano sui Titoli di Stato

Gli istituti italiani, al fine di provare a limitare i danni in un momento drammatico per le aziende del nostro Paese, preferiscono sempre di più i Titoli di Stato all’erogazione dei prestiti.

Una scelta dovuta anche al fatto che sono sempre di meno le società stabili alle quali si può affidare il denaro.

Tra marzo 2012 e marzo 2013, le banche di credito hanno dunque puntato tutto (o quasi) su Bot e Btp, acquistandone per quasi settantadue miliardi in più rispetto all’anno precedente. In particolar modo, gli acquisti maggiori sono stati fatti ad inizio anno.

Per quanto concerne invece i prestiti alle aziende non finanziarie, essi sono invece scesi di quasi 29 miliardi e quelli alle famiglie di 9 miliardi a 855 e 606 miliardi (1.461 miliardi, -2,55%).

Nei portafogli delle banche, stando ai dati riportati dalla Banca d’Italia, ci sono così circa 362 miliardi contro i 290 di un anno prima. La scelta delle banche ha supportato le aste del Tesoro e le quotazioni sul secondario dei titoli italiani, in questi mesi sempre difficili per la crisi del debito sovrano. Un impegno che le banche hanno preso di concerto con fondi e assicurazioni nazionali e retail (che stando ad alcune stime a febbraio possiedono rispettivamente altri 347 e 188 miliardi di euro di Bot, Btp e Ctz) mentre gli investitori esteri sono tornati a farsi vivi più di recente.