Pubblico impiego: proroga di 8 mesi per 115.000 precari

 Il decreto inerente a Imu e Cig dovrebbe innescare una proroga al 31 dicembre di questo anno riguardante i lavoratori precari della Pubblica Amministrazione. Oggi il decreto dovrebbe essere varato dal Consiglio dei Ministri.

A seguito di numerose complicazioni, dopo dieci giorni di fuoco si dà dunque il via al prolungamento dei contratti non a tempo indeterminato negli uffici della Pa. Una decisione scaturita dal contenuto dell’ultima legge di stabilità. A meno di voltafaccia dell’ultimo minuto, dunque, dovrebbe esserci l’ok del Governo, come si evince peraltro dalle riunioni della giornata di ieri.

L’obiettivo di proroga per i precari era contemplato dallo stesso presidente del Consiglio Enrico Letta in occasione di richiesta della fiducia alle Camere. Letta lo considera come una delle urgenze del suo governo. Tuttavia, inizialmente il decreto sulla sospensione del pagamento dell’Imu di giugno e sul rifinanziamento della Cig non era stato reputato il tramite più adatto. Ma, a seguito del pressing dei sindacati e di larga parte della maggioranza, sarà Decreto legge all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di quest’oggi a configurarsi come l’opzione più valida.

In attesa di notizie ci sono ben centoquindici mila dipendenti. Di  86.122 sono a tempo determinato e gran parte prestano servizio presso enti locali. Qualora dovesse arrivare la proroga sarebbe con ogni probabilità l’ultima, dal momento che il vincolo dei risparmi stabilito dal dl 78/2010 si conclude a fine 2013.

Evasione fiscale per Amazon

All’orizzonte sembra esserci l’ennesimo scandalo di evasione fiscale legalizzata. Questa volta, a stimolare lo sdegno di tutta la Gran Bretagna, sembra esserci Amazon.

L’azienda finisce nell’occhio del ciclone a seguito di un’inchiesta condotta dal quotidiano Guardian di Londra.

Amazon, libreria online più grande al mondo nonché negozio online più grande del pianeta sul cui sito si vende di tutto, ha pagato soltanto 2 milioni e 400 mila sterline di tasse su 4 miliardi e 200 milioni di sterline di fatturato nel 2012 nel Regno Unito, un’aliquota dello 0,5 per cento.

In sostanza, è come se Amazon non avesse pagato nulla rispetto a ciò che viene pagato dalle persone fisiche, tassate a un’aliquota del 45 per cento da 150 mila sterline di reddito annuo in su.

Ma non è tutto. Il pagamento dei suddetti 2 milioni e 400 mila sterline di tasse è di gran lunga inferiore ai quasi 2 milioni e 500 mila sterline di finanziamenti che Amazon ha ottenuto nello stesso anno dal Governo britannico.

Nello specifico, in altre parole, nel 2012 l’azienda americana ha preso dal contribuente britannico 75 mila sterline in più di quelle che ha dato in imposte allo stato, per non parlare dei suoi giganteschi profitti ed entrate.

L’azienda, dunque, è nel mirino degli inquirenti e della stampa, in attesa di ulteriori sviluppi.

 

Primo passo nello sblocco dei pagamenti dei debiti delle PA

 I primi beneficiari degli effetti del decreto che sblocca i fondi per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni saranno gli enti locali ai quali è stato concesso tutto il plafond disponibile del governo come primo anticipo.

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Le 1.500 richieste pervenute al Ministero dell’Economia entro il 30 aprile 2013 sono state tutte accolte e, in totale, ai comuni che ne hanno fatto richiesta, saranno elargiti 3,6 miliardi di euro con i quali poter pagare quanto dovuto alle imprese e ai professionisti italiani.

Con questa prima elargizione il Ministero ha così rispettato il termine del 15 maggio previsto dalla norma.

Ma, se da un lato tutte le richieste arrivate al Mef sono state soddisfatte, il plafond a disposizione del Ministero – ammontante a 3,6 miliardi di euro – non è stato sufficiente a coprire l’intero debito stimato. Quindi, quanto disponibile sarà elargito, come prevede la norma, in base ad un criterio proporzionale per una percentuale pari a circa il 62% dell’importo richiesto.

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Le erogazioni di questi anticipi saranno effettuate dalla Cassa Depositi e Prestiti per un ammontare di 1,8 miliardi durante quest’anno e i restanti per il 2014.

Un cartello Apple sul mercato degli ebook?

 Continuano in questi giorni negli Stati Uniti le indagini sulla possibile formazione, nel lontano aprile 2010, di un cartello Apple, guidato e sottoscritto dal Steve Jobs, per tenere alto il mercato degli ebook in occasione del lancio del primo iPad. Sulla questione, venuta a galla già nel 2012, continua infatti ad indagare il Dipartimento di Giustizia statunitense (DoJ).

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Secondo gli inquirenti Jobs avrebbe cercato, ai danni di Amazon, a quel tempo leader di mercato nella vendita dei libri digitali, un accordo con cinque dei maggiori colossi editoriali americani, e cioè Harper Collins, Macmillan, Hachette, Penguin e Pearson, in modo da convincerli ad innalzare il prezzo di 9,99 dollari praticato dall’ Amazon Store.

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A quel tempo, infatti, Amazon riusciva a vendere le novità editoriali in formato digitale e in formato cartaceo, esattamente in contemporanea, oltretutto praticando per le prime un prezzo inferiore alle seconde – quello di 9,99 dollari appunto.

La giustizia americana accusa dunque Apple di aver manipolato ad arte il mercato, convincendo i cinque editori a sbarcare per primi sull’ iBookstore e tenendo alto il prezzo degli ebook. A testimonianza degli accordi con Jobs ci sarebbe anche una email chiarificatrice pubblicata dal New York Times. Ora, ad ogni modo, gli editori hanno già patteggiato, mentre Apple, che sostiene di non aver mai indotto accordi collettivi, si difenderà in tribunale.

Acer vuole il mercato dei mini tablet

 Nel 2013 l’Acer ha deciso di lanciarsi in un settore in cui Samsung ed Apple le lasciano ancora spazio e l’obiettivo è di ottenere il maggior numero di risultati. Il settore di cui parliamo è quello dei tablet delle dimensioni più piccole, dai 7 pollici in cui. Le altre aziende che si occupano di computeristica, che abbiamo opportunamente citato, sono specializzate nella produzione di tablet dai 10 pollici in su.

Come farà a sopravvivere Apple

Quest’anno, secondo le previsioni, i tablet sorpasseranno i pc quanto a pezzi venduti e il fatturato anche se poi il fatturato dei due settori resterà praticamente lo stesso perché i tablet anche se in espansione, sono comunque poco costosi o comunque meno costosi dei computer.

Assicurarsi prima di andare in America

Acer, oggi, è il secondo produttore in Europa e in Italia ed ha raggiunto il 15 per cento della quota di mercato, proprio adesso che si conquista un posto d’onore con le vendite dei tablet più piccoli. Acer, puntando su alcuni prodotti, potrà consolidare la sua supremazia.

Acer, ha a disposizione il tablet B1 da 7 pollici e 129 euro, l’A1 da 7,9 pollici a 169 euro e un W5 che usa invece il sistema operativo Microsoft Windows 8. Il successo sul mercato è garantito ma si può ipotizzare u’espansione anche nel mercato azionario.

Quando il dollaro investito frutta davvero

 Alcun investimenti fatti in dollari, sono stati capaci di fruttare tantissimo. Negli Stati Uniti, per esempio, gli investimenti nella rete elettrica, hanno generato un ricavo di 2,5 dollari per ogni dollaro investito nel settore.

Il piano monetario contro il dollaro

I fatti da cui trae origine questa deduzione sono i seguenti. Da agosto del 2009 fino a marzo del 2012 sono stati investiti circa 3 miliardi dollari, con la conseguente creazione di 47 mila posti di lavoro e un gettito fiscale di 1 miliardo di dollari.

Questi investimenti hanno riguardato l’American recovery and reinvestment act, un progetto che si è occupato dei progetti per la trasformazione della rete di distribuzione sulla base del modello offerto dalle smart grid, cioè le reti intelligenti.  Queste sono in grado di gestire i picchi e i sovraccarichi di tensione senza interrompere l’erogazione dell’elettricità, anzi rendendola più efficace.

Morgan Stanley sul mercato valutario

Con i programmi di stimolo finalizzati a questa particolare categoria socio-economica, sono stati creati dei posti di lavoro, si è creato un vero mercato di dimensioni regionali di cui hanno beneficiato un buon numero di aziende attive nel settore della componentistica wireless, del materiale elettrico, dei gruppi IT, delle società di consulenza tecnica.

Secondo un editorialista di Italia Oggi, indirettamente hanno beneficiato dell’investimento nelle smart grid anche gli imprenditori del settore immobiliare, di quello della ristorazione, dei servizi alla persona.

Alla fine dei conti i 3 miliardi investiti hanno generato un valore della produzione di 6,83 miliardi dollari. 

Un patto europeo contro la disoccupazione

 Tutti i leader europei sono concordi nel ritenere che la disoccupazione, soprattutto quella giovanile, è da considerarsi il problema più urgente da risolvere in Europa e nei paesi del Sud del Vecchio Continente in particolare.

Ecco allora giustificato il patto che sarà siglato il 28 maggio dalla Francia, dalla Germania, dalla Spagna e dalla Banca Europea degli Investimenti (BEI). Il loro obiettivo è quello di mettere un freno alla disoccupazione giovanile.

L’industria italiana in cattive acque

Per prima cosa sarà costituito un fondo di sei miliardi di euro che sarà usato come garanzia per ottenere fino a 60 miliardi di euro dalla BEI, da destinare alle aziende che si assumono la responsabilità e l’onere di impiegare giovani che non hanno ancora compiuto 25 anni, tra il 2014 e il 2020.

L’Italia deve iniziare con le riforme strutturali

Il fondo che abbiamo indicato , in realtà, era stato istituito nel febbraio dell’anno scorso quando era stato definito il bilancio dell’Unione Europea e anche Barroso, come molti altri commentatori, l’aveva considerato insufficiente. Certo è che l’obiettivo è sempre più evidente: determinare un effetto a catena  sulla base dei crediti a basso interesse che sono forniti alle imprese che puntano sui giovani.

La bontà del progetto è tanto evidente quanto l’assenza dell’Italia che ha un tasso di disoccupazione prossimo al 40 per cento.

L’esempio della Svezia per l’Europa

 La gestione della spesa pubblica è sempre un banco di prova per i governi, soprattutto per quelli che economicamente attraversano un momento di crisi. Se si cercasse un esempio di paese quanto a spesa pubblica, si scoprirebbe allora che fa parte della zona euro ed è la Svezia.

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La Svezia è stata d’esempio nella gestione della spesa pubblica perché in appena 19 anni, dal 1993 al 2012, è riuscita a ridurre il rapporto tra spesa pubblica e Pil dal 70,5% al 52%. Per capire l’importanza di questo risultato è sufficiente considerare quello che nello stesso tempo ha ottenuto la Francia che in 19 anni ha ridotto la spesa pubblica soltanto di pochissimi punti, passando dal 56,6 al 53,9 per cento.

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Quello che contraddistingue la Svezia è la determinazione nella ricerca del risultato. Infatti Stoccolma, nel 1993, era in una situazione molto critica e aveva un deficit prossimo all’11,2 per cento del prodotto interno lordo, con una serie di problemi importanti legati al sistema bancario.

Il governo ha deciso dunque di adottare delle riforme in grado di stimolare la crescita e ridurre il tasso di disoccupazione, con un incremento del numero di lavoratori rispetto agli inattivi. È stato inoltre rivisto il sistema pensionistico e ridotto il sussidio di disoccupazione che è ancora più difficile da ottenere.

Il miracolo del Sassuolo dipende da Squinzi

 Giorgio Squinzi è passato alla cronaca soprattutto come il presidente di Confindustria, colui che è riuscito a battere anche la concorrenza più strenua dei vari Sergio Marchionne, Luca Cordero di Montezemolo e via dicendo.

Quello che però pochi ricordano è l’amore di Squinzi per lo sport. Da presidente di Confindustria aveva dimostrato di avere ottimi contatti con il settore industriale e con i rappresentanti istituzionali e politici. Poi, il suo impegno nel ciclismo prima e nel calcio poi, hanno dimostrato la volontà di fare business.

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Il suo nome è legato in primo luogo alla Mapei, che aveva sponsorizzato un team ciclistico per moltissimi anni, quando però il suo patron si accorse che alcuni dei suoi ciclisti si dopavano, decise allora di abbandonare il mondo del ciclismo facendo perdere a questo sport uno dei maggiori sponsor del momento.

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Orfano del ciclismo, Squinzi fu convito dai suoi clienti ceramisti ad entrare nel mondo del calcio diventando presidente del Sassuolo che qualche anno fa militava in serie C. Il suo debutto nel mondo del calcio è stato ottimo, anzi miracoloso, visto che la squadra, nel giro di un anno, anche grazie ai soldi del presidente usati per la campagna acquisti, è approdata in serie B.

Adesso ad un giorno dalla conclusione del campionato, si scopre che il Sassuolo giocherà l’anno prossimo nella massima divisione. Quello operato da Squinzi è un miracolo sportivo ed economico. Adesso, il futuro, è nell’acquisto di uno stadio.

Lo stop Imu solo sulla prima casa anche se…

 A livello economico e finanziario sentiamo ripetere su più fronti che il nostro paese ha bisogno di maggiore respiro per le imprese oggi ossessionate dal pagamento di tantissime imposte che le zavorrano senza consentire loro una ripartenza adeguata.

Il governo Letta fa i conti per il paese

Il Consiglio dei Ministri di domani, però, deciderà soltanto sulla sospensione dell’IMU per la prima casa, un punto fermo sul quale il governo di larghe intese PD-PdL non intende fare passi indietro. Se viene sospesa questa imposta, però, non ci sarà spazio per discutere delle altre manovre altrettanto importanti e forse più legate alla salute del tessuto economico.

Sembra infatti caduto nel dimenticatoio il rifinanziamento della cassa integrazione straordinaria per il 2013. I tecnici, tuttavia, continuano a lavorare per trovare la copertura finanziaria adeguata agli altri aggiustamenti necessari per l’economia del Belpaese. In programma, per esempio, ci sarebbe la sospensione del pagamento dell’IMU anche sui capannoni delle imprese. Questo “desiderio” non potrà essere esaudito nel breve periodo visto che per la manovra servirebbero circa 1,5 miliardi di euro.

Crolla l’immobiliare ma sui prezzi è battaglia

Procrastinato anche lo stop all’aumento dell’IVA. La data fissata per il passaggio dell’imposta sul valore aggiunto da 21 a 22 punti percentuali, resta la stessa. Qualche analista più malizioso, prendendo spunto anche dai dati Istat sul PIL italiano, sostiene che il governo Letta non ha ancora compreso la sofferenza delle imprese, ma preferisce dedicarsi a manovre che gli assicurano il consenso dell’elettorato.