La crescita dell’Italia passa per lo spread a 100

 Un’interessante analisi sulla situazione economica e finanziaria italiana è stata proposta da Edoardo Narduzzi su Italia Oggi. L’editorialista sostiene che la crescita e la ripartenza del nostro paese, passano dalla diminuzione dello spread.

Fino a quanto il differenziale resta a quota 250 punti, è molto complicato per una nazione come la nostra, riuscire a sviluppare un business di successo. L’Italia, infatti, per sua natura, è attiva prevalentemente nel settore manifatturiero, ha un’incredibile vocazione all’export e soffre del tasso di cambio sopravvalutato rispetto alla produttività del paese e all’inflazione calcolata su base annua.

La BCE e i tassi d’interesse sui mutui

Con queste premesse l’aggiustamento economico tricolore diventa oltremodo complesso e si rischia molto anche sul fronte della competitività, oltre che del lavoro. A questo punto è sempre più evidente che soltanto lavorando sul differenziale e portandolo intorno a quota 100 punti, l’industria italiana potrà vivere una stagione di crescita.

Meno tasse e più crescita per Saccomanni

Enrico Letta, una volta incassata la fiducia delle Camere è andato in Europa per chiedere di allentare la pressione sul paese, ma il ministro dell’Economia, a distanza di qualche giorno, ha ribadito che l’Italia rispetterà il vincolo del deficit al 3 per cento in modo da uscire dalla procedura di deficit. Peccato che Letta e molti altri, ritengano che ogni vincolo sia responsabile della recessione del paese.

Il Giappone torna a crescere

 Mentre nella Vecchia Europa spirano, sempre più insistenti, venti di recessione, dal lato opposto del globo, in estremo oriente la situazione va migliorando a vista d’ occhio. Si trova, infatti, in uno straordinario periodo di ripresa e di crescita economica il Giappone, che dopo anni di numeri negativi, torna a realizzare valori superiori anche a quelli degli Stati Uniti, grazie alle misure sull’ economia reale adottate dal Primo Ministro Shinzo Abe.

> Giapponesi verso i bond esteri

Nel primo trimestre del 2013 il prodotto interno lordo del Giappone è salito del 3,55 su base annuale e dello 0,9% su base congiunturale: due risultati, tanto per cominciare, decisamente superiori alle attese degli analisti. L’ economia giapponese cresce, dunque, ad un tasso superiore di quello che è stato possibile registrare negli Stati Uniti e ha avuto in generale una espansione dello 0,4%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

A questi risultati hanno senza dubbio contribuito tutta una serie di misure e di riforme varate negli ultimi mesi, tra cui la politica monetaria ultra – espansiva e la recente manovra fiscale realizzata dal premier che comincia a dare ora i suoi risultati. A ciò si deve aggiungere un clima di maggiore fiducia da parte dei consumatori, con i consumi saliti nell’ ultimo trimestre dello 0,9% e un decisivo aumento delle esportazioni.

Qualcosa sull’uscita della GB dall’Europa

 La Gran Bretagna, come molti sanno, è un paese che adotta una moneta propria, la sterlina. Una valuta, questa, che negli ultimi mesi ha dato prova di grande forza. Nonostante la crisi, infatti, ha saputo sopportare le oscillazioni delle quotazioni e degli scambi.

I cittadini europei sono sempre più scettici

Non si può dire lo stesso dell’establishment politico inglese visto che nelle ultime consultazioni elettorali locali ha vinto un partito che da anni promuove l’uscita dall’Europa. Il Regno Unito, secondo molti analisi, è in una fase di profonda crisi economica ed è proprio la criticità contingente ad incoraggiare l’abbandono “formale” del Vecchio Continente.

Alle elezioni locali in Gran Bretagna, ha vinto il partito Ukip che è guidato da Nigel Farage. Molti accomunano questo leader al nostrano Beppe Grillo e il suo partito al Movimento 5 Stelle. In realtà è soltanto il sentimento antieuropeo ad accomunarli.

E se la Gran Bretagna uscisse dall’Europa?

L’Ukip ha ottenuto il 26 per cento dei voti, mentre nel 2009 le preferenze erano inchiodate al 12 per cento. Il suo obiettivo,adesso, è lavorare in vista delle elezioni europee e politiche che ti terranno rispettivamente nel 2014 e nel 2015, per portare il paese fuori dall’Europa. Una scelta che in prima battuta potrebbe penalizzare il paese ma che sul lungo periodo, a livello economico, potrebbe risultare vincente.

Il Canada è un’economia che funziona

 L’economia canadese, in questo momento, può essere considerata una delle poche economie funzionanti del mondo. Questo assunto si spiega e si giustifica considerando la quantità di posti di lavoro che sono stati creati dal governo canadese che è riuscito a ridurre al minimo il tasso di disoccupazione, con una promozione ed agevolazione degli investimenti.

Australia, Regno Unito, Canada e il mondo ForEX

Il Canada, per creare posti di lavoro, ha deciso anche di facilitare l’apertura  delle aziende, garantendo agli “imprenditori” in erba dei costi più bassi di quelli necessari nel nostro paese. In pratica ha dato una mano alle start up canadesi, ai ragazzi che avevano un’idea in testa ma avrebbero fatto a meno dei costi iniziali. In questo modo non solo hanno creato dei posti di lavoro ma hanno anche creato un modello d’impresa.

L’effetto della crisi sulle banche

La normativa semplificata per l’apertura delle imprese e per l’approvazione dei progetti, è stata accompagnata da un sistema fiscale molto solido e dall’attenzione delle istituzioni all’innovazione e alla ricerca.

E quali sono i settori in cui il Canada ha investito maggiormente? Sicuramente bisogna citare il settore agricolo, ma per l’economia e per il rilancio del paese è stata fondamentale l’apertura agli investimenti stranieri attraverso una politica di dazi doganali sulle importazioni.

La BCE considerata responsabile unica della crisi

 La crisi economica europea è importante soprattutto nei paesi che stanno a sud del paese. Ma chi ha causato questa situazione? Sembra che tutta la colpa oggi si possa attribuire alla BCE. A sostenere questa tesi è in primo luogo Paul De Grauwe che pensa che a rendere meno nervosi i mercati non sia stata l’austerity ma piuttosto il backstop di liquidità imposto dalla Banca Centrale.

La salvezza dell’Italia dalla BCE

Se si analizza nel dettaglio quello che è successo all’Italia e alla Spagna si può ottenere una spiegazione approfondita delle cause della crisi. In molti paesi, infatti, le politiche economiche applicate, pur con le differenze relative allo spread che è diverso per ogni nazione, hanno ottenuto praticamente lo stesso risultato. Com’è possibile? Si è verificata questa omogeneità dei risultati a causa dei cambiamenti voluti dalla BCE e validi per tutti.

L’Italia combatte contro la crisi

Un grafico proposto da Paul Krugman dimostra che tutte le teorie promosse in questi anni di sviluppo della crisi, a sostegno delle politiche economiche di austerità, che avrebbero dovuto far abbassare i tassi d’interesse e stimolare la crescita, sono fasulle.

La BCE, con i suoi continui ribassi dei tassi, è da considerarsi l’unica responsabile della crisi. Il grafico dimostra che tutte le modifiche dei trend e dei tassi, in Spagna e in Italia, sono legate agli interventi della banca centrale.

Si pensa all’abolizione delle monete di piccolissimo taglio

 Le monete in circolazione sono emblematiche della situazione finanziaria di un paese e di un continente e i provvedimenti presi a riguardo, che si tratti di politiche espansive o di tutela dalle frodi, indicano che qualcosa sta cambiando.

È recente la notizia relativa alle monete da 500 euro che saranno presto abolite nel Vecchio Continente, così come saranno escluse dalla circolazione mondiale, le monete di taglio più grande. Queste, infatti, non sono usate dai cittadini per pagare beni e servizi, ma sono appannaggio della criminalità organizzata.

Le banconote da 500 euro saranno ritirate dalla BCE

Adesso si scopre che in Europa c’è l’intenzione di stoppare anche la circolazione delle monete da 1 e 2 centesimi, quindi i tagli più piccoli. I cittadini dell’Unione Europea, secondo un sondaggio fatto da Bruxelles, non vedono l’ora di liberarsi di queste monetine che accumulano durante tutto il giorno e che poi si perdono nei meandri delle borse.

Da oggi le nuove banconote da 5 euro

Le monete da 1 e 2 centesimi sono considerate di poco valore, si pensa che non valgano niente e dire la verità. L’opinione espressa dai cittadini è stata condivisa anche dalla Commissione europea che, sollecitata dal Parlamento e dal Consiglio europeo, ha iniziato a chiedersi se non valga la pena abolire queste monete.

Il commissario agli affari monetari, il celeberrimo Olli Rehn ha già affrontato il problema ed ha reso una dichiarazione scritta sull’argomento spiegando che si procederà con il ritiro integrale delle monete, con la loro scomparsa graduale, oppure con l’emissione a costi ridotti.

Articolo 1 cerca personale per le risorse umane

 L’Agenzia per il Lavoro Articolo1 sta aprendo nuove filiali sul territorio italiano per le quali ha bisogno di nuovo personale. Le nuove filiali saranno ubicate prevalentemente nelle regioni del centro nord della penisola, ma non mancano opportunità di lavoro anche per le altre regioni, dove sono già presenti delle filiali dell’importante agenzia per il lavoro.

Vediamo nel dettaglio quali sono i profili ricercati dall’Agenzia per il Lavoro Articolo1 e le sedi di lavoro.

I profili ricercati al momento dall’Agenzia per il Lavoro Articolo1 sono:

Key Account Manager (11 risorse) per la sede di Milano

Branch Manager (6 risorse) per le sedi di Como, Genova, Parma, Reggio Emilia, Ascoli e Frosinone

Assistenti di filiale (6 risorse) per le sedi di Como, Genova, Parma, Reggio Emilia, Ascoli e Frosinone

Per conoscere i requisiti che l’Agenzia per il Lavoro Articolo1 richiede per potersi candidare alle posizioni di lavoro aperte e per la candidatura consultare la pagina dedicata alle carriere del sito dell’Agenzia.

I cittadini europei sono sempre più scettici

 Un recente studio di Pew Research Center ha dimostrato che l’Unione Europea è il nuovo “stato malato” dell’Europa, del Vecchio Continente. Una frase che sembrerebbe senza senso ma che in realtà ha soltanto come obiettivo quello di evidenziare che il progetto europeo non gode più della stima di un tempo.

Negli USA torna la fiducia dei consumatori

Questa situazione dipende molto anche dalla crisi economica che ha interessato l’Europa e l’euro e che ha coinvolto in primo luogo le economie del sud del Vecchio Continente. La situazione, adesso, sembra in leggero miglioramento, ma il malcontento persiste.

L’idea dell’Unione Europea, infatti, non convince più i cittadini e la crisi dell’euro, la fiducia nella moneta unica è senz’altro sfumata. Lo dice la ricerca che è stata condotta in otto paesi: Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Polonia e Repubblica Ceca.

L’Italia combatte contro la crisi

Sotto accusa ci sono i costi dell’integrazione, sempre più elevati e sempre meno sopportabili dagli stati membri. I cittadini europei si riscoprono oggi, sempre più nazionalisti e si dicono contrari al trasferimento di potere alle istituzioni europee. Un’Europa più unita dal punto di vista politico ed economico, è l’unico presupposto possibile per una ripresa finanziaria del Vecchio Continente.

Soltanto con questo ipotetico ed auspicabile nuovo trend, si possono neutralizzare le forze centrifughe presenti in Europa.

La finanza scossa dallo scandalo Bloomberg

 Il New York Post, da sempre, si occupa di scandali di tutti i tipi, anche inerenti il mondo della finanza. Peccato che goda della fama di quotidiano scandalistico e poco affidabile. Qualche mese fa, nel mirino dei suoi giornalisti, è finita la società Bloomberg che fornisce servizi e informazioni finanziarie agli abbonati della Goldman Sachs.

Le quotazioni dell’oro secondo Goldman Sachs

I giornalisti di Bloomberg sarebbero stati accusati di usare delle informazioni riservate, di proprietà della banca, per scrivere i loro articoli. Queste informazioni sarebbero state reperite con il monitoraggio dei Bloomberg Terminal, cioè i computer che sono forniti ai clienti dell’azienda per la gestione dei loro servizi finanziari, compresi compravendite di titoli e operazioni di altra natura.

Goldman Sachs contro Beppe Grillo

Questo sistema fraudolento era stato messo a nudo dalla Goldman Sachs stessa. O meglio, la banca d’affari aveva evidenziato che un giornalista di Bloomberg aveva chiesto delle informazioni troppo particolari alla banca, si era informato cioè su un partner della società che sembrava aver abbandonato gli affari, visto che non c’erano login recenti al suo terminale.

Un’ingenuità che ha comportato una semiconfessione della Bloomberg. L’agenzia si è scusata per il comportamento del giornalista ma ha dovuto anche indagare se la pratica incriminata fosse opera di un singolo dipendente o se al contrario fosse perpetrata da tutti gli altri.

 

Il governo Letta fa i conti per il paese

 Il governo Letta, in ritiro “spirituale” in Toscana, ha già annunciato che i prossimi provvedimenti in programma riguarderanno l’IMU e l’IVA, ma con che soldi si possono attuare queste riforme?

Per chi sarà l’acconto IMU

Il neo premier sa che il suo obiettivo è quello di fare le riforme necessarie al paese. In primo luogo bisogna affrontare la legge elettorale ma dovranno essere messe in campo anche delle riforme istituzionali. Sulle riforme di natura economica, invece, c’è ancora un po’ di maretta, nel senso che soltanto l’IMU si sa che dovrà essere modificata.

L’IMU potrebbe essere addirittura abolita, ma più che andare a mettere le mani sulla prima casa, molti politici vorrebbero rilanciare l’economia e quindi usare un buon quantitativo di risorse per diminuire l’IRAP, l’imposta sulle attività produttive. L’aumento dell’IVA, invece, è fuori discussione: dal primo luglio passerà dal 21 al 22 per cento, così com’è stato programmato dal governo Monti l’autunno scorso.

L’aumento IVA ci sarà o no?

Facendo un discorso meramente finanziario si scopre allora che se il governo Letta decidesse di abolire l’IMU e restituire una parte dell’imposta comunale sugli immobili, già pagata nel 2012, dovrebbe andare alla ricerca di ben 8 miliardi di euro. Soltanto la sospensione della rata di giugno dell’IMU vale 2 miliardi di euro. L’aumento dell’IVA, da luglio per i primi sei mesi, quindi fino al dicembre 2013, dovrebbe portare nelle casse dello stato circa 2,1 miliardi di euro che a regime, nel 2014, dovrebbero diventare 4,2 miliardi in un anno.